Giustamente Cesare Segre, intervistato in prossimità del suo ottantesimo compleanno, sottolinea come la critica italiana abbia sempre avuto in sé gli anticorpi necessari per non cadere nei rischi di uno scientismo arido, fondato su una formularità pretenziosa, in gara con quella delle scienze esatte. La lunga tradizione di studi filologici, un profondo senso della storia e la capacità di essere induttivi ci ha salvaguardati dalle idee a priori: prima vengono i testi e poi le teorie. Invece la nouvelle critique (da Barthes a Foucault al primo Todorov) e – si potrebbe aggiungere – pure il new criticism agivano in modo inverso, né il contrappeso dell’impianto razionalista poteva arginare la paradossalità di talune enunciazioni, poi sfociate nel decostruzionismo e in una deriva del significante verso un relativismo totale. Non si tratta di semplificare né tanto meno di banalizzare l’indagine, ma di renderla duttile, affrontando la sfida del ‘disordine’ col fare interagire diversi modi di procedere, adeguandoli di volta in volta alle peculiarità dell’opera: al suo linguaggio, al suo stile, ai suoi personaggi, ai suoi temi, al suo contesto socioculturale, al canone in cui si inscrive; con un’etica dell’impegno interpretativo, che consiste in primo luogo nel leggere a fondo il testo, nel chiosarlo punto per punto, nel penetrare nella rete strategica dei suoi segnali, nel far parlare i suoi silenzi, in un confronto continuo con altri testi estratti dallo schedario della memoria e dagli scaffali delle biblioteche. Poi si formuleranno ipotesi di lavoro, possibilmente sempre più ampie e consapevolmente sempre in fieri, adattando ai nostri sforzi l’aporia feconda del circolo ermeneutico della comprensione, per il quale la tensione esplicativa verso il senso (da dare al testo e al nostro compito) non potrà essere soddisfatta altro che attraverso un continuo ‘andirivieni’ tra le parti e il tutto. In questo modo, forse la letteratura non cesserà di essere in pericolo, secondo quanto ci avverte Todorov, ma almeno la critica non rischierà di diventare un suo pericoloso avversario
Letteratura in pericolo e critica pericolosa / Cavalli, Annamaria. - In: CAMPI IMMAGINABILI. - ISSN 1724-966X. - 38/39:(2008), pp. 282-290.
Letteratura in pericolo e critica pericolosa
CAVALLI, Annamaria
2008-01-01
Abstract
Giustamente Cesare Segre, intervistato in prossimità del suo ottantesimo compleanno, sottolinea come la critica italiana abbia sempre avuto in sé gli anticorpi necessari per non cadere nei rischi di uno scientismo arido, fondato su una formularità pretenziosa, in gara con quella delle scienze esatte. La lunga tradizione di studi filologici, un profondo senso della storia e la capacità di essere induttivi ci ha salvaguardati dalle idee a priori: prima vengono i testi e poi le teorie. Invece la nouvelle critique (da Barthes a Foucault al primo Todorov) e – si potrebbe aggiungere – pure il new criticism agivano in modo inverso, né il contrappeso dell’impianto razionalista poteva arginare la paradossalità di talune enunciazioni, poi sfociate nel decostruzionismo e in una deriva del significante verso un relativismo totale. Non si tratta di semplificare né tanto meno di banalizzare l’indagine, ma di renderla duttile, affrontando la sfida del ‘disordine’ col fare interagire diversi modi di procedere, adeguandoli di volta in volta alle peculiarità dell’opera: al suo linguaggio, al suo stile, ai suoi personaggi, ai suoi temi, al suo contesto socioculturale, al canone in cui si inscrive; con un’etica dell’impegno interpretativo, che consiste in primo luogo nel leggere a fondo il testo, nel chiosarlo punto per punto, nel penetrare nella rete strategica dei suoi segnali, nel far parlare i suoi silenzi, in un confronto continuo con altri testi estratti dallo schedario della memoria e dagli scaffali delle biblioteche. Poi si formuleranno ipotesi di lavoro, possibilmente sempre più ampie e consapevolmente sempre in fieri, adattando ai nostri sforzi l’aporia feconda del circolo ermeneutico della comprensione, per il quale la tensione esplicativa verso il senso (da dare al testo e al nostro compito) non potrà essere soddisfatta altro che attraverso un continuo ‘andirivieni’ tra le parti e il tutto. In questo modo, forse la letteratura non cesserà di essere in pericolo, secondo quanto ci avverte Todorov, ma almeno la critica non rischierà di diventare un suo pericoloso avversarioFile | Dimensione | Formato | |
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