Questo saggio si propone di dar corso ad una analisi retrospettiva del passato coloniale italiano e dei suoi sistemi giuridici di governo, finalizzata alla lettura del presente. In particolare, ci si chiede il perchè si debba scegliere di leggere le questioni attuali poste dalla “condizione multiculturale” nella prospettiva dell’esperienza storica coloniale. Una prima motivazione è dovuta alle analogie sociali e giuridiche che si sono prodotte e si producono nei due ambiti, quello passato e quello odierno, in ragione della sopravvenuta condizione di multiculturalità. Ciò conduce inoltre, e quasi per riflesso, a scandagliare il percorso giuridico di rilevanza della differenziazione personale alle origini dell’individualismo liberale, suggerendo nuovi strumenti e prospettive per una sua analisi critica. Un’indagine di questo genere appare peraltro utile per monitorare, tra le pieghe delle dinamiche democratiche e normative attuali, l’eventuale pericolo di fenomeni di subalternità culturale tra gruppi sociali, che possono anche tradursi in processi di subordinazione giuridica a tutti gli effetti. La seconda motivazione è collegata alla prima. Nei sistemi giuridici coloniali il bilanciamento tra uguaglianza e differenza era articolato in modo formalmente inverso rispetto a quello praticato dalle attuali istituzioni democratico‐costituzionali: nel senso che se negli assetti contemporanei il valore dell’uguaglianza impronta di sé il sistema costituzionale, i regimi coloniali erano invece esplicitamente costruiti sul valore della diversità. La rilevazione e il mantenimento delle differenze costituiva anzi obiettivo primario di quegli apparati, condizionandone ogni estrinsecazione, sia formale sia sostanziale. Come si mostrerà tale obiettivo veniva perseguito, giuridicamente, con strategie e meccanismi a volte riconoscibili, a volte nascosti, a volte involontari. Ma la differenziazione razziale e culturale strideva cronicamente e clamorosamente con i principi di libertà e di realizzazione individuale, che pure caratterizzavano la tradizione liberale e quindi l’impalcatura dello stato italiano pre‐fascista.
Colonialismo giuridico italiano.Archeologia della subalternità legale nei contesti multiculturali / Anello, Giancarlo. - In: STATO, CHIESE E PLURALISMO CONFESSIONALE. - ISSN 1971-8543. - novembre:(2009), pp. 1-45.
Colonialismo giuridico italiano.Archeologia della subalternità legale nei contesti multiculturali
ANELLO, Giancarlo
2009-01-01
Abstract
Questo saggio si propone di dar corso ad una analisi retrospettiva del passato coloniale italiano e dei suoi sistemi giuridici di governo, finalizzata alla lettura del presente. In particolare, ci si chiede il perchè si debba scegliere di leggere le questioni attuali poste dalla “condizione multiculturale” nella prospettiva dell’esperienza storica coloniale. Una prima motivazione è dovuta alle analogie sociali e giuridiche che si sono prodotte e si producono nei due ambiti, quello passato e quello odierno, in ragione della sopravvenuta condizione di multiculturalità. Ciò conduce inoltre, e quasi per riflesso, a scandagliare il percorso giuridico di rilevanza della differenziazione personale alle origini dell’individualismo liberale, suggerendo nuovi strumenti e prospettive per una sua analisi critica. Un’indagine di questo genere appare peraltro utile per monitorare, tra le pieghe delle dinamiche democratiche e normative attuali, l’eventuale pericolo di fenomeni di subalternità culturale tra gruppi sociali, che possono anche tradursi in processi di subordinazione giuridica a tutti gli effetti. La seconda motivazione è collegata alla prima. Nei sistemi giuridici coloniali il bilanciamento tra uguaglianza e differenza era articolato in modo formalmente inverso rispetto a quello praticato dalle attuali istituzioni democratico‐costituzionali: nel senso che se negli assetti contemporanei il valore dell’uguaglianza impronta di sé il sistema costituzionale, i regimi coloniali erano invece esplicitamente costruiti sul valore della diversità. La rilevazione e il mantenimento delle differenze costituiva anzi obiettivo primario di quegli apparati, condizionandone ogni estrinsecazione, sia formale sia sostanziale. Come si mostrerà tale obiettivo veniva perseguito, giuridicamente, con strategie e meccanismi a volte riconoscibili, a volte nascosti, a volte involontari. Ma la differenziazione razziale e culturale strideva cronicamente e clamorosamente con i principi di libertà e di realizzazione individuale, che pure caratterizzavano la tradizione liberale e quindi l’impalcatura dello stato italiano pre‐fascista.File | Dimensione | Formato | |
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