Il nodo dei risarcimenti che lo Stato tedesco dovrebbe pagare, a seguito delle ormai diverse condanne emesse dai giudici italiani, per i crimini commessi dalle forze del Terzo Reich in Italia, o in danno a cittadini italiani, è ancora, dopo quasi ottant’anni, una ferita aperta al centro di una delicata disputa internazionale. Oggi, però, la strenua ricerca di giustizia rischia di trasformarsi anche in uno scontro tutto ‘interno’, fra magistratura e potere politico, e ancora una volta la Corte costituzionale è stata chiamata a mettere ordine in un intricato quadro di riferimenti normativi e giurisprudenziali interni ed esterni all’ordinamento italiano. Con il decreto legge n. 36/2022 l’Esecutivo ha deciso di assumere gli oneri economici dei debiti gravanti sulla Germania per i crimini di guerra commessi in danno a cittadini italiani. Contestualmente, la normativa impedisce agli stessi creditori di ricorrere all’esecuzione forzata su beni della Germania presenti in Italia. Nelle intenzioni del Governo, infatti, le procedure esecutive aventi ad oggetto tali condanne dovrebbero essere sostituite da istanze di accesso al “Fondo ristori” appositamente creato. Tale decisione, pur inserendosi nella discrezionalità propria del Governo nella gestione delle relazioni internazionali, non sembra incrociare la domanda di giustizia di tutti coloro che in questi decenni hanno combattuto affinché nelle aule giudiziarie fosse accertata la verità storica, come esigenza inerente la ricostruzione di una dignità violata, e per vedere eseguita la condanna ad una giusta riparazione a carico dello Stato resosi responsabile dei gravi delitti acclarati. Nel tentativo di ricucire i rapporti con uno Stato estero, il potere politico ha, dunque, creato una profonda ‘frattura’ nel sentiero che vittime e giudici hanno faticosamente e con tenacia tracciato verso la garanzia della tutela giurisdizionale. Non a caso, la magistratura si è opposta alla ‘manovra’ del Governo e la contesa si è trasferita sul piano interno. L’ultima tappa di questo tortuoso viaggio verso il pieno riconoscimento del diritto al giudice è, dunque, oggi rappresentata dall’istanza di costituzionalità promossa sulla normativa adottata con il d.l. n. 36/2022.
I risarcimenti per i crimini di guerra del Terzo Reich fra giustizia e ragion di Stato. La parola di nuovo alla Corte costituzionale / Torretta, P.. - In: FORUM DI QUADERNI COSTITUZIONALI RASSEGNA. - ISSN 2281-2113. - 2(2023), pp. 1-33.
I risarcimenti per i crimini di guerra del Terzo Reich fra giustizia e ragion di Stato. La parola di nuovo alla Corte costituzionale
P. Torretta
2023-01-01
Abstract
Il nodo dei risarcimenti che lo Stato tedesco dovrebbe pagare, a seguito delle ormai diverse condanne emesse dai giudici italiani, per i crimini commessi dalle forze del Terzo Reich in Italia, o in danno a cittadini italiani, è ancora, dopo quasi ottant’anni, una ferita aperta al centro di una delicata disputa internazionale. Oggi, però, la strenua ricerca di giustizia rischia di trasformarsi anche in uno scontro tutto ‘interno’, fra magistratura e potere politico, e ancora una volta la Corte costituzionale è stata chiamata a mettere ordine in un intricato quadro di riferimenti normativi e giurisprudenziali interni ed esterni all’ordinamento italiano. Con il decreto legge n. 36/2022 l’Esecutivo ha deciso di assumere gli oneri economici dei debiti gravanti sulla Germania per i crimini di guerra commessi in danno a cittadini italiani. Contestualmente, la normativa impedisce agli stessi creditori di ricorrere all’esecuzione forzata su beni della Germania presenti in Italia. Nelle intenzioni del Governo, infatti, le procedure esecutive aventi ad oggetto tali condanne dovrebbero essere sostituite da istanze di accesso al “Fondo ristori” appositamente creato. Tale decisione, pur inserendosi nella discrezionalità propria del Governo nella gestione delle relazioni internazionali, non sembra incrociare la domanda di giustizia di tutti coloro che in questi decenni hanno combattuto affinché nelle aule giudiziarie fosse accertata la verità storica, come esigenza inerente la ricostruzione di una dignità violata, e per vedere eseguita la condanna ad una giusta riparazione a carico dello Stato resosi responsabile dei gravi delitti acclarati. Nel tentativo di ricucire i rapporti con uno Stato estero, il potere politico ha, dunque, creato una profonda ‘frattura’ nel sentiero che vittime e giudici hanno faticosamente e con tenacia tracciato verso la garanzia della tutela giurisdizionale. Non a caso, la magistratura si è opposta alla ‘manovra’ del Governo e la contesa si è trasferita sul piano interno. L’ultima tappa di questo tortuoso viaggio verso il pieno riconoscimento del diritto al giudice è, dunque, oggi rappresentata dall’istanza di costituzionalità promossa sulla normativa adottata con il d.l. n. 36/2022.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.