SCOPI: evidenziare la rilevanza che la comunicazione di diagnosi al bambino malato (di leucemie e linfomi) e ai suoi fratelli può avere sulla comprensione e sul vissuto della malattia di bambini e familiari, sull'adesione al processo terapeutico, sulla comunicazione intrafamiliare circa l’esperienza di malattia. METODI: attraverso un approccio qualitativo è stato condotto uno studio di caso che ha combinato osservazione (dei colloqui tra medico e bambini) e interviste semistrutturate ai loro genitori; i materiali sono stati sottoposti ad analisi di contenuto. RISULTATI: il colloquio pare favorire la partecipazione dei bambini e la loro comprensione e accettazione della malattia, ma anche supportare i genitori nella gestione della relazione e comunicazione con i propri figli malati e con quelli sani; questi ultimi appaiono isolati, sofferenti, talora dimenticati e con diffusi comportamenti problematici. CONCLUSIONI: il colloquio è preziosissimo per promuovere la partecipazione dei bambini sani come di quelli malati; tuttavia essa va continuamente rinnovata anche successivamente, sia a casa che in ospedale, e passa attraverso la promozione di un'alleanza educativa con i genitori.
La comunicazione di diagnosi ai bambini malati e ai loro fratelli. Uno studio di caso presso l’Ospedale “San Gerardo” di Monza / Luciano, Elena. - In: QUADERNI ACP. - ISSN 2039-1382. - 20(4):(2013), pp. 161-165.
La comunicazione di diagnosi ai bambini malati e ai loro fratelli. Uno studio di caso presso l’Ospedale “San Gerardo” di Monza
LUCIANO, Elena
2013-01-01
Abstract
SCOPI: evidenziare la rilevanza che la comunicazione di diagnosi al bambino malato (di leucemie e linfomi) e ai suoi fratelli può avere sulla comprensione e sul vissuto della malattia di bambini e familiari, sull'adesione al processo terapeutico, sulla comunicazione intrafamiliare circa l’esperienza di malattia. METODI: attraverso un approccio qualitativo è stato condotto uno studio di caso che ha combinato osservazione (dei colloqui tra medico e bambini) e interviste semistrutturate ai loro genitori; i materiali sono stati sottoposti ad analisi di contenuto. RISULTATI: il colloquio pare favorire la partecipazione dei bambini e la loro comprensione e accettazione della malattia, ma anche supportare i genitori nella gestione della relazione e comunicazione con i propri figli malati e con quelli sani; questi ultimi appaiono isolati, sofferenti, talora dimenticati e con diffusi comportamenti problematici. CONCLUSIONI: il colloquio è preziosissimo per promuovere la partecipazione dei bambini sani come di quelli malati; tuttavia essa va continuamente rinnovata anche successivamente, sia a casa che in ospedale, e passa attraverso la promozione di un'alleanza educativa con i genitori.File | Dimensione | Formato | |
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