“Dos colores acostumbran dar la tónica en los Cementerios, y son el blanco del los marmoles y el verte de los vegetales”. Così Celestino Barallat y Falguera, autore nel 1885 di un noto testo di botanica funeraria, riassumeva quelle che dovevano essere le tonalità prevalenti nel cimitero mediterraneo moderno. Il verde, su cui l’occhio possa riposare, trasmette quella pace e tranquillità richiesti all’interno del recinto funerario, e l’idea della morte è presentata ‘in bianco’, al fine di non essere associata solamente a sentimenti tetri o, ancor peggio, ripugnanti. In Italia, la realizzazione dei complessi funerari extraurbani imposta dall’editto napoleonico ha da subito prodotto (o ‘riciclato’) monumenti più caratterizzati dal punto di vista architettonico, che lasciavano poco spazio al verde vivente, il compito di personalizzare le sobrie teorie di portici è affidato all’apparato decorativo. L’allestimento delle arcate e delle cappelle, che spesso smaterializza la parete di fondo dilatando lo spazio privato per suggerire ambientazioni ‘altre’, è risolto nei casi più ricchi con gruppi scultorei, ma anche con minuziose riproduzioni pittoriche di ambienti architettonici o naturalistici. Essendo la pittura una finitura più povera e deperibile nel tempo, questa tipologia di allestimento è soggetta a frequenti rifacimenti intrapresi con maggiore leggerezza rispetto ad altri tipi di rivestimento, che assecondano il cambiamento di gusto o i passaggi di proprietà della cappella, portando ad un progressivo impoverimento della qualità artistica. Anche all’interno del Cimitero della Villetta di Parma, l’immagine cromatica attuale del cuore storico del camposanto cittadino, ed in particolare del porticato ottagonale, è risultata essere un pallido riflesso della ricchezza originariamente manifestata dalla decorazione pittorica. Il Piano del Colore è uno dei risultati più recenti dello studio intrapreso ormai da alcuni anni all’interno del DICATeA, nell’ambito di alcune convenzioni stipulate con il Comune che hanno portato a definire in modo sempre più preciso gli interventi necessari alla gestione, valorizzazione e recupero del complesso ed in particolare della sua parte storico-monumentale. L’intenzione di restituire per quanto possibile un’identità unitaria alla ‘scatola’ architettonica, minata oggi da interventi puntuali e discontinui, ha richiesto di approfondire in modo scientifico la qualità dei tinteggi originali, ampiamente affioranti sotto le ridipinture successive. Si è così confermata la presenza quasi uniforme della bicromia a fasce giallo-rosse sulle partiture architettoniche esterne e sul fronte interno verso i campi di sepoltura, come imitazione povera del bugnato dei coevi edifici urbani. Le volte a vela rosso-rosate e la pavimentazione in cotto del portico completavano l’armonia, mentre i singoli fondali richiamavano gli stessi toni nelle decorazioni simboliche come negli sfondati architettonici o naturalistici. In stretta collaborazione con le Soprintendenze ai beni architettonici ed artistici si sta valutando ora il progetto di recupero, affinché la memoria storica, il valore simbolico, l’aspetto estetico attuale e le questioni di economia di gestione possano essere risolte con la massima sinergia.
“Dipintura a semplici bugne”: l’uso del colore a trompe l’oeil nel Cimitero della Villetta di Parma / Alberti, Erika; Bontempi, D.. - (2011).
“Dipintura a semplici bugne”: l’uso del colore a trompe l’oeil nel Cimitero della Villetta di Parma
ALBERTI, Erika;Bontempi D.
2011-01-01
Abstract
“Dos colores acostumbran dar la tónica en los Cementerios, y son el blanco del los marmoles y el verte de los vegetales”. Così Celestino Barallat y Falguera, autore nel 1885 di un noto testo di botanica funeraria, riassumeva quelle che dovevano essere le tonalità prevalenti nel cimitero mediterraneo moderno. Il verde, su cui l’occhio possa riposare, trasmette quella pace e tranquillità richiesti all’interno del recinto funerario, e l’idea della morte è presentata ‘in bianco’, al fine di non essere associata solamente a sentimenti tetri o, ancor peggio, ripugnanti. In Italia, la realizzazione dei complessi funerari extraurbani imposta dall’editto napoleonico ha da subito prodotto (o ‘riciclato’) monumenti più caratterizzati dal punto di vista architettonico, che lasciavano poco spazio al verde vivente, il compito di personalizzare le sobrie teorie di portici è affidato all’apparato decorativo. L’allestimento delle arcate e delle cappelle, che spesso smaterializza la parete di fondo dilatando lo spazio privato per suggerire ambientazioni ‘altre’, è risolto nei casi più ricchi con gruppi scultorei, ma anche con minuziose riproduzioni pittoriche di ambienti architettonici o naturalistici. Essendo la pittura una finitura più povera e deperibile nel tempo, questa tipologia di allestimento è soggetta a frequenti rifacimenti intrapresi con maggiore leggerezza rispetto ad altri tipi di rivestimento, che assecondano il cambiamento di gusto o i passaggi di proprietà della cappella, portando ad un progressivo impoverimento della qualità artistica. Anche all’interno del Cimitero della Villetta di Parma, l’immagine cromatica attuale del cuore storico del camposanto cittadino, ed in particolare del porticato ottagonale, è risultata essere un pallido riflesso della ricchezza originariamente manifestata dalla decorazione pittorica. Il Piano del Colore è uno dei risultati più recenti dello studio intrapreso ormai da alcuni anni all’interno del DICATeA, nell’ambito di alcune convenzioni stipulate con il Comune che hanno portato a definire in modo sempre più preciso gli interventi necessari alla gestione, valorizzazione e recupero del complesso ed in particolare della sua parte storico-monumentale. L’intenzione di restituire per quanto possibile un’identità unitaria alla ‘scatola’ architettonica, minata oggi da interventi puntuali e discontinui, ha richiesto di approfondire in modo scientifico la qualità dei tinteggi originali, ampiamente affioranti sotto le ridipinture successive. Si è così confermata la presenza quasi uniforme della bicromia a fasce giallo-rosse sulle partiture architettoniche esterne e sul fronte interno verso i campi di sepoltura, come imitazione povera del bugnato dei coevi edifici urbani. Le volte a vela rosso-rosate e la pavimentazione in cotto del portico completavano l’armonia, mentre i singoli fondali richiamavano gli stessi toni nelle decorazioni simboliche come negli sfondati architettonici o naturalistici. In stretta collaborazione con le Soprintendenze ai beni architettonici ed artistici si sta valutando ora il progetto di recupero, affinché la memoria storica, il valore simbolico, l’aspetto estetico attuale e le questioni di economia di gestione possano essere risolte con la massima sinergia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.