Longhi, studente diciannovenne presso la Facoltà di Lettere torinese, scrive nel maggio del 1909 a Prezzolini, direttore della “Voce”, per proporsi come collaboratore alla rivista. Solo tre anni sarebbero trascorsi prima di poter registrare l’invio della prima missiva di Longhi a Berenson (settembre 1912), missiva che apre il richiamato carteggio tra i due grandi storici dell’arte che non solo è, come si è detto, pressoché coevo a quello che presentiamo, ma anche con esso si interseca attraverso il contenuto di alcune interessanti lettere che possiamo qui leggere. Inoltre, come nel caso precedente, un giovane Longhi ci appare ben agguerrito nel manifestare le proprie aspirazioni e indiscusse qualità culturali, associate alla volontà di porsi in quell’inizio di secolo come un profondo innovatore della critica d’arte. Quasi con insofferenza giudica così, egli ancora studente universitario, il suo milieu: “Dio, che muffa, che lezzo!” Con le sue sessantatre lettere, in gran parte inedite, il carteggio non solo risulta dunque un’importante vetrina per poter meglio conoscere il giovane Longhi (le cui missive sono all’incirca doppie di quelle del suo corrispondente) ma pure ci appare come una significativa occasione per aggiungere nuovi preziosi elementi ad un quadro storico che al debutto del Novecento risultava già attraversato, con il fiato delle avanguardie, da numerose e vitali istanze di rinnovamento.
Roberto Longhi – Giuseppe Prezzolini Lettere (1909 – 1927) / Fadda, Elisabetta; M. C., Bandera. - STAMPA. - (2011), pp. 1-173.
Roberto Longhi – Giuseppe Prezzolini Lettere (1909 – 1927)
FADDA, Elisabetta;
2011-01-01
Abstract
Longhi, studente diciannovenne presso la Facoltà di Lettere torinese, scrive nel maggio del 1909 a Prezzolini, direttore della “Voce”, per proporsi come collaboratore alla rivista. Solo tre anni sarebbero trascorsi prima di poter registrare l’invio della prima missiva di Longhi a Berenson (settembre 1912), missiva che apre il richiamato carteggio tra i due grandi storici dell’arte che non solo è, come si è detto, pressoché coevo a quello che presentiamo, ma anche con esso si interseca attraverso il contenuto di alcune interessanti lettere che possiamo qui leggere. Inoltre, come nel caso precedente, un giovane Longhi ci appare ben agguerrito nel manifestare le proprie aspirazioni e indiscusse qualità culturali, associate alla volontà di porsi in quell’inizio di secolo come un profondo innovatore della critica d’arte. Quasi con insofferenza giudica così, egli ancora studente universitario, il suo milieu: “Dio, che muffa, che lezzo!” Con le sue sessantatre lettere, in gran parte inedite, il carteggio non solo risulta dunque un’importante vetrina per poter meglio conoscere il giovane Longhi (le cui missive sono all’incirca doppie di quelle del suo corrispondente) ma pure ci appare come una significativa occasione per aggiungere nuovi preziosi elementi ad un quadro storico che al debutto del Novecento risultava già attraversato, con il fiato delle avanguardie, da numerose e vitali istanze di rinnovamento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.