Scopo di questo articolo è analizzare fino a che punto l’incipit di uno dei romanzi più famosi di Jane Austen aderisca a, e in parte determini, il finale dei romanzi presi in esame e la loro trasposizione filmica. Questa breve trattazione si muove così su più piani, guardando inizialmente ai rapporti di intertestualità esistenti fra il romanzo di Austen e quello di Fielding, intesi e commentati in questa sede in termini di traduzione, per spostare poi l’attenzione sulla traduzione intersemiotica di quest’ultimo, realizzata da Sharon Maguire nel 2001, per dimostrare come le infedeltà traduttive attuate nel finale del film del 2001 lascino presupporre come ipotesto non tanto il testo fonte di Fielding, di cui il film dovrebbe in realtà offrire una traduzione, quanto il testo fonte più remoto, cioè *Pride and Prejudice* di Austen, adattato per uno sceneggiato della BBC nel 1995. Come spero apparirà evidente, dunque, nel corso del processo che avrebbe dovuto portare ad una traduzione intersemiotica perlopiù fedele del testo fonte, viene saltato un passaggio, e scopo dell’articolo sarà esaminare non solo questo stesso processo, ma anche le implicazioni che questa strategia traduttiva ha a livello linguistico e, soprattutto, ideologico.
Infedeltà intersemiotiche alla ricerca di un lieto fine: *Pride and Prejudice* di Jane Austen e *Bridget Jones's Diary* di Helen Fielding a confronto / Canepari, Michela. - In: LA TORRE DI BABELE. - ISSN 1724-3114. - 5:(2008), pp. 135-146.
Infedeltà intersemiotiche alla ricerca di un lieto fine: *Pride and Prejudice* di Jane Austen e *Bridget Jones's Diary* di Helen Fielding a confronto
CANEPARI, Michela
2008-01-01
Abstract
Scopo di questo articolo è analizzare fino a che punto l’incipit di uno dei romanzi più famosi di Jane Austen aderisca a, e in parte determini, il finale dei romanzi presi in esame e la loro trasposizione filmica. Questa breve trattazione si muove così su più piani, guardando inizialmente ai rapporti di intertestualità esistenti fra il romanzo di Austen e quello di Fielding, intesi e commentati in questa sede in termini di traduzione, per spostare poi l’attenzione sulla traduzione intersemiotica di quest’ultimo, realizzata da Sharon Maguire nel 2001, per dimostrare come le infedeltà traduttive attuate nel finale del film del 2001 lascino presupporre come ipotesto non tanto il testo fonte di Fielding, di cui il film dovrebbe in realtà offrire una traduzione, quanto il testo fonte più remoto, cioè *Pride and Prejudice* di Austen, adattato per uno sceneggiato della BBC nel 1995. Come spero apparirà evidente, dunque, nel corso del processo che avrebbe dovuto portare ad una traduzione intersemiotica perlopiù fedele del testo fonte, viene saltato un passaggio, e scopo dell’articolo sarà esaminare non solo questo stesso processo, ma anche le implicazioni che questa strategia traduttiva ha a livello linguistico e, soprattutto, ideologico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.