L’educazione del maschio è una delle sfide contemporanee più urgenti e più radicali se si riconosce che molte delle problematiche del mondo in cui viviamo – dalla violenza di genere, alla criminalità, alla guerra, alla devastazione della natura, alla crisi di natalità – sono in qualche modo connesse ad una ingombrate egemonia di modelli patologici e (auto)distruttivi di virilità e alla lenta e faticosa elaborazione nella coscienza e nella pratica sociale di modelli alternativi, più ecologici e nonviolenti di maschilità. Il paradigma della forza e della potenza virile che si afferma su uomini, donne, bambini, su avversari e competitors economici, su nemici, oppositori e forze avverse, che proietta la sua ombra sulla società, sulla natura e persino sullo spazio planetario sembra rappresentare un immaginario radicato ed ingessato che, pur segnato da crepe, acciacchi, ferite, continua ad ingombrare la nostra cultura e la nostra psiche. L'articolo è un commento al testo Alberto Pellai "Vero uomo o uomo vero?" pubblicato sullo stesso numero.
Educare ad una maschilità riflessiva: commento ad Alberto Pellai / Deriu, Marco. - In: RICERCA PSICOANALITICA. - ISSN 1827-4625. - 35:1(2024), pp. 167-173. [10.4081/rp.2024.892]
Educare ad una maschilità riflessiva: commento ad Alberto Pellai
Marco Deriu
2024-01-01
Abstract
L’educazione del maschio è una delle sfide contemporanee più urgenti e più radicali se si riconosce che molte delle problematiche del mondo in cui viviamo – dalla violenza di genere, alla criminalità, alla guerra, alla devastazione della natura, alla crisi di natalità – sono in qualche modo connesse ad una ingombrate egemonia di modelli patologici e (auto)distruttivi di virilità e alla lenta e faticosa elaborazione nella coscienza e nella pratica sociale di modelli alternativi, più ecologici e nonviolenti di maschilità. Il paradigma della forza e della potenza virile che si afferma su uomini, donne, bambini, su avversari e competitors economici, su nemici, oppositori e forze avverse, che proietta la sua ombra sulla società, sulla natura e persino sullo spazio planetario sembra rappresentare un immaginario radicato ed ingessato che, pur segnato da crepe, acciacchi, ferite, continua ad ingombrare la nostra cultura e la nostra psiche. L'articolo è un commento al testo Alberto Pellai "Vero uomo o uomo vero?" pubblicato sullo stesso numero.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.