"È chiaro a tutti, e non c’è bisogno di ricorrere alle abusate immagini della “tragedia immane” e del “baratro in cui siamo caduti”, che accanto alla ricostruzione materiale urge quella morale e intellettuale: dico morale e intellettuale perché non credo che gli animi possano venir risanati se di nuovo non ci si accinge alla meditazione e all’assimilazione di quel mondo di concetti che forma l’essenza della nostra civiltà millenaria. E il compito di questa riedificazione della humanitas su chi ricadrà se non sugli uomini della scuola e in generale su coloro che delle humanae litterae hanno fatto l’occupazione e il nutrimento spirituale d’ogni giorno? È a costoro, a questi compagni di ideali e di lavoro, che si indirizza la nostra Rivista (…)": così inizia la pagina introduttiva che il quarantasettenne Vittore Pisani verga per la prima uscita di Paideia, la “rivista letteraria di informazione e orientamento” il cui numero 1 vede la luce nel primo bimestre del 1946. Lo affiancheranno nell’in(tra)presa, come redattori, Mario Apollonio (Università Cattolica di Milano), Carlo Cordié (Università di Milano), Eugenio Dupré Theseider (Università di Messina), Alfredo Passerini (Università di Milano), Alessandro Ronconi (Università di Urbino), Mario Untersteiner (Liceo ‘Berchet’ di Milano), Giuseppe Vidossi (Università di Torino – curioso refuso, proprio il primo frontespizio riporta Vidoni), e, come direttore responsabile, Giuseppe Scarpat: uomini di “valore”, insiste Pisani ancora in quella pagina iniziale,“che hanno risposto al mio invito, e che è mio dovere di ringraziare anche pubblicamente per aver messo a mia disposizione i tesori del loro sapere e della loro esperienza”. Prendendo spunto da tale breve introduzione (tanto più preziosa in quanto l’unica nell’intera storia della direzione del Nostro), anche analizzando le scelte contenutistiche dei primi numeri (con particolare attenzione alle recensioni), ricostruendo i profili dei collaboratori e il clima culturale del periodo, si cercherà di meglio delineare le volontà e “i fini” (per riprendere ancora una volta il Maestro) di Paideia. Scientifici, certo, come da sùbito così delineati ("[La Rivista] intende ad un ralliement dei loro [“i compagni di ideali e di lavoro” precedentemente citati, n.d.r.] studi percossi e dispersi dalle vicende degli ultimi anni e ad un continuo rinnovamento della loro, della nostra cultura, mettendoli in contatto con quanto man mano vien pubblicato e offrendo loro esposizioni critiche delle correnti d’idee, delle impostazioni e soluzioni di problemi relativi alle discipline storiche, filologiche e letterarie. A tal fine daremo elenchi bibliografici esatti con brevi indicazioni del contenuto, ove questo non risulti con chiarezza dal titolo; recensioni che oltre a informare su risultati e momenti principali del libro discusso rechino la valutazione e la messa a punto di essi risultati, nonché eventuali osservazioni su punti secondari; infine e specialmente articoli riassuntivi su argomenti generali e particolari, ma sempre d’importanza primaria, delle discipline suddette: intendendo con ciò di impostare, mi si passi il termine, una specie di dialettica del nostro sapere che, attraverso la contrapposizione e il passaggio al vaglio critico dei concetti e delle idee correnti, rechi ad un loro superamento, sia nei singoli punti sia nei principii generali che li informano"), ma anche etici, come ben incarnati in quel sogno di “riedificazione della humanitas” che è il cuore pulsante dell’incipit sopra ripreso, e che si ricondensa, qualche riga più sotto, in questa affermazione: "[intendiamo con ciò impostare] una paideia, una educazione quindi, che oltre al miglioramento tecnico e specifico mira alla elevazione del tono, del contenuto intimo della cultura".
Vittore Pisani e la “sua” Paideia. La filologia come impegno civile. A 70 anni dalla fondazione della rivista / Astori, Davide. - In: ALESSANDRIA. - ISSN 2279-7033. - 11:(2017), pp. 141-150.
Vittore Pisani e la “sua” Paideia. La filologia come impegno civile. A 70 anni dalla fondazione della rivista
astori
2017-01-01
Abstract
"È chiaro a tutti, e non c’è bisogno di ricorrere alle abusate immagini della “tragedia immane” e del “baratro in cui siamo caduti”, che accanto alla ricostruzione materiale urge quella morale e intellettuale: dico morale e intellettuale perché non credo che gli animi possano venir risanati se di nuovo non ci si accinge alla meditazione e all’assimilazione di quel mondo di concetti che forma l’essenza della nostra civiltà millenaria. E il compito di questa riedificazione della humanitas su chi ricadrà se non sugli uomini della scuola e in generale su coloro che delle humanae litterae hanno fatto l’occupazione e il nutrimento spirituale d’ogni giorno? È a costoro, a questi compagni di ideali e di lavoro, che si indirizza la nostra Rivista (…)": così inizia la pagina introduttiva che il quarantasettenne Vittore Pisani verga per la prima uscita di Paideia, la “rivista letteraria di informazione e orientamento” il cui numero 1 vede la luce nel primo bimestre del 1946. Lo affiancheranno nell’in(tra)presa, come redattori, Mario Apollonio (Università Cattolica di Milano), Carlo Cordié (Università di Milano), Eugenio Dupré Theseider (Università di Messina), Alfredo Passerini (Università di Milano), Alessandro Ronconi (Università di Urbino), Mario Untersteiner (Liceo ‘Berchet’ di Milano), Giuseppe Vidossi (Università di Torino – curioso refuso, proprio il primo frontespizio riporta Vidoni), e, come direttore responsabile, Giuseppe Scarpat: uomini di “valore”, insiste Pisani ancora in quella pagina iniziale,“che hanno risposto al mio invito, e che è mio dovere di ringraziare anche pubblicamente per aver messo a mia disposizione i tesori del loro sapere e della loro esperienza”. Prendendo spunto da tale breve introduzione (tanto più preziosa in quanto l’unica nell’intera storia della direzione del Nostro), anche analizzando le scelte contenutistiche dei primi numeri (con particolare attenzione alle recensioni), ricostruendo i profili dei collaboratori e il clima culturale del periodo, si cercherà di meglio delineare le volontà e “i fini” (per riprendere ancora una volta il Maestro) di Paideia. Scientifici, certo, come da sùbito così delineati ("[La Rivista] intende ad un ralliement dei loro [“i compagni di ideali e di lavoro” precedentemente citati, n.d.r.] studi percossi e dispersi dalle vicende degli ultimi anni e ad un continuo rinnovamento della loro, della nostra cultura, mettendoli in contatto con quanto man mano vien pubblicato e offrendo loro esposizioni critiche delle correnti d’idee, delle impostazioni e soluzioni di problemi relativi alle discipline storiche, filologiche e letterarie. A tal fine daremo elenchi bibliografici esatti con brevi indicazioni del contenuto, ove questo non risulti con chiarezza dal titolo; recensioni che oltre a informare su risultati e momenti principali del libro discusso rechino la valutazione e la messa a punto di essi risultati, nonché eventuali osservazioni su punti secondari; infine e specialmente articoli riassuntivi su argomenti generali e particolari, ma sempre d’importanza primaria, delle discipline suddette: intendendo con ciò di impostare, mi si passi il termine, una specie di dialettica del nostro sapere che, attraverso la contrapposizione e il passaggio al vaglio critico dei concetti e delle idee correnti, rechi ad un loro superamento, sia nei singoli punti sia nei principii generali che li informano"), ma anche etici, come ben incarnati in quel sogno di “riedificazione della humanitas” che è il cuore pulsante dell’incipit sopra ripreso, e che si ricondensa, qualche riga più sotto, in questa affermazione: "[intendiamo con ciò impostare] una paideia, una educazione quindi, che oltre al miglioramento tecnico e specifico mira alla elevazione del tono, del contenuto intimo della cultura".I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.