Dopo una prima fase di sperimentazione e ricerca, l’impiego dei materiali compositi nel restauro architettonico, anche a seguito della recente accelerazione tecnologica, è ormai una realtà consolidata e, per i grandi vantaggi che comporta (trattandosi di materiali leggeri e altamente resistenti), in larga diffusione. Tuttavia, la loro applicazione al patrimonio culturale pone non solo problemi tecnici, ma più generalmente, culturali. Il presente articolo vuole affrontare la questione, partendo da alcune considerazioni su come tali problemi siano stati affrontati, e forse risolti, quando i „nuovi“ materiali erano il ferro, e poi l’acciaio e il cemento armato. Dalla “stampella” di ruskiniana memoria alle protesi nascoste della Carta di Atene, fino agli esempi più recenti di consolidamento, le esperienze passate diventano ancora una volta fondamento per valutare sperimentalmente l’efficacia di tecniche e approcci, in previsione di interventi futuri, rivalutando il ruolo dell’empirismo anche nel progetto di consolidamento dei beni culturali. La conclusione, qui anticipata, è che non esiste, come sempre nel caso unico degli edifici storici, una "soluzione corretta", e tipizzabile, quanto piuttosto un "corretto approccio", che partendo dalla conoscenza e dalla comprensione dell’edificio storico e passando attraverso la comparazione di diverse soluzioni tecnicamente possibili, ricompone, alla fine del percorso, il necessario equilibrio tra possibilità tecniche ed opportunità teoriche, privilegiando il monumento.
Nuovi materiali per il restauro strutturale: una questione antica / Ottoni, Federica; Coisson, Eva. - In: ARCHISTOR. - ISSN 2384-8898. - 4:(2015), pp. 92-117. [10.14633/AHR023]
Nuovi materiali per il restauro strutturale: una questione antica
OTTONI, Federica;COISSON, Eva
2015-01-01
Abstract
Dopo una prima fase di sperimentazione e ricerca, l’impiego dei materiali compositi nel restauro architettonico, anche a seguito della recente accelerazione tecnologica, è ormai una realtà consolidata e, per i grandi vantaggi che comporta (trattandosi di materiali leggeri e altamente resistenti), in larga diffusione. Tuttavia, la loro applicazione al patrimonio culturale pone non solo problemi tecnici, ma più generalmente, culturali. Il presente articolo vuole affrontare la questione, partendo da alcune considerazioni su come tali problemi siano stati affrontati, e forse risolti, quando i „nuovi“ materiali erano il ferro, e poi l’acciaio e il cemento armato. Dalla “stampella” di ruskiniana memoria alle protesi nascoste della Carta di Atene, fino agli esempi più recenti di consolidamento, le esperienze passate diventano ancora una volta fondamento per valutare sperimentalmente l’efficacia di tecniche e approcci, in previsione di interventi futuri, rivalutando il ruolo dell’empirismo anche nel progetto di consolidamento dei beni culturali. La conclusione, qui anticipata, è che non esiste, come sempre nel caso unico degli edifici storici, una "soluzione corretta", e tipizzabile, quanto piuttosto un "corretto approccio", che partendo dalla conoscenza e dalla comprensione dell’edificio storico e passando attraverso la comparazione di diverse soluzioni tecnicamente possibili, ricompone, alla fine del percorso, il necessario equilibrio tra possibilità tecniche ed opportunità teoriche, privilegiando il monumento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.