La diagnosi della causa di morte nel cadavere in putrefazione rappresenta da sempre un problema importante per il medico legale, ciò è legato agli artefatti che tale processo di modificazione postmortale può determinare. L’obiettivo del presente lavoro è quello di valutare il contributo dell’istopatologia nello studio del tessuto in decomposizione ed il suo metodo di applicazione. Sono stati prelevati da cadavere in vari stadi di putrefazione frammenti di organi successivamente colorati con tecniche standard (Ematossilina-Eosina-Safran) e speciali (Tricromica di Masson, Gordon-Sweet, Perls) che evidenziano le componenti tessutali maggiormente resistenti: tessuto connettivale ed elastico. La persistenza di queste componenti anche a distanza di tempo dalla morte, in diversi casi, ha consentito la valutazione morfologica di : cuore, polmoni, vasi, fegato, milza, pancreas, meningi, cute. L’analisi dei risultati ottenuti consente di definire una proposta di protocollo relativo al tipo di prelievo da effettuare nel cadavere e quali tecniche istologiche specifiche utilizzare. Tale metodologia può essere applicata sia ai casi di morte naturale che violenta.
IL CONTRIBUTO DELL’ISTOPATOLOGIA NELLO STUDIO DEL CADAVERE PUTREFATTO / Fornes, P; Tovaglia, P; Cecchi, Rossana. - In: ZACCHIA. - ISSN 0044-1570. - 80:(2007), pp. 531-541.
IL CONTRIBUTO DELL’ISTOPATOLOGIA NELLO STUDIO DEL CADAVERE PUTREFATTO
CECCHI, Rossana
2007-01-01
Abstract
La diagnosi della causa di morte nel cadavere in putrefazione rappresenta da sempre un problema importante per il medico legale, ciò è legato agli artefatti che tale processo di modificazione postmortale può determinare. L’obiettivo del presente lavoro è quello di valutare il contributo dell’istopatologia nello studio del tessuto in decomposizione ed il suo metodo di applicazione. Sono stati prelevati da cadavere in vari stadi di putrefazione frammenti di organi successivamente colorati con tecniche standard (Ematossilina-Eosina-Safran) e speciali (Tricromica di Masson, Gordon-Sweet, Perls) che evidenziano le componenti tessutali maggiormente resistenti: tessuto connettivale ed elastico. La persistenza di queste componenti anche a distanza di tempo dalla morte, in diversi casi, ha consentito la valutazione morfologica di : cuore, polmoni, vasi, fegato, milza, pancreas, meningi, cute. L’analisi dei risultati ottenuti consente di definire una proposta di protocollo relativo al tipo di prelievo da effettuare nel cadavere e quali tecniche istologiche specifiche utilizzare. Tale metodologia può essere applicata sia ai casi di morte naturale che violenta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.