L’eremitismo cristiano, fenomeno che affonda le sue radici già pochi secoli dopo la venuta di Cristo, riprese nuovo vigore nei secoli centrali del medioevo. Inizialmente, infatti, solo il monachesimo benedettino, che con la Regola di San Benedetto (dettata nel 534) aveva annoverato gli eremiti tra i tipi di monaci, prevedeva la pratica dell’ascetismo fra i singoli cenobiti. Caratteristica fondamentale dell’eremita, nella sua accezione originaria, era quella di una spasmodica ricerca di solitudine e contemplazione volta al raggiungimento della perfezione spirituale e individuale attraverso l’esperienza mistica del colloquio con Dio. Nei secoli XI e XII, con il mutare delle esigenze dell’epoca, si provò a realizzare una forma di vita ascetica severa pur rimanendo all’interno del cenobio. Con il trascorrere del tempo, la ricerca della povertà assoluta da parte degli eremiti, fece si che l’eremitismo sfociasse in gran parte nei movimenti e negli Ordini Mendicanti del XIII secolo. Fra questi particolare importanza assunse l’ordine di San Francesco costituito già nel 1211. A Parma i primi Frati Minori, poi detti Conventuali, appartenenti all’ordine francescano, vennero accolti nel 1221 e dopo soli sei anni, nel 1227, cominciarono ad erigere il proprio convento in una zona detta “prato regio”, situata oltre le antiche mura. La costruzione degli edifici conventuali fu terminata nel 1238, mentre la grande chiesa in stile gotico fu conclusa, nella sua conformazione definitiva, solo durante il XV secolo. Come molti altri conventi, anche quello francescano a Parma venne soppresso in seguito agli editti napoleonici di fine Settecento. L’intero complesso venne quindi trasformato da luogo di pace e preghiera a carcere di massima sicurezza; funzione che ha svolto ininterrottamente dal 1804 fino agli anni 90 del secolo scorso, quando la sua gestione venne assegnata all’Università degli Studi di Parma. Attualmente gli edifici, ancora interamente da recuperare, sono oggetto di numerosi studi da parte di diversi settori scientifico-disciplinari afferenti all’ateneo parmense, fra cui quello del Disegno che già da alcuni anni ne sta curando il rilevamento architettonico. Allo stato attuale della ricerca è stato possibile creare un primo prodotto multimediale gestibile e flessibile, di facile consultazione e utilizzo immediato, in grado di fornire un valido supporto per le successive fasi di progettazione e restauro ancora in divenire.

Conventi e monasteri a Parma: il caso di san Francesco del Prato / Giandebiaggi, Paolo; Zerbi, Andrea. - STAMPA. - (2013), pp. 86-93. (Intervento presentato al convegno Architettura eremitica. Sistemi progettuali e paesaggi culturali tenutosi a La Verna (AR) nel 20-22 settembre 2013).

Conventi e monasteri a Parma: il caso di san Francesco del Prato

GIANDEBIAGGI, Paolo;ZERBI, Andrea
2013-01-01

Abstract

L’eremitismo cristiano, fenomeno che affonda le sue radici già pochi secoli dopo la venuta di Cristo, riprese nuovo vigore nei secoli centrali del medioevo. Inizialmente, infatti, solo il monachesimo benedettino, che con la Regola di San Benedetto (dettata nel 534) aveva annoverato gli eremiti tra i tipi di monaci, prevedeva la pratica dell’ascetismo fra i singoli cenobiti. Caratteristica fondamentale dell’eremita, nella sua accezione originaria, era quella di una spasmodica ricerca di solitudine e contemplazione volta al raggiungimento della perfezione spirituale e individuale attraverso l’esperienza mistica del colloquio con Dio. Nei secoli XI e XII, con il mutare delle esigenze dell’epoca, si provò a realizzare una forma di vita ascetica severa pur rimanendo all’interno del cenobio. Con il trascorrere del tempo, la ricerca della povertà assoluta da parte degli eremiti, fece si che l’eremitismo sfociasse in gran parte nei movimenti e negli Ordini Mendicanti del XIII secolo. Fra questi particolare importanza assunse l’ordine di San Francesco costituito già nel 1211. A Parma i primi Frati Minori, poi detti Conventuali, appartenenti all’ordine francescano, vennero accolti nel 1221 e dopo soli sei anni, nel 1227, cominciarono ad erigere il proprio convento in una zona detta “prato regio”, situata oltre le antiche mura. La costruzione degli edifici conventuali fu terminata nel 1238, mentre la grande chiesa in stile gotico fu conclusa, nella sua conformazione definitiva, solo durante il XV secolo. Come molti altri conventi, anche quello francescano a Parma venne soppresso in seguito agli editti napoleonici di fine Settecento. L’intero complesso venne quindi trasformato da luogo di pace e preghiera a carcere di massima sicurezza; funzione che ha svolto ininterrottamente dal 1804 fino agli anni 90 del secolo scorso, quando la sua gestione venne assegnata all’Università degli Studi di Parma. Attualmente gli edifici, ancora interamente da recuperare, sono oggetto di numerosi studi da parte di diversi settori scientifico-disciplinari afferenti all’ateneo parmense, fra cui quello del Disegno che già da alcuni anni ne sta curando il rilevamento architettonico. Allo stato attuale della ricerca è stato possibile creare un primo prodotto multimediale gestibile e flessibile, di facile consultazione e utilizzo immediato, in grado di fornire un valido supporto per le successive fasi di progettazione e restauro ancora in divenire.
2013
9788879706414
Conventi e monasteri a Parma: il caso di san Francesco del Prato / Giandebiaggi, Paolo; Zerbi, Andrea. - STAMPA. - (2013), pp. 86-93. (Intervento presentato al convegno Architettura eremitica. Sistemi progettuali e paesaggi culturali tenutosi a La Verna (AR) nel 20-22 settembre 2013).
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