Il presente studio analizza le strategie di imitatio e risemantizzazione del modello catulliano nella lirica funebre di Giovanni Pontano, con un’indagine specifica sul Tum. II 25, dedicato alla moglie Ariadna. Collocandosi nel dibattito umanistico sulla ricezione dei classici e sulla tradizione del liber catulliano nel Quattrocento, la ricerca adotta una metodologia filologico-letteraria. Attraverso una lettura ravvicinata del testo e un sistematico confronto intertestuale con il carme 101 di Catullo, nonché con altri auctores (Virgilio, Ovidio, Tibullo), si intende dimostrare come Pontano operi una profonda metamorfosi del modello. L’analisi evidenzia la trasposizione della pietas fraterna catulliana in una inedita forma di devotio uxoria, un sentimento che coniuga la memoria del lusus amoroso, la celebrazione del sodalizio domestico e la speranza di un ricongiungimento ultraterreno. I risultati principali mostrano come Pontano, pur mantenendo precisi calchi lessicali e strutturali (l’incipit interrogativo, la formula di congedo), svuoti il modello della sua tragica finalità. Il monologo desolato di Catullo si trasforma in un dialogo intimo e consolatorio con la defunta, percepita come ancora viva. Il contributo del saggio consiste nell’identificare in Tum. II 25 non una semplice ripresa, ma una complessa operazione di adattamento culturale e personale che arricchisce il genere dell’epicedio umanistico, fondendo la sensibilità classica con l’esperienza biografica e la spiritualità moderna.

Dalla pietas fraterna alla devotio uxoria: riuso catulliano nell’elegia funebre di Giovanni Pontano (Tum. II 25) / Voce, Stefania. - In: BOLLETTINO DI STUDI LATINI. - ISSN 2035-2611. - LV:II(2025), pp. 494-507.

Dalla pietas fraterna alla devotio uxoria: riuso catulliano nell’elegia funebre di Giovanni Pontano (Tum. II 25)

STEFANIA VOCE
2025-01-01

Abstract

Il presente studio analizza le strategie di imitatio e risemantizzazione del modello catulliano nella lirica funebre di Giovanni Pontano, con un’indagine specifica sul Tum. II 25, dedicato alla moglie Ariadna. Collocandosi nel dibattito umanistico sulla ricezione dei classici e sulla tradizione del liber catulliano nel Quattrocento, la ricerca adotta una metodologia filologico-letteraria. Attraverso una lettura ravvicinata del testo e un sistematico confronto intertestuale con il carme 101 di Catullo, nonché con altri auctores (Virgilio, Ovidio, Tibullo), si intende dimostrare come Pontano operi una profonda metamorfosi del modello. L’analisi evidenzia la trasposizione della pietas fraterna catulliana in una inedita forma di devotio uxoria, un sentimento che coniuga la memoria del lusus amoroso, la celebrazione del sodalizio domestico e la speranza di un ricongiungimento ultraterreno. I risultati principali mostrano come Pontano, pur mantenendo precisi calchi lessicali e strutturali (l’incipit interrogativo, la formula di congedo), svuoti il modello della sua tragica finalità. Il monologo desolato di Catullo si trasforma in un dialogo intimo e consolatorio con la defunta, percepita come ancora viva. Il contributo del saggio consiste nell’identificare in Tum. II 25 non una semplice ripresa, ma una complessa operazione di adattamento culturale e personale che arricchisce il genere dell’epicedio umanistico, fondendo la sensibilità classica con l’esperienza biografica e la spiritualità moderna.
2025
Dalla pietas fraterna alla devotio uxoria: riuso catulliano nell’elegia funebre di Giovanni Pontano (Tum. II 25) / Voce, Stefania. - In: BOLLETTINO DI STUDI LATINI. - ISSN 2035-2611. - LV:II(2025), pp. 494-507.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11381/3040813
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