Basato su fonti storiche decisamente insolite e poco conosciute, il saggio è incentrato sul pensiero agronomico negli Stati Parmensi durante la fase di transizione compresa tra il crepuscolo dell’età ducale e i decenni della Restaurazione, con particolare riferimento, non solo agli aspetti colturali e gestionali ma, più in generale, alla forma mentis che presiede al mondo dei campi. Emerge in tale ambito come, per buona parte dell’Ottocento, la trasmissione del sapere agronomico sia affidata e condensata in forme elementari e ricorrenti di precetti agronomici – in primis, il proverbio -, in un peculiare connubio tra religiosità e superstizione che tende a perpetuarsi nella perenne ciclicità della natura. Carattere sostanzialmente effimero rivelano le prime esperienze associative (Accademie Agrarie) e le prime riviste specializzate in materia. Parimenti effimera appare la vita della prima cattedra universitaria di Agricoltura pratica ragionata nell’ateneo parmense, tenuta da Giuseppe Gialdi. In sostanza, ne scaturisce una limitata ed elitaria circolazione dei trattati agronomici, ristretta oasi in una società tradizionale ancora imperniata sull’empirismo e sul dominio dell’oralità.
"L'empire de l'habitude: saggezza popolare e pensiero agronomico nel Parmense tra Sette e Ottocento / Bargelli, Claudio. - In: IL PENSIERO ECONOMICO ITALIANO. - ISSN 1122-8784. - 2:(2006), pp. 9-33.
"L'empire de l'habitude: saggezza popolare e pensiero agronomico nel Parmense tra Sette e Ottocento
BARGELLI, Claudio
2006-01-01
Abstract
Basato su fonti storiche decisamente insolite e poco conosciute, il saggio è incentrato sul pensiero agronomico negli Stati Parmensi durante la fase di transizione compresa tra il crepuscolo dell’età ducale e i decenni della Restaurazione, con particolare riferimento, non solo agli aspetti colturali e gestionali ma, più in generale, alla forma mentis che presiede al mondo dei campi. Emerge in tale ambito come, per buona parte dell’Ottocento, la trasmissione del sapere agronomico sia affidata e condensata in forme elementari e ricorrenti di precetti agronomici – in primis, il proverbio -, in un peculiare connubio tra religiosità e superstizione che tende a perpetuarsi nella perenne ciclicità della natura. Carattere sostanzialmente effimero rivelano le prime esperienze associative (Accademie Agrarie) e le prime riviste specializzate in materia. Parimenti effimera appare la vita della prima cattedra universitaria di Agricoltura pratica ragionata nell’ateneo parmense, tenuta da Giuseppe Gialdi. In sostanza, ne scaturisce una limitata ed elitaria circolazione dei trattati agronomici, ristretta oasi in una società tradizionale ancora imperniata sull’empirismo e sul dominio dell’oralità.File | Dimensione | Formato | |
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