Sulle scene del teatro musicale il personaggio di Mefistofele incarna la figura del diavolo grazie ai tre titoli più noti ispirati al poema drammatico di Goethe: "La damnation de Faust" (1846) con musica di Hector Berlioz, "Faust" (1859) con musica di Charles Gounod, "Mefistofele" (1868, 1875) con libretto e musica di Arrigo Boito. Da quest’ultima opera in particolare, e dalla suggestione che sul suo autore esercitano gli aspetti più oscuri e misteriosi del romanticismo, nascono le osservazioni sulla metamorfosi in senso realistico che la categoria del diabolico subisce nel teatro musicale italiano degli ultimi decenni del XIX secolo. In quest’epoca, sotto l’impulso di istanze positiviste e anticlericali, la figura del diavolo sembra trasformarsi in figure di uomini veri e propri che del modello diabolico mantengono molte caratteristiche, ma non la natura fantastica e soprannaturale, né lo scopo ultimo delle loro azioni, le cui origini e motivazioni sono del tutto umane: l’invidia, il risentimento, la gelosia, la disonestà. Alla specie degli uomini “diabolici” appartengono i personaggi di Barnaba e Jago, che Boito delinea come autore dei libretti delle opere "Gioconda" (1876), con musica di Amilcare Ponchielli, e "Otello" (1887), con musica di Giuseppe Verdi. Su di loro in particolare e su Mefistofele, quale loro modello di riferimento, si basano queste osservazioni.
Da Mefistofele a Jago. Osservazioni sulla metamorfosi del diabolico in Arrigo Boito / Capra, Marco. - In: LA TORRE DI BABELE. - ISSN 1724-3114. - 14:(2018), pp. 155-189.
Da Mefistofele a Jago. Osservazioni sulla metamorfosi del diabolico in Arrigo Boito
Capra Marco
2018-01-01
Abstract
Sulle scene del teatro musicale il personaggio di Mefistofele incarna la figura del diavolo grazie ai tre titoli più noti ispirati al poema drammatico di Goethe: "La damnation de Faust" (1846) con musica di Hector Berlioz, "Faust" (1859) con musica di Charles Gounod, "Mefistofele" (1868, 1875) con libretto e musica di Arrigo Boito. Da quest’ultima opera in particolare, e dalla suggestione che sul suo autore esercitano gli aspetti più oscuri e misteriosi del romanticismo, nascono le osservazioni sulla metamorfosi in senso realistico che la categoria del diabolico subisce nel teatro musicale italiano degli ultimi decenni del XIX secolo. In quest’epoca, sotto l’impulso di istanze positiviste e anticlericali, la figura del diavolo sembra trasformarsi in figure di uomini veri e propri che del modello diabolico mantengono molte caratteristiche, ma non la natura fantastica e soprannaturale, né lo scopo ultimo delle loro azioni, le cui origini e motivazioni sono del tutto umane: l’invidia, il risentimento, la gelosia, la disonestà. Alla specie degli uomini “diabolici” appartengono i personaggi di Barnaba e Jago, che Boito delinea come autore dei libretti delle opere "Gioconda" (1876), con musica di Amilcare Ponchielli, e "Otello" (1887), con musica di Giuseppe Verdi. Su di loro in particolare e su Mefistofele, quale loro modello di riferimento, si basano queste osservazioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.