L’articolo affronta due aspetti peculiari delle Rime di Giambattista Marino del 1602: modello che diventerà egemone per tutta la lirica seicentesca. Per quanto riguarda l’aspetto strutturale: ossia la ripartizione dei testi secondo una suddivisione tematica, si analizzano in particolare le raccolte di Giambattista Guarini e di Torquato Tasso, già indicate nella letteratura critica quale sicuro riferimento per la scelta mariniana. Viene tuttavia sottolineato come fra le due proposte la più incisiva sia probabilmente quella di Guarini, che prima che nella raccolta del 1598 presenta già una suddivisione tematica nel micro-canzoniere edito tra le Rime degli Accademici Eterei, silloge a cui lo stesso Tasso sembra debitore per alcune scelte strutturali e più puntualmente stilistiche. Il secondo aspetto analizzato concerne invece la scelta selettiva da parte del Marino delle terzine CDC DCD nella forma sonetto. Una selezione che diverrà da lì in avanti praticamente assoluta nelle raccolte seicentesche e fino all’Arcadia, e che sembra potersi spiegare come eredità di una filiera poetica meridionale, segnatamente napoletana, di sicura influenza sul Marino, e motivata dal punto di vista stilistico come la più propria a rappresentare metricamente uno stile concettoso, caratterizzato dall’andamento epigrammatico e arguto, cui si associa un’impostazione sintattica semplice e lineare. Nella trattatistica cinquecentesca infatti questa forma viene classificata come appartenente al filone “dolce” della lirica, e la sua adozione indica perciò l’affiliazione a un canone opposta a quello casiano della “gravitas”: come indicano le raccolte dello stesso Tasso che nella ripartizione delle proprie rime riserva a questa forma il filone amoroso della propria produzione. Questa opzione per una linea metrica “temperata” è oggetto tra l’atro di una sottile polemica verso Marino da parte di Tommaso Stigliani, che addirittura falsifica in questo senso la propria produzione precedente per rivendicarsene il primato, a segno del valore di questa scelta come cifra stilistica legata a una precisa proposta letteraria.

L'anima nei piedi. Struttura e terzine nelle raccolte di rime tra Cinquecento e Seicento / Raboni, Giulia. - In: STILISTICA E METRICA ITALIANA. - ISSN 1591-6693. - 12:(2012), pp. 125-172.

L'anima nei piedi. Struttura e terzine nelle raccolte di rime tra Cinquecento e Seicento

RABONI, Giulia
2012-01-01

Abstract

L’articolo affronta due aspetti peculiari delle Rime di Giambattista Marino del 1602: modello che diventerà egemone per tutta la lirica seicentesca. Per quanto riguarda l’aspetto strutturale: ossia la ripartizione dei testi secondo una suddivisione tematica, si analizzano in particolare le raccolte di Giambattista Guarini e di Torquato Tasso, già indicate nella letteratura critica quale sicuro riferimento per la scelta mariniana. Viene tuttavia sottolineato come fra le due proposte la più incisiva sia probabilmente quella di Guarini, che prima che nella raccolta del 1598 presenta già una suddivisione tematica nel micro-canzoniere edito tra le Rime degli Accademici Eterei, silloge a cui lo stesso Tasso sembra debitore per alcune scelte strutturali e più puntualmente stilistiche. Il secondo aspetto analizzato concerne invece la scelta selettiva da parte del Marino delle terzine CDC DCD nella forma sonetto. Una selezione che diverrà da lì in avanti praticamente assoluta nelle raccolte seicentesche e fino all’Arcadia, e che sembra potersi spiegare come eredità di una filiera poetica meridionale, segnatamente napoletana, di sicura influenza sul Marino, e motivata dal punto di vista stilistico come la più propria a rappresentare metricamente uno stile concettoso, caratterizzato dall’andamento epigrammatico e arguto, cui si associa un’impostazione sintattica semplice e lineare. Nella trattatistica cinquecentesca infatti questa forma viene classificata come appartenente al filone “dolce” della lirica, e la sua adozione indica perciò l’affiliazione a un canone opposta a quello casiano della “gravitas”: come indicano le raccolte dello stesso Tasso che nella ripartizione delle proprie rime riserva a questa forma il filone amoroso della propria produzione. Questa opzione per una linea metrica “temperata” è oggetto tra l’atro di una sottile polemica verso Marino da parte di Tommaso Stigliani, che addirittura falsifica in questo senso la propria produzione precedente per rivendicarsene il primato, a segno del valore di questa scelta come cifra stilistica legata a una precisa proposta letteraria.
2012
L'anima nei piedi. Struttura e terzine nelle raccolte di rime tra Cinquecento e Seicento / Raboni, Giulia. - In: STILISTICA E METRICA ITALIANA. - ISSN 1591-6693. - 12:(2012), pp. 125-172.
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