La migrazione è un fenomeno reversibile che ha interessato in misura maggiore o minore tutte le comunità umane. La migrazione in ingresso consente non solo di ampliare il pool genico di una popolazione ma anche di importare nuovi modelli comportamentali che possono rivelarsi fondamentali nel processo di sopravvivenza e di sviluppo della comunità stessa. La migrazione in uscita, pur impoverendone subitaneamente il patrimonio genetico, può alla lunga rivelarsi presupposto di arricchimento futuro per la popolazione d’origine, purché l’emigrazione abbia carattere di temporaneità: i singoli emigranti hanno così l’opportunità di formarsi e crescere in un ambiente diverso da quello autoctono importando le nuove esperienze nella comunità d’origine, eventualmente accompagnati da un partner alloctono, contribuendo così all’ampliamento del flusso genico in entrata. L’emigrazione temporanea nelle popolazioni del passato può essere desunta dall’analisi dei registri di flusso: anagrafe in primo luogo, laddove disponibile. I registri nominativi individuali (nascite, matrimoni e decessi) non sono invece in grado di dare un’informazione soddisfacente alla mobilità. Conviene allora ricorrere alle rilevazioni di stato (censimenti o stati delle anime) che vanno integrate da un minuzioso lavoro di linkage delle informazioni sui singoli individui finalizzato a determinarne la presenza/assenza e le eventuali caratteristiche di mobilità da un censimento all’altro. L’emigrazione temporanea viene qui studiata tramite i censimenti della popolazione di Giaglione (TO) negli anni della transizione dallo Stato sabaudo (1858) al Regno d’Italia (1861). La documentazione, su base famigliare, è molto dettagliata per entrambe le rilevazioni e tra i censiti sono compresi anche i “temporaneamente assenti” corredati dall’indicazione della loro attività lavorativa e della dimora. In soli tre anni la quota di emigrati passa dal 5.5% (93 assenti su 1695 residenti) al 9% (156 emigrati su 1733 residenti). Le destinazioni dell’emigrazione al 1858 sono equiripartite tra alta e media val di Susa, Piemonte, Resto d’Italia, Savoia e Francia, mentre al 1861 si osserva un boom di emigrati nella zona di Bardonecchia. Questi sono prevalentemente minatori e braccianti presumibilmente assunti tra le maestranze ingaggiate per la costruzione del tunnel del Frejus. Sono anni nei quali la presenza di giovani a Giaglione è fortemente ridotta: quasi tutti gli emigrati sono adulti in età lavorativa e la percentuale di assenza nelle relative classi d’età risulta essere anche oltre il 50%. L’emigrazione a carattere individuale (un solo individuo assente per famiglia) è tra il il 40-45% del totale sia nel 1858 che nel 1861, mentre quella che interessa più soggetti della stessa famiglia si rivela più sostenuta nel 1861: in media 2,8 persone per famiglia nei nuclei nei quali si sono osservati più emigranti contro 2,2 del 1858.
Emigrazione temporanea recente e di lungo corso a Giaglione (TO): 1858 e 1861 / DE IASIO, Sergio; M., Fagiano; Boano, Rosa; M., Girotti. - In: ANNALI DELL'UNIVERSITÀ DI FERRARA. SEZIONE: MUSEOLOGIA SCIENTIFICA E NATURALISTICA. - ISSN 1824-2707. - (2013), pp. 77-77. (Intervento presentato al convegno XX Congresso dell'A.A.I. "Variabilità umana tra passato e presente" tenutosi a Ferrara nel 11-13 settembre 2013).
Emigrazione temporanea recente e di lungo corso a Giaglione (TO): 1858 e 1861
DE IASIO, Sergio;BOANO, ROSA;
2013-01-01
Abstract
La migrazione è un fenomeno reversibile che ha interessato in misura maggiore o minore tutte le comunità umane. La migrazione in ingresso consente non solo di ampliare il pool genico di una popolazione ma anche di importare nuovi modelli comportamentali che possono rivelarsi fondamentali nel processo di sopravvivenza e di sviluppo della comunità stessa. La migrazione in uscita, pur impoverendone subitaneamente il patrimonio genetico, può alla lunga rivelarsi presupposto di arricchimento futuro per la popolazione d’origine, purché l’emigrazione abbia carattere di temporaneità: i singoli emigranti hanno così l’opportunità di formarsi e crescere in un ambiente diverso da quello autoctono importando le nuove esperienze nella comunità d’origine, eventualmente accompagnati da un partner alloctono, contribuendo così all’ampliamento del flusso genico in entrata. L’emigrazione temporanea nelle popolazioni del passato può essere desunta dall’analisi dei registri di flusso: anagrafe in primo luogo, laddove disponibile. I registri nominativi individuali (nascite, matrimoni e decessi) non sono invece in grado di dare un’informazione soddisfacente alla mobilità. Conviene allora ricorrere alle rilevazioni di stato (censimenti o stati delle anime) che vanno integrate da un minuzioso lavoro di linkage delle informazioni sui singoli individui finalizzato a determinarne la presenza/assenza e le eventuali caratteristiche di mobilità da un censimento all’altro. L’emigrazione temporanea viene qui studiata tramite i censimenti della popolazione di Giaglione (TO) negli anni della transizione dallo Stato sabaudo (1858) al Regno d’Italia (1861). La documentazione, su base famigliare, è molto dettagliata per entrambe le rilevazioni e tra i censiti sono compresi anche i “temporaneamente assenti” corredati dall’indicazione della loro attività lavorativa e della dimora. In soli tre anni la quota di emigrati passa dal 5.5% (93 assenti su 1695 residenti) al 9% (156 emigrati su 1733 residenti). Le destinazioni dell’emigrazione al 1858 sono equiripartite tra alta e media val di Susa, Piemonte, Resto d’Italia, Savoia e Francia, mentre al 1861 si osserva un boom di emigrati nella zona di Bardonecchia. Questi sono prevalentemente minatori e braccianti presumibilmente assunti tra le maestranze ingaggiate per la costruzione del tunnel del Frejus. Sono anni nei quali la presenza di giovani a Giaglione è fortemente ridotta: quasi tutti gli emigrati sono adulti in età lavorativa e la percentuale di assenza nelle relative classi d’età risulta essere anche oltre il 50%. L’emigrazione a carattere individuale (un solo individuo assente per famiglia) è tra il il 40-45% del totale sia nel 1858 che nel 1861, mentre quella che interessa più soggetti della stessa famiglia si rivela più sostenuta nel 1861: in media 2,8 persone per famiglia nei nuclei nei quali si sono osservati più emigranti contro 2,2 del 1858.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.