Crocevia del teatro internazionale, nei decenni tra Sette e Ottocento l’opera italiana ridefinisce profondamente la propria drammaturgia: indaga nuove situazioni sceniche, metabolizza soggetti e modelli teatrali più disparati, li restituisce alle principali capitali europee in nuove forme sonore. Il trapianto da un sistema formale ad un altro genera metamorfosi che dilagano nei due sensi: mutano i soggetti narrativi e drammatici assimilati mentre definiscono nuove idee di musica scenica e di rappresentazione in musica. Non fu un percorso lineare perché mise in discussione convinzioni radicate, modelli mentali inconsapevoli, pratiche sociali vischiose e resilienti. Come spesso accade nelle vicende storiche, l’esito fu l’impredicibile risultante di energie differenti, la riflessione teorica ed estetica da una parte e la pratica quotidiana della bottega artistica di compositori, cantanti, librettisti dall’altra; talora assommate, talvolta divergenti, comunque con ordini di priorità diverse. Questo volume procede dunque per sondaggi: studia sei casi compresi tra il 1750 e il 1830, ne esamina i contesti storici, le ascendenze testuali, la rete di riferimenti drammaturgici volta a volta distesi. Indaga soprattutto l’assimilazione delle drammaturgie francesi e coreutiche nell’opera italiana, man mano che si permeava di declamazione e di pantomima. I riferimenti intertestuali tra generi drammatici sono studiati soprattutto nella drammaturgia seria di Traetta, Sarti, Tritto, Manfroce, Bellini; come permeino anche l’opera comica è sondato nel caso di due autori particolarmente eclettici e poliedrici: Egidio Duni, nel suo nascente interesse per l’opéra-comique, e Francesco Gnecco che riversa nelle sue opere la sua multiforme attività di compositore, librettista, probabilmente anche attore dilettante.
Metamorfosi laterali. Migrazioni di drammaturgie e soggetti nell’opera italiana tra Sette e Ottocento / Russo, Paolo. - (2020), pp. 1-202.
Metamorfosi laterali. Migrazioni di drammaturgie e soggetti nell’opera italiana tra Sette e Ottocento
paolo russo
2020-01-01
Abstract
Crocevia del teatro internazionale, nei decenni tra Sette e Ottocento l’opera italiana ridefinisce profondamente la propria drammaturgia: indaga nuove situazioni sceniche, metabolizza soggetti e modelli teatrali più disparati, li restituisce alle principali capitali europee in nuove forme sonore. Il trapianto da un sistema formale ad un altro genera metamorfosi che dilagano nei due sensi: mutano i soggetti narrativi e drammatici assimilati mentre definiscono nuove idee di musica scenica e di rappresentazione in musica. Non fu un percorso lineare perché mise in discussione convinzioni radicate, modelli mentali inconsapevoli, pratiche sociali vischiose e resilienti. Come spesso accade nelle vicende storiche, l’esito fu l’impredicibile risultante di energie differenti, la riflessione teorica ed estetica da una parte e la pratica quotidiana della bottega artistica di compositori, cantanti, librettisti dall’altra; talora assommate, talvolta divergenti, comunque con ordini di priorità diverse. Questo volume procede dunque per sondaggi: studia sei casi compresi tra il 1750 e il 1830, ne esamina i contesti storici, le ascendenze testuali, la rete di riferimenti drammaturgici volta a volta distesi. Indaga soprattutto l’assimilazione delle drammaturgie francesi e coreutiche nell’opera italiana, man mano che si permeava di declamazione e di pantomima. I riferimenti intertestuali tra generi drammatici sono studiati soprattutto nella drammaturgia seria di Traetta, Sarti, Tritto, Manfroce, Bellini; come permeino anche l’opera comica è sondato nel caso di due autori particolarmente eclettici e poliedrici: Egidio Duni, nel suo nascente interesse per l’opéra-comique, e Francesco Gnecco che riversa nelle sue opere la sua multiforme attività di compositore, librettista, probabilmente anche attore dilettante.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.