Quando Verdi inizia la carriera di operista, alla fine degli anni Trenta e ancor più nel decennio successivo, la sua rapida fortuna ha l’effetto di un’irruzione violenta e inattesa. Alla fine degli anni Quaranta, è il compositore del momento: pur con non molte opere in repertorio, è in Italia il compositore più rappresentato e all’estero già viene considerato l’erede di coloro che prima di lui andavano per la maggiore (Rossini, Donizetti e Bellini in particolare). La critica in genere ne apprezza l'impeto giovanile e ne perdona volentieri tutto quello che sembra rude e approssimativo, anche in nome di quella tradizione operistica nel cui solco rassicurante il giovane compositore all’inizio sembra volersi muovere. Ma fin dalla sua quinta opera, Ernani, è ormai chiaro che i contrasti e le ‘grossolanità’ iniziali sono parte di uno stile che vuole esprimere una realtà ben diversa da quella che il gusto classicista propugna: una realtà che si alimenta della ‘disarmonia’ tipica del romanticismo e che la categoria del brutto rappresenta sotto ogni aspetto, dalla condotta morale alla parvenza fisica alla estrazione sociale dei personaggi. In queste nuove opere si esprime il dissidio fra opposte concezioni del bello e del giusto: da una parte, quella ispirata dalle convenienze sociali; dall’altra, quella che poggia sulla rettitudine e la coerenza personale. Lo scontro che ne deriva fornisce l’impulso drammatico a una parte rilevantissima dei soggetti dell’opera italiana del XIX secolo, ben oltre il ventennio più propriamente romantico (che sulle scene musicali italiane inizia alla fine degli anni Venti) durante il quale vedono la luce e prosperano le vicende di eroi ‘negativi’, socialmente riprovati o addirittura proscritti. Di quella propensione – dopo i casi precedenti, assai significativi, del Corsaro da George G. Byron e dei Masnadieri da Friedrich Schiller, e soprattutto di Ernani e Rigoletto, entrambi desunti da drammi di Victor Hugo – La traviata, diciannovesima opera di Verdi, è tra gli esempi più eloquenti.

Tragediabile ma non musicabile. Per una fenomenologia del brutto nelle opere del primo Verdi / Capra, Marco. - STAMPA. - (2022), pp. 39-54.

Tragediabile ma non musicabile. Per una fenomenologia del brutto nelle opere del primo Verdi.

Capra Marco
2022-01-01

Abstract

Quando Verdi inizia la carriera di operista, alla fine degli anni Trenta e ancor più nel decennio successivo, la sua rapida fortuna ha l’effetto di un’irruzione violenta e inattesa. Alla fine degli anni Quaranta, è il compositore del momento: pur con non molte opere in repertorio, è in Italia il compositore più rappresentato e all’estero già viene considerato l’erede di coloro che prima di lui andavano per la maggiore (Rossini, Donizetti e Bellini in particolare). La critica in genere ne apprezza l'impeto giovanile e ne perdona volentieri tutto quello che sembra rude e approssimativo, anche in nome di quella tradizione operistica nel cui solco rassicurante il giovane compositore all’inizio sembra volersi muovere. Ma fin dalla sua quinta opera, Ernani, è ormai chiaro che i contrasti e le ‘grossolanità’ iniziali sono parte di uno stile che vuole esprimere una realtà ben diversa da quella che il gusto classicista propugna: una realtà che si alimenta della ‘disarmonia’ tipica del romanticismo e che la categoria del brutto rappresenta sotto ogni aspetto, dalla condotta morale alla parvenza fisica alla estrazione sociale dei personaggi. In queste nuove opere si esprime il dissidio fra opposte concezioni del bello e del giusto: da una parte, quella ispirata dalle convenienze sociali; dall’altra, quella che poggia sulla rettitudine e la coerenza personale. Lo scontro che ne deriva fornisce l’impulso drammatico a una parte rilevantissima dei soggetti dell’opera italiana del XIX secolo, ben oltre il ventennio più propriamente romantico (che sulle scene musicali italiane inizia alla fine degli anni Venti) durante il quale vedono la luce e prosperano le vicende di eroi ‘negativi’, socialmente riprovati o addirittura proscritti. Di quella propensione – dopo i casi precedenti, assai significativi, del Corsaro da George G. Byron e dei Masnadieri da Friedrich Schiller, e soprattutto di Ernani e Rigoletto, entrambi desunti da drammi di Victor Hugo – La traviata, diciannovesima opera di Verdi, è tra gli esempi più eloquenti.
2022
978-88-5543-145-3
Tragediabile ma non musicabile. Per una fenomenologia del brutto nelle opere del primo Verdi / Capra, Marco. - STAMPA. - (2022), pp. 39-54.
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