La Cefalea di tipo tensivo insorge con maggior frequenza nei soggetti di sesso femminile ed in età giovanile (prima dei 20 anni); viceversa è piuttosto raro l’esordio in età avanzata. Esiste una Cefalea di tipo tensivo episodica e una cronica (presente 15 gg/mese per 3 mesi) IHS ICHD-II. Il dolore della Cefalea di tipo tensivo è generalmente bilaterale. Nei casi in cui il dolore è monolaterale è opportuno indagare il paziente per la presenza di possibili fattori favorenti la lateralizzazione della sintomatologia (ad es. DTM). Il dolore viene caratteristicamente descritto “a fascia” “a casco”. Non è, inoltre, raro il riscontro di un dolore cervicale che si irradi fino alla faccia. L’intensità del dolore è generalmente di grado medio-lieve, e spesso non comporta la cessazione dell’attività normalmente svolta. Non si può però generalizzare tale definizione a tutti i casi, poiché i pazienti affetti da questa patologia che svolgono un’attività di tipo mentale sono nella maggior parte dei casi obbligati ad interromperla. Il fastidio deriva comunque non tanto dall’intensità del dolore quanto dalla sua prolungata durata nella giornata. Il dolore è sordo, a volte riferito come senso di pesantezza: la Classificazione IHS ICD-II lo definisce “gravativo” “costrittivo”. Una delle caratteristiche della cefalea di tipo tensivo è l’assenza dei sintomi d’accompagnamento. Possono comparire fotofobia o fotofobia, quasi mai associati: raramente è associata anoressia, mentre nausea e vomito sono assenti. I pazienti talvolta riferiscono un senso di “testa confusa” ed è forse per questo motivo che se essi stanno conducendo un’attività di tipo mentale, sono costretti a sospenderla. Dalla revisione della letteratura risulta evidente come i dati relativi alla prevalenza della patologia sulla popolazione totale siano poco omogenei. Si evidenzia una notevole variabilità di prevalenza che va dal 30 all’80%. In parte le differenze di prevalenza nei diversi studi sono da attribuire a differenti metodi di valutazione, ma ciò non è comunque sufficiente a spiegare tale divario. E’ possibile in parte attribuire un certo peso alle differenze di background culturale delle differenti popolazioni e ai diversi stili di comportamento riguardo al dolore.
Disordini temporomandibolari come possibili fattori eziologici della cefalea di tipo tensivo / Segu', M; Pucci, E; Costa, A; Sandrini, G; Collesano, V. - In: DOCTOR. OS. - ISSN 1120-7140. - 21:1 Suppl 1(2010), pp. 53-56.
Disordini temporomandibolari come possibili fattori eziologici della cefalea di tipo tensivo
SEGU' M;
2010-01-01
Abstract
La Cefalea di tipo tensivo insorge con maggior frequenza nei soggetti di sesso femminile ed in età giovanile (prima dei 20 anni); viceversa è piuttosto raro l’esordio in età avanzata. Esiste una Cefalea di tipo tensivo episodica e una cronica (presente 15 gg/mese per 3 mesi) IHS ICHD-II. Il dolore della Cefalea di tipo tensivo è generalmente bilaterale. Nei casi in cui il dolore è monolaterale è opportuno indagare il paziente per la presenza di possibili fattori favorenti la lateralizzazione della sintomatologia (ad es. DTM). Il dolore viene caratteristicamente descritto “a fascia” “a casco”. Non è, inoltre, raro il riscontro di un dolore cervicale che si irradi fino alla faccia. L’intensità del dolore è generalmente di grado medio-lieve, e spesso non comporta la cessazione dell’attività normalmente svolta. Non si può però generalizzare tale definizione a tutti i casi, poiché i pazienti affetti da questa patologia che svolgono un’attività di tipo mentale sono nella maggior parte dei casi obbligati ad interromperla. Il fastidio deriva comunque non tanto dall’intensità del dolore quanto dalla sua prolungata durata nella giornata. Il dolore è sordo, a volte riferito come senso di pesantezza: la Classificazione IHS ICD-II lo definisce “gravativo” “costrittivo”. Una delle caratteristiche della cefalea di tipo tensivo è l’assenza dei sintomi d’accompagnamento. Possono comparire fotofobia o fotofobia, quasi mai associati: raramente è associata anoressia, mentre nausea e vomito sono assenti. I pazienti talvolta riferiscono un senso di “testa confusa” ed è forse per questo motivo che se essi stanno conducendo un’attività di tipo mentale, sono costretti a sospenderla. Dalla revisione della letteratura risulta evidente come i dati relativi alla prevalenza della patologia sulla popolazione totale siano poco omogenei. Si evidenzia una notevole variabilità di prevalenza che va dal 30 all’80%. In parte le differenze di prevalenza nei diversi studi sono da attribuire a differenti metodi di valutazione, ma ciò non è comunque sufficiente a spiegare tale divario. E’ possibile in parte attribuire un certo peso alle differenze di background culturale delle differenti popolazioni e ai diversi stili di comportamento riguardo al dolore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.