Nel corso degli anni Cinquanta l’Italia passa dalla ricostruzione postbellica a una progressiva crescita culminante nel “miracolo economico”. In questo decennio, le città italiane cambiano volto in maniera decisiva e repentina, spesso poco regolamentata, tra nuove periferie, grandi infrastrutture, problemi di gestione dei centri storici e crescita del turismo di massa. La fotografi a di reportage e la stampa periodica divengono fonti primarie per indagare la riconfigurazione profonda, nelle strutture materiali e nei discorsi sociali, attorno alla città. Dalle pagine di Epoca, la città emerge nella pluralità delle dimensioni che la compongono. Dopo aver tracciato un panorama generale delle forme e degli immaginari urbani presenti sulla rivista, il saggio intende focalizzarsi sui reportage che vedono protagonista Venezia, cristallizzata in un’immagine cartolinesca, e Milano, presentata come epicentro della modernità italiana. Due ritratti complementari che mettono in scena il dissidio tra cambiamento e permanenza traducendolo nel binomio della città come gioiello antico (che vorrebbe modernizzarsi) e come laboratorio moderno (che rischia di perdere la sua identità storica).
La giusta distanza. Immaginari urbani sulle pagine di "Epoca" (1950-1956) / Villa, Paolo. - In: ELEPHANT & CASTLE. - ISSN 1826-6118. - 35:1(2025), pp. 74-86.
La giusta distanza. Immaginari urbani sulle pagine di "Epoca" (1950-1956)
Paolo Villa
2025-01-01
Abstract
Nel corso degli anni Cinquanta l’Italia passa dalla ricostruzione postbellica a una progressiva crescita culminante nel “miracolo economico”. In questo decennio, le città italiane cambiano volto in maniera decisiva e repentina, spesso poco regolamentata, tra nuove periferie, grandi infrastrutture, problemi di gestione dei centri storici e crescita del turismo di massa. La fotografi a di reportage e la stampa periodica divengono fonti primarie per indagare la riconfigurazione profonda, nelle strutture materiali e nei discorsi sociali, attorno alla città. Dalle pagine di Epoca, la città emerge nella pluralità delle dimensioni che la compongono. Dopo aver tracciato un panorama generale delle forme e degli immaginari urbani presenti sulla rivista, il saggio intende focalizzarsi sui reportage che vedono protagonista Venezia, cristallizzata in un’immagine cartolinesca, e Milano, presentata come epicentro della modernità italiana. Due ritratti complementari che mettono in scena il dissidio tra cambiamento e permanenza traducendolo nel binomio della città come gioiello antico (che vorrebbe modernizzarsi) e come laboratorio moderno (che rischia di perdere la sua identità storica).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


