Sulle aporie drammatiche che attraversano, dopo il 1945, la lunga stagione post-resistenziale si concentra la riflessione che il saggio organizza intorno alla vicenda intellettuale e al concreto impegno politico (prima nell'industria, più tardi nelle istituzioni) di Paolo Volponi. Al centro dell'orizzonte volponiano campeggiano le tensioni consustanziali al rapporto individuo-società, che investono anzitutto la questione del lavoro, ma poi la funzione democratica della scuola, le ambivalenze dello sviluppo industriale e l'assolutizzarsi della tecnica (nel tempo dell'incubo atomico), l'eredità dell'umanesimo olivettiano e la mutevole fenomenologia dell'alienazione (sullo sfondo di una civiltà dei consumi): mobilitando un'istanza di paideia latamente civile che Volponi esercita, in chiave decostruttiva, anzitutto contro la propria stessa voce autoriale. Perpetrando un'implosione delle geometrie romanzesche, lo scrittore teorizza un'idea di letteratura autoconflittuale che produce esiti di agonismo utopico: alle parole affida il compito di prospettare, nel seno delle istituzioni, l'urgenza di una circolazione organica dei saperi elaborati nei luoghi deputati della cultura, e nondimeno il grumo di irrequietudine esistenziale che arma nei singoli un "furor" dell'insubordinazione, contro le suadenti mistificazioni ideologiche e linguistiche del potere capitalistico.
«Sottratte dai sorveglianti rapaci». Paolo Volponi e le parole della democrazia / Varini, Diego. - STAMPA. - (2022), pp. 221-237.
«Sottratte dai sorveglianti rapaci». Paolo Volponi e le parole della democrazia
Diego Varini
2022-01-01
Abstract
Sulle aporie drammatiche che attraversano, dopo il 1945, la lunga stagione post-resistenziale si concentra la riflessione che il saggio organizza intorno alla vicenda intellettuale e al concreto impegno politico (prima nell'industria, più tardi nelle istituzioni) di Paolo Volponi. Al centro dell'orizzonte volponiano campeggiano le tensioni consustanziali al rapporto individuo-società, che investono anzitutto la questione del lavoro, ma poi la funzione democratica della scuola, le ambivalenze dello sviluppo industriale e l'assolutizzarsi della tecnica (nel tempo dell'incubo atomico), l'eredità dell'umanesimo olivettiano e la mutevole fenomenologia dell'alienazione (sullo sfondo di una civiltà dei consumi): mobilitando un'istanza di paideia latamente civile che Volponi esercita, in chiave decostruttiva, anzitutto contro la propria stessa voce autoriale. Perpetrando un'implosione delle geometrie romanzesche, lo scrittore teorizza un'idea di letteratura autoconflittuale che produce esiti di agonismo utopico: alle parole affida il compito di prospettare, nel seno delle istituzioni, l'urgenza di una circolazione organica dei saperi elaborati nei luoghi deputati della cultura, e nondimeno il grumo di irrequietudine esistenziale che arma nei singoli un "furor" dell'insubordinazione, contro le suadenti mistificazioni ideologiche e linguistiche del potere capitalistico.File | Dimensione | Formato | |
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