Le diverse fasi progettuali ed esecutive di una esposizione trovano nell’esperienza fruitiva il momento culminante, in cui il lavoro che potremmo definire in senso lato “produttivo” che sta dietro una esposizione viene percepito sensibilmente ed elaborato intellettivamente dal pubblico. Ma in che cosa consiste la fruizione di una esposizione? Quale rapporto si crea tra il soggetto di esperienza e l’oggetto esposto nello spazio espositivo? Conseguentemente: quale ruolo è possibile riconoscere al fruitore all’interno dell’esposizione, e quale ruolo è possibile riconoscere all’esposizione all’interno della fruizione della cosa fruita, che il più delle volte coincide con un’opera d’arte?La tesi di fondo di questo breve contributo è che all’interno di uno spazio espositivo la fruizione è un vero e proprio processo, lento e non lineare, che vede coinvolti in un complesso rapporto di interazione diversi “agenti”: in primis il soggetto e l’oggetto della fruizione, a cui occorre aggiungere: gli altri oggetti esposti, i soggetti fruitori, lo spazio adattato e allestito per l’esposizione in cui l’esperienza avviene. In tal senso può essere estremamente utile inserire il complesso fenomeno dell’esposizione all’interno della svolta performativa che caratterizza l’arte e la cultura a partire dagli anni Sessanta; e richiamare alcuni paradigmi interpretativi elaborati in ambito estetico, in particolare da Erika Fischer-Lichte nella sua Ästhetik des Performativen, per meglio comprendere il fenomeno delle esposizioni e il tipo di esperienza che esse sollecitano (Fischer-Lichte 2004). Come si vedrà, la capacità euristica di questi paradigmi emergerà anche attraverso il confronto tra l’estetica fenomenologica tedesca, a cui l’autrice fa diretto riferimento, e quella francese, in particolare quella di Maurice Merleau-Ponty, di Paul Ricoeur, di Henri Maldiney. The different design and executive phases of an exhibition find the culminating moment in the spectator’sexperience, in which the work that we could define in a "productive" sense whichis behind an exhibition is sensitively perceived and elaborated intellectually by the public. But what does the use of an exhibition consist of? What kind of relationship is created between the subject of experience and the object displayed in the exhibition space? Consequently: what role is there to recognize to the user within the exhibition, and what role can be recognized to the exhibition within the fruition of the thing enjoyed, which most often coincides with a work of art? The basic thesis of this brief contribution is that within an exhibition space, fruition is a real process, slow and non-linear, which involves a complex interactiverelationship between different "agents": first of all the subject and the object of fruition, to which we must add: the other exhibits, the users, the space adapted and set up for the exhibition in which the experience takes place. In this sense it can be extremely useful to include the complex phenomenon of exposure within the performative turn that has characterizedart and culture since the 1960s; and to recall some interpretative paradigms elaborated in the aesthetic field, in particular by Erika Fischer-Lichte in her Ästhetik des Performativen, to better understand the phenomenon of exposures and the type of experience that they solicit (Fischer-Lichte 2004). As will be seen, the heuristic capacity of these paradigms will emerge also through the comparison between the German phenomenological aesthetics, to which the author makes direct reference, and the French one, in particular that of Maurice Merleau-Ponty, of Paul Ricoeur, of Henri Maldiney.
Esposizioni e svolta performativa. Per una fruizione creativa / Messori, Rita. - In: RICERCHE DI S/CONFINE. - ISSN 2038-8411. - 4:(2018), pp. 102-118. (Intervento presentato al convegno Esposizioni/Exhibitions tenutosi a CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione) Parma nel 27-28 gennaio 2017).
Esposizioni e svolta performativa. Per una fruizione creativa
rita messori
2018-01-01
Abstract
Le diverse fasi progettuali ed esecutive di una esposizione trovano nell’esperienza fruitiva il momento culminante, in cui il lavoro che potremmo definire in senso lato “produttivo” che sta dietro una esposizione viene percepito sensibilmente ed elaborato intellettivamente dal pubblico. Ma in che cosa consiste la fruizione di una esposizione? Quale rapporto si crea tra il soggetto di esperienza e l’oggetto esposto nello spazio espositivo? Conseguentemente: quale ruolo è possibile riconoscere al fruitore all’interno dell’esposizione, e quale ruolo è possibile riconoscere all’esposizione all’interno della fruizione della cosa fruita, che il più delle volte coincide con un’opera d’arte?La tesi di fondo di questo breve contributo è che all’interno di uno spazio espositivo la fruizione è un vero e proprio processo, lento e non lineare, che vede coinvolti in un complesso rapporto di interazione diversi “agenti”: in primis il soggetto e l’oggetto della fruizione, a cui occorre aggiungere: gli altri oggetti esposti, i soggetti fruitori, lo spazio adattato e allestito per l’esposizione in cui l’esperienza avviene. In tal senso può essere estremamente utile inserire il complesso fenomeno dell’esposizione all’interno della svolta performativa che caratterizza l’arte e la cultura a partire dagli anni Sessanta; e richiamare alcuni paradigmi interpretativi elaborati in ambito estetico, in particolare da Erika Fischer-Lichte nella sua Ästhetik des Performativen, per meglio comprendere il fenomeno delle esposizioni e il tipo di esperienza che esse sollecitano (Fischer-Lichte 2004). Come si vedrà, la capacità euristica di questi paradigmi emergerà anche attraverso il confronto tra l’estetica fenomenologica tedesca, a cui l’autrice fa diretto riferimento, e quella francese, in particolare quella di Maurice Merleau-Ponty, di Paul Ricoeur, di Henri Maldiney. The different design and executive phases of an exhibition find the culminating moment in the spectator’sexperience, in which the work that we could define in a "productive" sense whichis behind an exhibition is sensitively perceived and elaborated intellectually by the public. But what does the use of an exhibition consist of? What kind of relationship is created between the subject of experience and the object displayed in the exhibition space? Consequently: what role is there to recognize to the user within the exhibition, and what role can be recognized to the exhibition within the fruition of the thing enjoyed, which most often coincides with a work of art? The basic thesis of this brief contribution is that within an exhibition space, fruition is a real process, slow and non-linear, which involves a complex interactiverelationship between different "agents": first of all the subject and the object of fruition, to which we must add: the other exhibits, the users, the space adapted and set up for the exhibition in which the experience takes place. In this sense it can be extremely useful to include the complex phenomenon of exposure within the performative turn that has characterizedart and culture since the 1960s; and to recall some interpretative paradigms elaborated in the aesthetic field, in particular by Erika Fischer-Lichte in her Ästhetik des Performativen, to better understand the phenomenon of exposures and the type of experience that they solicit (Fischer-Lichte 2004). As will be seen, the heuristic capacity of these paradigms will emerge also through the comparison between the German phenomenological aesthetics, to which the author makes direct reference, and the French one, in particular that of Maurice Merleau-Ponty, of Paul Ricoeur, of Henri Maldiney.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.