Le crisi epidemiche che colpiscono violentemente le comunità umane sono geneticamente assimilabili a colli di bottiglia che modificano drasticamente il loro pool genetico. Ciò comporta principalmente la riduzione della variabilità genetica e può predisporre, per effetto della deriva casuale, alla affermazione di certi alleli ed alla riduzione o addirittura scomparsa di altri. E’ possibile studiare gli effetti che il “bottleneck” ha avuto su popolazioni reali analizzandone la struttura dei cognomi in concomitanza con la crisi epidemica stessa: se le frequenze relative dei cognomi al termine dell’epidemia sono rimaste più o meno inalterate allora il contagio (la mortalità ad esso legata) dovrebbe avere agito in modo indistinto e la deriva genetica non dovrebbe avere favorito né sfavorito particolari gruppi di individui. Se invece la struttura dei cognomi risulta fortemente alterata, diventa interessante cercare di capire i motivi per i quali si sono avuti più vuoti in certi strati della popolazione piuttosto che in altri. Storicamente gli episodi di peste sono tra quelli che maggiormente hanno segnato il destino delle popolazioni in passato: al contagio era difficile sottrarsi se non fuggendo dalle città e isolandosi nelle campagne. La grande crisi di peste che infuriò in quasi tutta l’Italia settentrionale dal 1629 al 1631 era stata preceduta da alcuni anni di carestia e di fame che avevano indebolito soprattutto gli strati sociali più miseri. In questo lavoro si è cercato di studiare gli effetti provocati dalla pestilenza sulla struttura genetica (in cognomi) della popolazione di Giaglione, nella Val di Susa (TO). E’ noto che la peste arrivò in Italia nella primavera del 1629 al seguito delle truppe francesi del cardinale Richelieu, giunte in Piemonte dal Colle del Monginevro, in relazione alle vicende belliche connesse con la successione nel marchesato del Monferrato. In Val Susa l’epidemia colpì la popolazione in due tornate: una prima nella primavera-estate del 1629; una seconda, ancor più tragica, nella primavera del 1630, e durò almeno fino alla fine dell’anno. I decessi stimati nel biennio di peste furono circa 1250, su una popolazione di 1650 abitanti. Come fonte dei dati sono stati utilizzati i registri delle sepolture attualmente conservati presso l’archivio della Parrocchia di Giaglione. Sono state rilevate le morti dal 1608 al 1644 e quelle dal 1700 al 1738. Purtroppo la fonte è incompleta: mancano le registrazioni dei primi mesi del 1612 e, soprattutto, quelle relative alla seconda tornata di peste, quando morirono dapprima il parroco, successivamente il sostituto ed infine il frate francescano che aveva rimpiazzato il sostituto. La compilazione del registro delle sepolture riprende con regolarità solo dal settembre del 1632. Le informazioni sono piuttosto scarne: per ciascuna sepoltura si dispone soltanto della data, del cognome e del nome del deceduto, del sesso, quasi sempre della paternità e abbastanza spesso del nome della madre; per le donne decedute, sposate o vedove, viene riportato anche il nominativo del coniuge. Purtroppo non è quasi mai indicata l’età alla morte. Le frequenze dei cognomi precedenti l’epidemia sono state confrontate con quelle degli anni successivi per determinare l’intensità del collo di bottiglia sulla struttura genetica e con quelle dei primi decenni del XVIII secolo per studiare il ripopolamento del paese in termini di nuove forme cognominali. Un’ultima comparazione è stata effettuata utilizzando come confronto la popolazione censita nel 1799.

Il collo di bottiglia dell'epidemia di peste del 1629-1630 nella popolazione di Giaglione (TO) / DE IASIO, Sergio; M., Fagiano; Boano, Rosa; M., Girotti. - In: ANNALI DELL'UNIVERSITÀ DI FERRARA. SEZIONE: MUSEOLOGIA SCIENTIFICA E NATURALISTICA. - ISSN 1824-2707. - (2013), pp. 77-78. (Intervento presentato al convegno XX Congresso dell'A.A.I. "Variabilità umana tra passato e presente" tenutosi a Ferrara nel 11-13 settembre 2013).

Il collo di bottiglia dell'epidemia di peste del 1629-1630 nella popolazione di Giaglione (TO)

DE IASIO, Sergio;BOANO, ROSA;
2013-01-01

Abstract

Le crisi epidemiche che colpiscono violentemente le comunità umane sono geneticamente assimilabili a colli di bottiglia che modificano drasticamente il loro pool genetico. Ciò comporta principalmente la riduzione della variabilità genetica e può predisporre, per effetto della deriva casuale, alla affermazione di certi alleli ed alla riduzione o addirittura scomparsa di altri. E’ possibile studiare gli effetti che il “bottleneck” ha avuto su popolazioni reali analizzandone la struttura dei cognomi in concomitanza con la crisi epidemica stessa: se le frequenze relative dei cognomi al termine dell’epidemia sono rimaste più o meno inalterate allora il contagio (la mortalità ad esso legata) dovrebbe avere agito in modo indistinto e la deriva genetica non dovrebbe avere favorito né sfavorito particolari gruppi di individui. Se invece la struttura dei cognomi risulta fortemente alterata, diventa interessante cercare di capire i motivi per i quali si sono avuti più vuoti in certi strati della popolazione piuttosto che in altri. Storicamente gli episodi di peste sono tra quelli che maggiormente hanno segnato il destino delle popolazioni in passato: al contagio era difficile sottrarsi se non fuggendo dalle città e isolandosi nelle campagne. La grande crisi di peste che infuriò in quasi tutta l’Italia settentrionale dal 1629 al 1631 era stata preceduta da alcuni anni di carestia e di fame che avevano indebolito soprattutto gli strati sociali più miseri. In questo lavoro si è cercato di studiare gli effetti provocati dalla pestilenza sulla struttura genetica (in cognomi) della popolazione di Giaglione, nella Val di Susa (TO). E’ noto che la peste arrivò in Italia nella primavera del 1629 al seguito delle truppe francesi del cardinale Richelieu, giunte in Piemonte dal Colle del Monginevro, in relazione alle vicende belliche connesse con la successione nel marchesato del Monferrato. In Val Susa l’epidemia colpì la popolazione in due tornate: una prima nella primavera-estate del 1629; una seconda, ancor più tragica, nella primavera del 1630, e durò almeno fino alla fine dell’anno. I decessi stimati nel biennio di peste furono circa 1250, su una popolazione di 1650 abitanti. Come fonte dei dati sono stati utilizzati i registri delle sepolture attualmente conservati presso l’archivio della Parrocchia di Giaglione. Sono state rilevate le morti dal 1608 al 1644 e quelle dal 1700 al 1738. Purtroppo la fonte è incompleta: mancano le registrazioni dei primi mesi del 1612 e, soprattutto, quelle relative alla seconda tornata di peste, quando morirono dapprima il parroco, successivamente il sostituto ed infine il frate francescano che aveva rimpiazzato il sostituto. La compilazione del registro delle sepolture riprende con regolarità solo dal settembre del 1632. Le informazioni sono piuttosto scarne: per ciascuna sepoltura si dispone soltanto della data, del cognome e del nome del deceduto, del sesso, quasi sempre della paternità e abbastanza spesso del nome della madre; per le donne decedute, sposate o vedove, viene riportato anche il nominativo del coniuge. Purtroppo non è quasi mai indicata l’età alla morte. Le frequenze dei cognomi precedenti l’epidemia sono state confrontate con quelle degli anni successivi per determinare l’intensità del collo di bottiglia sulla struttura genetica e con quelle dei primi decenni del XVIII secolo per studiare il ripopolamento del paese in termini di nuove forme cognominali. Un’ultima comparazione è stata effettuata utilizzando come confronto la popolazione censita nel 1799.
2013
Il collo di bottiglia dell'epidemia di peste del 1629-1630 nella popolazione di Giaglione (TO) / DE IASIO, Sergio; M., Fagiano; Boano, Rosa; M., Girotti. - In: ANNALI DELL'UNIVERSITÀ DI FERRARA. SEZIONE: MUSEOLOGIA SCIENTIFICA E NATURALISTICA. - ISSN 1824-2707. - (2013), pp. 77-78. (Intervento presentato al convegno XX Congresso dell'A.A.I. "Variabilità umana tra passato e presente" tenutosi a Ferrara nel 11-13 settembre 2013).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11381/2761909
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