La ricerca ha preso le mosse dal celebre frammento del Digesto 16.3.32, indicato dai medievali come Lex quod Nerva, che interessa l’equiparazione tra dolus e culpa latior. Si è inteso mostrare in quale modo il frammento rivesta un’importanza rilevante nella tradizione romanistica e nella riflessione giuridica occidentale in merito al problema della responsabilità e dei criteri soggettivi di imputazione della stessa. Un momento cruciale del dibattito scientifico, viene individuato dall’A. nelle differenti interpretazioni offerte del frammento della giurisprudenza romana da parte di Azzone nella Summa codicis e di Accursio nella Glossa magna, corredata da un esempio pratico (casus) attribuito a Viv(ianus Toscus). Analizzando puntualmente i testi medievali richiamati, emerge che Azzone considera specificamente il caso del depositario, per il quale indica valere la regola dell’equiparazione della colpa lata al dolo, salvo che il depositario sia altrettanto negligente verso le cose proprie. Su questa linea, che conferisce rilievo all’aspetto concreto della condotta nonostante non manchi un richiamo ad un modello astratto di diligenza, si colloca il casus di Viviano. Accursio, di contro, trasmette alla successiva riflessione giuridica europea, in forza dell’autorevolezza e del successo della sua opera, una lettura in senso oggettivo della responsabilità del depositario, da confrontare con il parametro astratto della diligenza comune, considerando soltanto in malam partem la diligentia quam in suis rebus. Nella visione di Accursio il depositario lascia il posto al debitore in generale, e ciò è confermato dall’analisi condotta sulla glossa si maritus alla Lex si constante (D. 24.3.24.5), richiamata nella glossa alla Lex quod Nerva; questo risponde ad una considerazione sistematica più ampia, che trova una significativa ripresa in epoca codificatoria, di cui la ricerca rende conto.
Responsabilità del depositario e del debitore. D. 16.3.32 (lex quod Nerva) nelle interpretazioni di Azzone e Accursio / Agnati, Ulrico. - In: STUDIA ET DOCUMENTA HISTORIAE ET IURIS. - ISSN 1026-9169. - 75:(2009), pp. 322-356.
Responsabilità del depositario e del debitore. D. 16.3.32 (lex quod Nerva) nelle interpretazioni di Azzone e Accursio
AGNATI, Ulrico
2009-01-01
Abstract
La ricerca ha preso le mosse dal celebre frammento del Digesto 16.3.32, indicato dai medievali come Lex quod Nerva, che interessa l’equiparazione tra dolus e culpa latior. Si è inteso mostrare in quale modo il frammento rivesta un’importanza rilevante nella tradizione romanistica e nella riflessione giuridica occidentale in merito al problema della responsabilità e dei criteri soggettivi di imputazione della stessa. Un momento cruciale del dibattito scientifico, viene individuato dall’A. nelle differenti interpretazioni offerte del frammento della giurisprudenza romana da parte di Azzone nella Summa codicis e di Accursio nella Glossa magna, corredata da un esempio pratico (casus) attribuito a Viv(ianus Toscus). Analizzando puntualmente i testi medievali richiamati, emerge che Azzone considera specificamente il caso del depositario, per il quale indica valere la regola dell’equiparazione della colpa lata al dolo, salvo che il depositario sia altrettanto negligente verso le cose proprie. Su questa linea, che conferisce rilievo all’aspetto concreto della condotta nonostante non manchi un richiamo ad un modello astratto di diligenza, si colloca il casus di Viviano. Accursio, di contro, trasmette alla successiva riflessione giuridica europea, in forza dell’autorevolezza e del successo della sua opera, una lettura in senso oggettivo della responsabilità del depositario, da confrontare con il parametro astratto della diligenza comune, considerando soltanto in malam partem la diligentia quam in suis rebus. Nella visione di Accursio il depositario lascia il posto al debitore in generale, e ciò è confermato dall’analisi condotta sulla glossa si maritus alla Lex si constante (D. 24.3.24.5), richiamata nella glossa alla Lex quod Nerva; questo risponde ad una considerazione sistematica più ampia, che trova una significativa ripresa in epoca codificatoria, di cui la ricerca rende conto.File | Dimensione | Formato | |
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