Viviamo in tempi di molteplici crisi ecologiche, sanitarie, economiche, politiche, culturali. E allo stesso tempo ci manca una cultura e una visione adeguata di queste crisi. Ci troviamo in effetti al cospetto di una congerie di crisi che non sembrano aprire ad alternative di sistema, ovvero a possibili “decisioni” capaci di separare ciò che abbiamo imparato e guadagnato da ciò che abbiamo sbagliato e che ci ha portato sul limitare del baratro. Piuttosto il senso di emergenza suggerito dalle crisi è sempre più utilizzato per imporre soluzioni che rafforzano le risposte tradizionali. L’immaginario catastrofico e apocalittico diffuso dall’industria culturale più che stimolare una revisione critica delle premesse culturali che hanno prodotto il disastro sembra piuttosto rafforzare una logica fatalistica e l’immaginario della lotta per la sopravvivenza. In termini antropologici affrontiamo quella Ernesto De Martino chiamava una “crisi di presenza”, la crisi di un senso dell’esserci nel mondo. In questo contesto il lavoro culturale sull’immaginario resta un terreno di confronto fondamentale per accompagnare persone e comunità in un’epoca di radicali discontinuità con un atteggiamento critico e riflessivo ma anche aperto, creativo, sperimentale. Seguendo De Martino occorre ricordare che la fine di un mondo, di un sistema non significa la fine del mondo. La fine di “un” mondo può anche essere un’esperienza salutare e feconda nella misura in cui rappresenta una risposta ad una condizione di alienazione. Occorre dunque raccogliere la sfida e provare a culturalizzare e politicizzare questo passaggio in maniera più profonda e radicale, ovvero incorporarlo in una prospettiva di senso, di valore, assumendo il rischio del cambiamento.

Apocalissi e rigenerazioni culturali. Nutrire l’immaginario del cambiamento nella crisi globale / Deriu, Marco. - (2023), pp. 51-66.

Apocalissi e rigenerazioni culturali. Nutrire l’immaginario del cambiamento nella crisi globale

Marco Deriu
2023-01-01

Abstract

Viviamo in tempi di molteplici crisi ecologiche, sanitarie, economiche, politiche, culturali. E allo stesso tempo ci manca una cultura e una visione adeguata di queste crisi. Ci troviamo in effetti al cospetto di una congerie di crisi che non sembrano aprire ad alternative di sistema, ovvero a possibili “decisioni” capaci di separare ciò che abbiamo imparato e guadagnato da ciò che abbiamo sbagliato e che ci ha portato sul limitare del baratro. Piuttosto il senso di emergenza suggerito dalle crisi è sempre più utilizzato per imporre soluzioni che rafforzano le risposte tradizionali. L’immaginario catastrofico e apocalittico diffuso dall’industria culturale più che stimolare una revisione critica delle premesse culturali che hanno prodotto il disastro sembra piuttosto rafforzare una logica fatalistica e l’immaginario della lotta per la sopravvivenza. In termini antropologici affrontiamo quella Ernesto De Martino chiamava una “crisi di presenza”, la crisi di un senso dell’esserci nel mondo. In questo contesto il lavoro culturale sull’immaginario resta un terreno di confronto fondamentale per accompagnare persone e comunità in un’epoca di radicali discontinuità con un atteggiamento critico e riflessivo ma anche aperto, creativo, sperimentale. Seguendo De Martino occorre ricordare che la fine di un mondo, di un sistema non significa la fine del mondo. La fine di “un” mondo può anche essere un’esperienza salutare e feconda nella misura in cui rappresenta una risposta ad una condizione di alienazione. Occorre dunque raccogliere la sfida e provare a culturalizzare e politicizzare questo passaggio in maniera più profonda e radicale, ovvero incorporarlo in una prospettiva di senso, di valore, assumendo il rischio del cambiamento.
2023
979-12-80675-33-0
Apocalissi e rigenerazioni culturali. Nutrire l’immaginario del cambiamento nella crisi globale / Deriu, Marco. - (2023), pp. 51-66.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11381/2967273
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