In Italia negli ultimi anni sono stati strutturati Centri di Accoglienza Straordinaria per rispondere ai bisogni primari e secondari dei richiedenti asilo approdati sulle coste mediterranee. A seguito dell’apertura dei CAS, sul territorio nazionale si è formato un nuovo corpo professionale, i professionisti dell’accoglienza. Poiché inizialmente non è stata richiesta una formazione specifica in base al contesto e agli obiettivi posti, il loro profilo professionale derivava tendenzialmente dai diversi percorsi formativi e lavorativi precedenti. Solo successivamente essi si sono specializzati sui temi della migrazione e della relazione d’aiuto in particolare. Tale formazione continua può aver contribuito nel loro lavoro di cura e accoglienza con i richiedenti asilo, attrezzandoli ad affrontare anche le specificità del contesto. Infatti, i richiedenti asilo sono persone spesso profondamente traumatizzate dalle esperienze passate, dal viaggio, ma anche disorientate e impreparate per la complessa esperienza dell’accoglienza e dell’integrazione. Di conseguenza i professionisti dell’accoglienza sono quotidianamente esposti ai racconti traumatici o ai sintomi agiti dagli accolti. Questo aspetto del lavoro con i richiedenti asilo può influenzare il clima e la qualità della vita professionale dei professionisti dell’accoglienza. Infatti, come nelle altre professioni d’aiuto continuamente esposte a eventi stressanti o traumatici, anche nel lavoro di cura e accoglienza dei richiedenti asilo è alto il rischio di sviluppare i sintomi negativi associati al burnout e al trauma vicario. Sebbene, negli ultimi venti anni, la qualità della vita professionale sia stata ampiamente approfondita in vari settori, non risultano studi che declinino tale costrutto ai professionisti del settore dell’accoglienza. In questo studio è stato sottoposto il questionario ProQOL-V (Stamm, 2010) ai professionisti dell’accoglienza dei Centri di Accoglienza Straordinaria di Parma e provincia, attivamente coinvolti nella relazione d’aiuto con i richiedenti asilo, con lo scopo di definire lo stato di salute psicosociale rispetto alla loro qualità di vita professionale. Sono emersi tre profili. Il primo gruppo sembra esprimere soprattutto Burnout, il secondo gruppo una maggiore Compassion Satisfaction e il terzo gruppo un malessere evidente sia per il Burnout che per il Secondary Traumatic Stress. I dati ottenuti permettono di colmare parzialmente un vuoto nella letteratura di settore. Inoltre, la rilevanza dei dati spinge alla riflessione sulla possibilità di incoraggiare interventi efficaci di prevenzione e management delle organizzazioni, per favorire il benessere psicosociale di questo corpo professionale emergente.
La qualità della vita professionale di chi lavora con i richiedenti asilo: Compassion, Satisfaction, Burnout e Secondary Traumatic Stress negli operatori dell’accoglienza / Ciaramella, Maria; Monacelli, Nadia. - In: GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA DEL LAVORO ED ERGONOMIA. - ISSN 1592-7830. - VOLUME XLII:2(2020), pp. 94-101.
La qualità della vita professionale di chi lavora con i richiedenti asilo: Compassion, Satisfaction, Burnout e Secondary Traumatic Stress negli operatori dell’accoglienza
Maria Ciaramella
;Nadia Monacelli
2020-01-01
Abstract
In Italia negli ultimi anni sono stati strutturati Centri di Accoglienza Straordinaria per rispondere ai bisogni primari e secondari dei richiedenti asilo approdati sulle coste mediterranee. A seguito dell’apertura dei CAS, sul territorio nazionale si è formato un nuovo corpo professionale, i professionisti dell’accoglienza. Poiché inizialmente non è stata richiesta una formazione specifica in base al contesto e agli obiettivi posti, il loro profilo professionale derivava tendenzialmente dai diversi percorsi formativi e lavorativi precedenti. Solo successivamente essi si sono specializzati sui temi della migrazione e della relazione d’aiuto in particolare. Tale formazione continua può aver contribuito nel loro lavoro di cura e accoglienza con i richiedenti asilo, attrezzandoli ad affrontare anche le specificità del contesto. Infatti, i richiedenti asilo sono persone spesso profondamente traumatizzate dalle esperienze passate, dal viaggio, ma anche disorientate e impreparate per la complessa esperienza dell’accoglienza e dell’integrazione. Di conseguenza i professionisti dell’accoglienza sono quotidianamente esposti ai racconti traumatici o ai sintomi agiti dagli accolti. Questo aspetto del lavoro con i richiedenti asilo può influenzare il clima e la qualità della vita professionale dei professionisti dell’accoglienza. Infatti, come nelle altre professioni d’aiuto continuamente esposte a eventi stressanti o traumatici, anche nel lavoro di cura e accoglienza dei richiedenti asilo è alto il rischio di sviluppare i sintomi negativi associati al burnout e al trauma vicario. Sebbene, negli ultimi venti anni, la qualità della vita professionale sia stata ampiamente approfondita in vari settori, non risultano studi che declinino tale costrutto ai professionisti del settore dell’accoglienza. In questo studio è stato sottoposto il questionario ProQOL-V (Stamm, 2010) ai professionisti dell’accoglienza dei Centri di Accoglienza Straordinaria di Parma e provincia, attivamente coinvolti nella relazione d’aiuto con i richiedenti asilo, con lo scopo di definire lo stato di salute psicosociale rispetto alla loro qualità di vita professionale. Sono emersi tre profili. Il primo gruppo sembra esprimere soprattutto Burnout, il secondo gruppo una maggiore Compassion Satisfaction e il terzo gruppo un malessere evidente sia per il Burnout che per il Secondary Traumatic Stress. I dati ottenuti permettono di colmare parzialmente un vuoto nella letteratura di settore. Inoltre, la rilevanza dei dati spinge alla riflessione sulla possibilità di incoraggiare interventi efficaci di prevenzione e management delle organizzazioni, per favorire il benessere psicosociale di questo corpo professionale emergente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.