Nel 1653 Mazzarino chiese a Buti uno spettacolo solenne e magnifico da costruire l'anno successivo attorno a Luigi XIV, quindicenne. Il libretto che predispose è su un soggetto mitologico, con deità antiche e fu pensato come contenitore di uno spettacolo allegorico di ben altre dimensioni, il più ibrido tra quelli proposti dalla gestione Mazzarino: la serata comprendeva 10 entrées di balletto danzate da ballerini professionisti, tra cui il giovane Lully, e soprattutto dalla corte con Luigi XIV in persona. Il rilievo dello spettacolo era inoltre garantito dalle scene e dalle macchine inventate da Torelli: lo scenografo superò se stesso nell’allestire un teatro della fascinazione. Oltre al libretto bilingue di Buti stampato da Ballard ci restano anche i testi dei balli di Benserade sempre editi da Ballard, le stampe delle scene e le sue descrizioni di Torelli, le tavole dei costumi. Perduta è invece la musica di Carlo Caproli. Siamo quindi di fronte ad uno spettacolo complesso e multimediale in cui almeno sei autori lavorarono fra loro coordinati. Poiché “la storia dello spettacolo stabilisce relazioni tra tracce molteplici e apparentemente irrelate dell'intero campo testimoniale di un'epoca, ne trae giudiziosamente gli elementi che possono costituire la fantasia coerente e motivata di un sistema di rappresentazione”, è opportuno andare a vedere cosa ciascun autore dello spettacolo ritenne rilevante del lavoro degli altri. Il confronto tra le diverse fonti si rivela significativo: il libretto infatti non ci dice tutto. E non solo nella scansione drammatica: anche la coerenza narrativa vacilla, se non la integriamo con quanto accade sugli altri piani dello spettacolo. "Le nozze di Peleo e Teti" dimostra che nel teatro d'opera secentesco il ritmo e la scansione drammatica sono dati dalla convergenza di ciascun episodio, o numero, alternativamente lirico o scenografico. E dimostra inoltre che l'errore di prospettiva della recezione francese dell’opera italiana non fu dovuto solo al peso allegorico e cerimoniale del balletto reale inframezzato. Si spiega invece in primo luogo con la difficoltà di comprensione del doppio livello drammatico, della dicotomia strutturale del teatro multimediale italiano.

"Le nozze di Peleo e di Theti". Osservazioni su un teatro multimediale / Russo, Paolo. - STAMPA. - (2009), pp. 557-576. (Intervento presentato al convegno Francesco Buti tra roma e Parigi: diplomazia, poesia, teatro tenutosi a Parma nel 12-15 dicembre 2007).

"Le nozze di Peleo e di Theti". Osservazioni su un teatro multimediale

RUSSO, Paolo
2009-01-01

Abstract

Nel 1653 Mazzarino chiese a Buti uno spettacolo solenne e magnifico da costruire l'anno successivo attorno a Luigi XIV, quindicenne. Il libretto che predispose è su un soggetto mitologico, con deità antiche e fu pensato come contenitore di uno spettacolo allegorico di ben altre dimensioni, il più ibrido tra quelli proposti dalla gestione Mazzarino: la serata comprendeva 10 entrées di balletto danzate da ballerini professionisti, tra cui il giovane Lully, e soprattutto dalla corte con Luigi XIV in persona. Il rilievo dello spettacolo era inoltre garantito dalle scene e dalle macchine inventate da Torelli: lo scenografo superò se stesso nell’allestire un teatro della fascinazione. Oltre al libretto bilingue di Buti stampato da Ballard ci restano anche i testi dei balli di Benserade sempre editi da Ballard, le stampe delle scene e le sue descrizioni di Torelli, le tavole dei costumi. Perduta è invece la musica di Carlo Caproli. Siamo quindi di fronte ad uno spettacolo complesso e multimediale in cui almeno sei autori lavorarono fra loro coordinati. Poiché “la storia dello spettacolo stabilisce relazioni tra tracce molteplici e apparentemente irrelate dell'intero campo testimoniale di un'epoca, ne trae giudiziosamente gli elementi che possono costituire la fantasia coerente e motivata di un sistema di rappresentazione”, è opportuno andare a vedere cosa ciascun autore dello spettacolo ritenne rilevante del lavoro degli altri. Il confronto tra le diverse fonti si rivela significativo: il libretto infatti non ci dice tutto. E non solo nella scansione drammatica: anche la coerenza narrativa vacilla, se non la integriamo con quanto accade sugli altri piani dello spettacolo. "Le nozze di Peleo e Teti" dimostra che nel teatro d'opera secentesco il ritmo e la scansione drammatica sono dati dalla convergenza di ciascun episodio, o numero, alternativamente lirico o scenografico. E dimostra inoltre che l'errore di prospettiva della recezione francese dell’opera italiana non fu dovuto solo al peso allegorico e cerimoniale del balletto reale inframezzato. Si spiega invece in primo luogo con la difficoltà di comprensione del doppio livello drammatico, della dicotomia strutturale del teatro multimediale italiano.
2009
9788885147676
"Le nozze di Peleo e di Theti". Osservazioni su un teatro multimediale / Russo, Paolo. - STAMPA. - (2009), pp. 557-576. (Intervento presentato al convegno Francesco Buti tra roma e Parigi: diplomazia, poesia, teatro tenutosi a Parma nel 12-15 dicembre 2007).
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