Il mito della confusione delle lingue, e il parallelo sogno della ricerca e del recupero della Lingua (santa, o perfetta, o, ancora, universale), è insito nella storia dell’umanità, dall’antichità alla contemporaneità. Inquadrata la questione nel suo contesto storico, cercheremo di sottolineare come, anche rileggendo le parole del grande pedagogista Comenio, da un lato, e dall’altro indagando l’eloquente esperimento esperantista (apice del processo della ricerca di una International Ausiliary Language), come la moderna proposta di Internet (diversamente da un approccio di globalizzazione, quello in cui si sviluppa, a volte rischioso – cfr. la posizione di Robert Phillipson) non solo non sembri danneggiare il multilinguismo e il multiculturalismo, ma anzi si presenti come strumento che, ristabilendo e potenziando la comunicazione, tutela e promuove una linguistic ecology (come pensata da Einar Ingvald Haugen a Gabriele Iannàccaro) educando l’umanità alla pace e contribuendo al suo benessere. Così la frattura si ricompone e si realizza, come in una rinovellata Pentecoste, la proposta etica della “hospitalité langagière” (Paul Ricouer).
From the Tower of Babel to the Internet: Educating Humanity to Peace By Re-stabilizing Communication / Astori, Davide. - (2015), pp. 49-58.
From the Tower of Babel to the Internet: Educating Humanity to Peace By Re-stabilizing Communication
ASTORI, Davide
2015-01-01
Abstract
Il mito della confusione delle lingue, e il parallelo sogno della ricerca e del recupero della Lingua (santa, o perfetta, o, ancora, universale), è insito nella storia dell’umanità, dall’antichità alla contemporaneità. Inquadrata la questione nel suo contesto storico, cercheremo di sottolineare come, anche rileggendo le parole del grande pedagogista Comenio, da un lato, e dall’altro indagando l’eloquente esperimento esperantista (apice del processo della ricerca di una International Ausiliary Language), come la moderna proposta di Internet (diversamente da un approccio di globalizzazione, quello in cui si sviluppa, a volte rischioso – cfr. la posizione di Robert Phillipson) non solo non sembri danneggiare il multilinguismo e il multiculturalismo, ma anzi si presenti come strumento che, ristabilendo e potenziando la comunicazione, tutela e promuove una linguistic ecology (come pensata da Einar Ingvald Haugen a Gabriele Iannàccaro) educando l’umanità alla pace e contribuendo al suo benessere. Così la frattura si ricompone e si realizza, come in una rinovellata Pentecoste, la proposta etica della “hospitalité langagière” (Paul Ricouer).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.