L’emergenza Coronavirus ha riportato in superficie temi esistenziali “scomodi” con cui l’infanzia, da sempre, si trova a fare i conti. Il concetto di limite, l’esperienza della temporalità e dell’irreversibilità della vita, il confronto con il dolore proprio e altrui sono alcune delle questioni che, per mesi, hanno popolato la quotidianità delle nostre case imponendo, agli adulti, di soffermarvisi con più attenzione, affrontando tabù e resistenze. Di riflesso, bambini e bambine hanno abitato questi stessi contesti e hanno trovato risonanza per le loro “grandi domande”: non sono domande nuove, per loro, ma sono domande che, spesso, non solo non trovano risposta, ma rischiano di non trovare nemmeno terreno per essere espresse e formulate. Si pone, dunque, la necessità di individuare spazi e azioni che offrano l’opportunità di “tornare” alle domande esistenziali (cui sono connessi, i vissuti cognitivi ed emotivi) e a non lasciarle, invece, sfiorire in un perenne “lockdown”. I bambini e le bambine pensano, “pensano anche grande”, direbbe qualcuno (Lorenzoni, 2014), ma quanto è realmente pronta e preparata la società adulta ad accogliere questi pensieri? È, dunque, al diritto a questo tipo di espressione di pensiero (e di promozione del suo esercizio) che facciamo riferimento in queste poche righe, cercando di delineare una via di riflessione (cui far seguire dell'esperienza) attorno a questo tema.
Avere care le domande. Idee per un'educazione al pensiero / Demozzi, S.; Scarpini, M.. - STAMPA. - (2021), pp. 221-226.
Avere care le domande. Idee per un'educazione al pensiero
M. Scarpini
2021-01-01
Abstract
L’emergenza Coronavirus ha riportato in superficie temi esistenziali “scomodi” con cui l’infanzia, da sempre, si trova a fare i conti. Il concetto di limite, l’esperienza della temporalità e dell’irreversibilità della vita, il confronto con il dolore proprio e altrui sono alcune delle questioni che, per mesi, hanno popolato la quotidianità delle nostre case imponendo, agli adulti, di soffermarvisi con più attenzione, affrontando tabù e resistenze. Di riflesso, bambini e bambine hanno abitato questi stessi contesti e hanno trovato risonanza per le loro “grandi domande”: non sono domande nuove, per loro, ma sono domande che, spesso, non solo non trovano risposta, ma rischiano di non trovare nemmeno terreno per essere espresse e formulate. Si pone, dunque, la necessità di individuare spazi e azioni che offrano l’opportunità di “tornare” alle domande esistenziali (cui sono connessi, i vissuti cognitivi ed emotivi) e a non lasciarle, invece, sfiorire in un perenne “lockdown”. I bambini e le bambine pensano, “pensano anche grande”, direbbe qualcuno (Lorenzoni, 2014), ma quanto è realmente pronta e preparata la società adulta ad accogliere questi pensieri? È, dunque, al diritto a questo tipo di espressione di pensiero (e di promozione del suo esercizio) che facciamo riferimento in queste poche righe, cercando di delineare una via di riflessione (cui far seguire dell'esperienza) attorno a questo tema.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.