I disordini temporomandibolari (DTM) possono essere considerati universalmente presenti tra le diverse popolazioni. Sebbene gli studi di maggior rilevanza e “peso” siano concentrati sulla razza caucasica, studi epidemiologici internazionali mostrano come segni e sintomi siano di frequente rilevamento in svariate etnie residenti in regioni distinte del globo. La prevalenza di suddetti segni e sintomi di DTM nella popolazione generale è stata variamente riportata in letteratura. Una revisione del 1984 ha analizzato 18 studi epidemiologici internazionali, condotti principalmente su popolazione adulta, pubblicati tra il 1979 e il 1984, rilevando un range di incidenza dal 33% al 86% di almeno un segno e dal 16% al 59% di almeno un sintomo. Una meta-analisi del 1993, condotta su 51 studi epidemiologici pubblicati dal 1974 al 1991, ha descritto un range di frequenza di sintomi di DTM, basandosi sui questionari anamnestici, variabile dal 6% al 93%, con una media del 30% ed una prevalenza di segni di DTM, clinicamente rilevati, variabile dal 0% al 93% con una media del 44%. Tuttavia tra i risultati di tale lavoro è riportato che più del 75% degli studi presi in considerazione era metodologicamente lacunoso e solamente 14 studi avevano analizzato un campione ottenuto mediante procedure di randomizzazione e con un ampio range di età. Anche in questo gruppo di lavori la frequenza di almeno un sintomo era variabile dal 12% al 74% (con una media del 44%) e la prevalenza di almeno un segno era variabile dal 25% al 88% (con una media del 47%). Pertanto, analizzando i dati della letteratura disponibile agli inizi degli anni ‘90 era evidente una notevole discrepanza tra i dati di prevalenza dei DTM riportati nei diversi studi; tale problema era da ricondursi a diversi fattori, tra cui la mancanza di una definizione comunemente accettata di DTM e dei sintomi e segni ad essi correlati, così come l’assenza di un protocollo standardizzato nella rilevazione degli stessi. Inoltre, frequentemente, i risultati di studi con gruppi di pazienti selezionati e quelli di studi con gruppi randomizzati non sono analizzati separatamente; differenze di età e di distribuzione dei sessi nei gruppi di studio non sono state prese in considerazione o non è stata effettuata distinzione tra gruppi di pazienti e non pazienti. Pertanto, scopo di questo lavoro è analizzare i dati sulla prevalenza di segni e sintomi dei disordini temporomandibolari prendendo in esame studi epidemiologici che seguano rigidi criteri metodologici.

Prevalenza dei disordini temporomandibolari nella popolazione generale. Analisi e confronto di studi epidemiologici / Chiappe, G; Cantini, E; Romagnoli, M; Segu', M; Bosco, M. - In: DOCTOR. OS. - ISSN 1120-7140. - 19:1 Suppl 1(2008), pp. 120-123.

Prevalenza dei disordini temporomandibolari nella popolazione generale. Analisi e confronto di studi epidemiologici

SEGU' M;
2008-01-01

Abstract

I disordini temporomandibolari (DTM) possono essere considerati universalmente presenti tra le diverse popolazioni. Sebbene gli studi di maggior rilevanza e “peso” siano concentrati sulla razza caucasica, studi epidemiologici internazionali mostrano come segni e sintomi siano di frequente rilevamento in svariate etnie residenti in regioni distinte del globo. La prevalenza di suddetti segni e sintomi di DTM nella popolazione generale è stata variamente riportata in letteratura. Una revisione del 1984 ha analizzato 18 studi epidemiologici internazionali, condotti principalmente su popolazione adulta, pubblicati tra il 1979 e il 1984, rilevando un range di incidenza dal 33% al 86% di almeno un segno e dal 16% al 59% di almeno un sintomo. Una meta-analisi del 1993, condotta su 51 studi epidemiologici pubblicati dal 1974 al 1991, ha descritto un range di frequenza di sintomi di DTM, basandosi sui questionari anamnestici, variabile dal 6% al 93%, con una media del 30% ed una prevalenza di segni di DTM, clinicamente rilevati, variabile dal 0% al 93% con una media del 44%. Tuttavia tra i risultati di tale lavoro è riportato che più del 75% degli studi presi in considerazione era metodologicamente lacunoso e solamente 14 studi avevano analizzato un campione ottenuto mediante procedure di randomizzazione e con un ampio range di età. Anche in questo gruppo di lavori la frequenza di almeno un sintomo era variabile dal 12% al 74% (con una media del 44%) e la prevalenza di almeno un segno era variabile dal 25% al 88% (con una media del 47%). Pertanto, analizzando i dati della letteratura disponibile agli inizi degli anni ‘90 era evidente una notevole discrepanza tra i dati di prevalenza dei DTM riportati nei diversi studi; tale problema era da ricondursi a diversi fattori, tra cui la mancanza di una definizione comunemente accettata di DTM e dei sintomi e segni ad essi correlati, così come l’assenza di un protocollo standardizzato nella rilevazione degli stessi. Inoltre, frequentemente, i risultati di studi con gruppi di pazienti selezionati e quelli di studi con gruppi randomizzati non sono analizzati separatamente; differenze di età e di distribuzione dei sessi nei gruppi di studio non sono state prese in considerazione o non è stata effettuata distinzione tra gruppi di pazienti e non pazienti. Pertanto, scopo di questo lavoro è analizzare i dati sulla prevalenza di segni e sintomi dei disordini temporomandibolari prendendo in esame studi epidemiologici che seguano rigidi criteri metodologici.
2008
Prevalenza dei disordini temporomandibolari nella popolazione generale. Analisi e confronto di studi epidemiologici / Chiappe, G; Cantini, E; Romagnoli, M; Segu', M; Bosco, M. - In: DOCTOR. OS. - ISSN 1120-7140. - 19:1 Suppl 1(2008), pp. 120-123.
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