I fitoplasmi, eubatteri privi di parete appartenenti alla classe dei Mollicutes e patogeni intrafloematici obbligati, sono considerati agenti eziologici di numerose patologie di piante ornamentali e alberi da frutto. In Vitis vinifera le fitoplasmosi prendono genericamente il nome di “giallumi” (GY), ma sono provocate da fitoplasmi appartenenti a diversi gruppi: ad esempio, in Italia la diffusione delle fitoplasmosi viene attribuita principalmente alla flavescenza dorata (FD) e al legno nero (BN). In quanto endemici e non curabili, i giallumi risultano particolarmente dannosi per la produttività dei vigneti colpiti; per questo motivo esiste una Direttiva nazionale che mira a ridurre l'impatto dei GY attraverso l’incenerimento delle colture infette, l'impiego di materiale di propagazione sano e il controllo degli insetti vettori come Scaphoideus titanus per FD e Hyalestes obsoletus per BN. Approcci di genomica e trascrittomica sono stati recentemente utilizzati con successo per analizzare le interazioni pianta-fitoplasma negli individui infetti, permettendo anche di indagare il fenomeno del recovery, una remissione spontanea dei sintomi che non implica necessariamente la scomparsa del patogeno dalla pianta ospite (1). Obiettivi di questo progetto sono la messa a punto di metodi diagnostici sensibili e l’approfondimento della comprensione dell’interazione fitoplasma/ospite (2,3): nello specifico, ci si propone di individuare variazioni nel proteoma di piante infette e recovered, con particolare attenzione alla biosintesi di PR-proteins. In questo senso, è stato testato un metodo di estrazione rapida che consente di processare limitatissime quantità di tessuto e permette di ottenere estratti cellulari molto concentrati senza la necessità di ricorrere a precipitazione. Su tali estratti si è proceduto a una valutazione preliminare dell’immunoreattività, tramite ibridazione con un anticorpo anti-GDH (glutammato deidrogenasi) specifico per V. vinifera. In estratti di lamina fogliare e di nervatura centrale provenienti da individui sani, sintomatici (BN) e recovered, è stata quindi stimata l’abbondanza relativa di PR-2 (beta-1,3-glucanasi) e PR-3(chitinasi) tramite western blot: i risultati ottenuti dimostrano che negli individui recovered la quantità delle due PR-protein è intermedia rispetto a quella evidenziata negli individui sani e infetti. Lo stesso tipo di analisi è stata poi estesa a tessuti degli stessi individui campionati sia durante la stagione vegetativa precoce (giugno) sia durante una stagione vegetativa più tardiva (settembre). La possibilità di associare l’espressione di PR-protein alla gravità dei sintomi ascrivibili alla infezione sembrerebbe una strategia promettente che, sfruttando la proteina come “indice quantitativo” del livello di infezione, potrebbe consentire una diagnosi precoce della presenza del fitoplasma in uno stadio di sviluppo della pianta normalmente privo di sintomi.
Analisi proteomica nella diagnosi precoce di fitoplasmosi in Vitis vinifera / Degola, Francesca; M., Maurizio; SANITA' DI TOPPI, Luigi. - STAMPA. - (2013), p. 46. (Intervento presentato al convegno 108° Congresso Nazionale della Società Botanica Italiana tenutosi a Baselga di Pinè (TN) nel 18-20 Settembre 2013).
Analisi proteomica nella diagnosi precoce di fitoplasmosi in Vitis vinifera
DEGOLA, Francesca;SANITA' DI TOPPI, Luigi
2013-01-01
Abstract
I fitoplasmi, eubatteri privi di parete appartenenti alla classe dei Mollicutes e patogeni intrafloematici obbligati, sono considerati agenti eziologici di numerose patologie di piante ornamentali e alberi da frutto. In Vitis vinifera le fitoplasmosi prendono genericamente il nome di “giallumi” (GY), ma sono provocate da fitoplasmi appartenenti a diversi gruppi: ad esempio, in Italia la diffusione delle fitoplasmosi viene attribuita principalmente alla flavescenza dorata (FD) e al legno nero (BN). In quanto endemici e non curabili, i giallumi risultano particolarmente dannosi per la produttività dei vigneti colpiti; per questo motivo esiste una Direttiva nazionale che mira a ridurre l'impatto dei GY attraverso l’incenerimento delle colture infette, l'impiego di materiale di propagazione sano e il controllo degli insetti vettori come Scaphoideus titanus per FD e Hyalestes obsoletus per BN. Approcci di genomica e trascrittomica sono stati recentemente utilizzati con successo per analizzare le interazioni pianta-fitoplasma negli individui infetti, permettendo anche di indagare il fenomeno del recovery, una remissione spontanea dei sintomi che non implica necessariamente la scomparsa del patogeno dalla pianta ospite (1). Obiettivi di questo progetto sono la messa a punto di metodi diagnostici sensibili e l’approfondimento della comprensione dell’interazione fitoplasma/ospite (2,3): nello specifico, ci si propone di individuare variazioni nel proteoma di piante infette e recovered, con particolare attenzione alla biosintesi di PR-proteins. In questo senso, è stato testato un metodo di estrazione rapida che consente di processare limitatissime quantità di tessuto e permette di ottenere estratti cellulari molto concentrati senza la necessità di ricorrere a precipitazione. Su tali estratti si è proceduto a una valutazione preliminare dell’immunoreattività, tramite ibridazione con un anticorpo anti-GDH (glutammato deidrogenasi) specifico per V. vinifera. In estratti di lamina fogliare e di nervatura centrale provenienti da individui sani, sintomatici (BN) e recovered, è stata quindi stimata l’abbondanza relativa di PR-2 (beta-1,3-glucanasi) e PR-3(chitinasi) tramite western blot: i risultati ottenuti dimostrano che negli individui recovered la quantità delle due PR-protein è intermedia rispetto a quella evidenziata negli individui sani e infetti. Lo stesso tipo di analisi è stata poi estesa a tessuti degli stessi individui campionati sia durante la stagione vegetativa precoce (giugno) sia durante una stagione vegetativa più tardiva (settembre). La possibilità di associare l’espressione di PR-protein alla gravità dei sintomi ascrivibili alla infezione sembrerebbe una strategia promettente che, sfruttando la proteina come “indice quantitativo” del livello di infezione, potrebbe consentire una diagnosi precoce della presenza del fitoplasma in uno stadio di sviluppo della pianta normalmente privo di sintomi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.