I termini aequabilis -e, aequabilitas ed aequabiliter, utilizzati da Marco Tullio Cicerone in tutta la sua produzione letteraria e presenti in molti campi del sapere da lui considerati, a partire dal trattato giovanile di retorica De inventione, per arrivare all’ultima opera filosofica De officiis, crediamo costituiscano uno dei tratti più importanti e caratteristici del suo pensiero, poiché il loro utilizzo così ampio e diversificato, non ha riscontro, per quanto ci è attestato dalle fonti, né in autori precedenti o contemporanei all’Arpinate, né in autori a lui successivi. Cosa si cela dietro questi termini così amati da Cicerone, impiegati in particolare nelle sue opere di maggiore elaborazione teoretica, e quali significati essi assumono all’interno della riflessione ciceroniana? Questo studio cerca di dare alcune risposte a tali quesiti, ricollegandosi dapprima alla tradizione del pensiero filosofico greco dal quale crediamo che i termini aequabilis -e, aequabilitas, ed aequabiliter, in diversi contesti dell’opera ciceroniana, traggano la loro origine concettuale, e ponendo poi l’attenzione all’utilizzo che Cicerone fa dell’aggettivo aequabilis -e, del sostantivo aequabilitas e dell’avverbio aequabiliter negli ambiti cosmologico, etico, estetico, e in particolare filosofico-giuridico e politico-costituzionale dove la problematica interpretativa risulta alquanto complessa.
Cicerone e l'ideale dell'aequabilitas. L'eredità di un antico concetto filosofico / Pagnotta, Fausto. - STAMPA. - 6:(2007), pp. 1-160.
Cicerone e l'ideale dell'aequabilitas. L'eredità di un antico concetto filosofico
Fausto Pagnotta
2007-01-01
Abstract
I termini aequabilis -e, aequabilitas ed aequabiliter, utilizzati da Marco Tullio Cicerone in tutta la sua produzione letteraria e presenti in molti campi del sapere da lui considerati, a partire dal trattato giovanile di retorica De inventione, per arrivare all’ultima opera filosofica De officiis, crediamo costituiscano uno dei tratti più importanti e caratteristici del suo pensiero, poiché il loro utilizzo così ampio e diversificato, non ha riscontro, per quanto ci è attestato dalle fonti, né in autori precedenti o contemporanei all’Arpinate, né in autori a lui successivi. Cosa si cela dietro questi termini così amati da Cicerone, impiegati in particolare nelle sue opere di maggiore elaborazione teoretica, e quali significati essi assumono all’interno della riflessione ciceroniana? Questo studio cerca di dare alcune risposte a tali quesiti, ricollegandosi dapprima alla tradizione del pensiero filosofico greco dal quale crediamo che i termini aequabilis -e, aequabilitas, ed aequabiliter, in diversi contesti dell’opera ciceroniana, traggano la loro origine concettuale, e ponendo poi l’attenzione all’utilizzo che Cicerone fa dell’aggettivo aequabilis -e, del sostantivo aequabilitas e dell’avverbio aequabiliter negli ambiti cosmologico, etico, estetico, e in particolare filosofico-giuridico e politico-costituzionale dove la problematica interpretativa risulta alquanto complessa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.