Il rapporto tra territorio e sua rappresentazione dispone in età contemporanea di una tecnica artistica ulteriore: la fotografia del paesaggio. Ben diversa dalla cartografia, ottimo strumento di comprensione ma fortemente virtuale, la fotografia è in effetti molte cose, si compone di molti aspetti, è qualcosa di ben diverso dalla sempre mutevole realtà, può però essere verità: fermo-immagine, foto aerea, dettaglio significativo, queste sono tutte letture di un paesaggio che potrebbe essere già svanito o in fieri di diventarlo, a scatto compiuto. Come ha con illuminante chiarezza e semplicità precisato Roland Barthes (Barthes, 1980): “La fotografia (per comodità bisogna accettare questo universale, il quale per il momento non rinvia altro che all’instancabile ripetizione della contingenza) ha qualcosa di tautologico: nella foto, la pipa è sempre una pipa, inesorabilmente”. La fotografia è ricordo individuale, memoria collettiva. Segno del tempo. Ma anche naturale realtà. La percezione agisce come selezione nell’insieme delle immagini da memorizzare che assumono la funzione di rappresentazione e codificazione del tutto. Iconemi, elementi peculiari che solo coloro i quali hanno il dono prima di vederli e poi di fissarli riescono a scovare. Tracce visibili ed invisibili dello spirito del luogo.
Ritratti di paesaggio emiliano. La Vera fotografia di Luigi Ghirri, Giovanni Chiaramonte, Nino Migliori / Visentin, Chiara. - 22:(2010), pp. *-*. (Intervento presentato al convegno Il Backstage Del Mosaico Paesistico-Culturale: Invisibile, Inaccessibile, Inesistente tenutosi a Gorizia nel 24-25 settembre 2009).
Ritratti di paesaggio emiliano. La Vera fotografia di Luigi Ghirri, Giovanni Chiaramonte, Nino Migliori
VISENTIN, Chiara
2010-01-01
Abstract
Il rapporto tra territorio e sua rappresentazione dispone in età contemporanea di una tecnica artistica ulteriore: la fotografia del paesaggio. Ben diversa dalla cartografia, ottimo strumento di comprensione ma fortemente virtuale, la fotografia è in effetti molte cose, si compone di molti aspetti, è qualcosa di ben diverso dalla sempre mutevole realtà, può però essere verità: fermo-immagine, foto aerea, dettaglio significativo, queste sono tutte letture di un paesaggio che potrebbe essere già svanito o in fieri di diventarlo, a scatto compiuto. Come ha con illuminante chiarezza e semplicità precisato Roland Barthes (Barthes, 1980): “La fotografia (per comodità bisogna accettare questo universale, il quale per il momento non rinvia altro che all’instancabile ripetizione della contingenza) ha qualcosa di tautologico: nella foto, la pipa è sempre una pipa, inesorabilmente”. La fotografia è ricordo individuale, memoria collettiva. Segno del tempo. Ma anche naturale realtà. La percezione agisce come selezione nell’insieme delle immagini da memorizzare che assumono la funzione di rappresentazione e codificazione del tutto. Iconemi, elementi peculiari che solo coloro i quali hanno il dono prima di vederli e poi di fissarli riescono a scovare. Tracce visibili ed invisibili dello spirito del luogo.File | Dimensione | Formato | |
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