Si esamina la questione assai dibattuta delle relazioni fra stato, annona e libero commercio nel Mediterraneo fra IV e VII secolo d.C., recentemente rinnovata da una rivalutazione forte dei dati quantitativi e geografici forniti dalle ceramiche da parte degli storici economici del mondo antico e dell’alto medioevo. Si esaminano i termini del problema formulando tre domande. Le modalità del commercio e la geografia dei traffici erano determinate in misura prevalente dalla circolazione dei beni afferenti all’organizzazione politica – in sostanza l’annona di Roma e di Costantinopoli e il rifornimento dell’apparato militare? E’ sostenibile l’idea connessa e conseguente che la circolazione della fiscalità naturale fosse il motore principale che muoveva anche il commercio a lunga distanza, capillarmente diffuso e costituito da grandi volumi di beni di scarso valore intrinseco, come appunto erano le derrate alimentari di base e il grosso delle ceramiche? Quanto peso e quali riflessi ebbe nella trasformazione dei traffici mediterranei la diminuzione dei volumi della redistribuzione statale conseguente al declino dell’impero, che iniziò a manifestare i suoi effetti negativi prima in Occidente a partire dagli inizi del V secolo e centocinquant’anni più tardi in Oriente a partire dalla fase finale del regno di Giustiniano?
Fisco,annona e commercio nel Mediterraneo tardoantico: destini incrociati o vite parallele? / Vera, Domenico. - (2010), pp. 1-19. (Intervento presentato al convegno LRCW. Late Roman Coarse Wares and Amphorae in the Mediterranean Archaeology. Archaeololy and Aarchaeometry. Comparison between western and eastern Mediterranean tenutosi a Università di Parma, Università di Pisa nel 26-30 marzo 2008).
Fisco,annona e commercio nel Mediterraneo tardoantico: destini incrociati o vite parallele?
VERA, Domenico
2010-01-01
Abstract
Si esamina la questione assai dibattuta delle relazioni fra stato, annona e libero commercio nel Mediterraneo fra IV e VII secolo d.C., recentemente rinnovata da una rivalutazione forte dei dati quantitativi e geografici forniti dalle ceramiche da parte degli storici economici del mondo antico e dell’alto medioevo. Si esaminano i termini del problema formulando tre domande. Le modalità del commercio e la geografia dei traffici erano determinate in misura prevalente dalla circolazione dei beni afferenti all’organizzazione politica – in sostanza l’annona di Roma e di Costantinopoli e il rifornimento dell’apparato militare? E’ sostenibile l’idea connessa e conseguente che la circolazione della fiscalità naturale fosse il motore principale che muoveva anche il commercio a lunga distanza, capillarmente diffuso e costituito da grandi volumi di beni di scarso valore intrinseco, come appunto erano le derrate alimentari di base e il grosso delle ceramiche? Quanto peso e quali riflessi ebbe nella trasformazione dei traffici mediterranei la diminuzione dei volumi della redistribuzione statale conseguente al declino dell’impero, che iniziò a manifestare i suoi effetti negativi prima in Occidente a partire dagli inizi del V secolo e centocinquant’anni più tardi in Oriente a partire dalla fase finale del regno di Giustiniano?File | Dimensione | Formato | |
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