SOS CASA CANTONIERA Introduzione Maria Evelina Melley Dieci anni fa ci occupammo, durante una tesi di laurea Magistrale in Architettura, dello studio della Strada Statale 62 detta “della Cisa”. Nel 2008 si festeggiarono infatti i 200 anni della nascita della “via” voluta da Napoleone e ancora di più da Maria Luigia, all’epoca duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla. La SS 62 aveva molto da raccontare ma la particolarità del tracciato era la presenza di piccoli edifici nati come elementi di presidio della strada stessa: le case cantoniere. Nella tesi svolta dal Roberto Mazzi gli edifici erano stati definiti “Documenti di Pietra”, perché così erano nella realtà. Simultaneamente quindi dall’interesse per la Strade Statali, la ricerca si è spostata all’analisi proprio delle singole case cantoniere. Da lì a pochi anni, altre due tesi Magistrali in Architettura: Greta Leoni (SS 63) e Francesco Temi (SS 18). L’obbiettivo era quello di creare un sistema in cui le case cantoniere, collocate prospicenti la strada, potessero ritornare a funzionare, ritrovando in qualche modo il loro ruolo di presidio territoriale. I progetti prevedevano, quindi, interventi puntuali di rilievo e riuso degli immobili e progetti di riqualificazione del paesaggio limitrofo. Il tutto all’insegna di un turismo sostenibile attraverso la creazione di percorsi ciclo-pedonali che collegassero tra loro le “case rosse” all’interno delle quali si potessero trovare luoghi per la sosta e il ristoro. Il progetto non solo contribuiva alla rigenerazione edilizia ma anche ad una tutela del territorio con l’attivazione di una micro-economia. Tutto ciò avveniva prima dell’arrivo del COVID, poi molte cose sono cambiate. L’era POST COVID ha portato a riflettere su nuove e importanti esigenze: i presidi territoriali potevano, anzi dovevano, ricoprire anche altre funzioni. Si rispolvera in questa occasione quella che viene comunemente chiamata Architettura per l’Emergenza. Quindi nuova ricerca, nuova tesi (Lorenzo Bonanni) e questa volta l’attenzione è indirizzata verso il recupero delle case cantoniere come luoghi di presidio sanitario. Perciò percorsi ciclo-pedonali, luoghi per il turismo sostenibile ma anche luoghi per la salute in senso stretto. La ricerca quindi si sviluppa seguendo queste premesse e sfocia in questa prima pubblicazione proprio con lo scopo di sensibilizzare più utenti possibili alla comprensione di problemi concreti che riguardano la tutela e il miglioramento delle case cantoniere e del loro territorio. Il problema del controllo e della gestione da parte di Anas o delle regioni, proprietarie di questi immobili, non è comunque cosa da poco in un sistema economico generale e, proprio per tale ragione, è in corso una quinta tesi, più sperimentale, che dovrebbe occuparsi della predisposizione di un procedimento BIM che possa facilitarne il controllo.
SOS CASA CANTONIERA / Melley, Maria; Mazzi, Roberto; Bonanni, Lorenzo. - STAMPA. - 1:(2022), pp. 1-116.
SOS CASA CANTONIERA
MARIA MELLEY
Project Administration
;ROBERTO MAZZI
Membro del Collaboration Group
;
2022-01-01
Abstract
SOS CASA CANTONIERA Introduzione Maria Evelina Melley Dieci anni fa ci occupammo, durante una tesi di laurea Magistrale in Architettura, dello studio della Strada Statale 62 detta “della Cisa”. Nel 2008 si festeggiarono infatti i 200 anni della nascita della “via” voluta da Napoleone e ancora di più da Maria Luigia, all’epoca duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla. La SS 62 aveva molto da raccontare ma la particolarità del tracciato era la presenza di piccoli edifici nati come elementi di presidio della strada stessa: le case cantoniere. Nella tesi svolta dal Roberto Mazzi gli edifici erano stati definiti “Documenti di Pietra”, perché così erano nella realtà. Simultaneamente quindi dall’interesse per la Strade Statali, la ricerca si è spostata all’analisi proprio delle singole case cantoniere. Da lì a pochi anni, altre due tesi Magistrali in Architettura: Greta Leoni (SS 63) e Francesco Temi (SS 18). L’obbiettivo era quello di creare un sistema in cui le case cantoniere, collocate prospicenti la strada, potessero ritornare a funzionare, ritrovando in qualche modo il loro ruolo di presidio territoriale. I progetti prevedevano, quindi, interventi puntuali di rilievo e riuso degli immobili e progetti di riqualificazione del paesaggio limitrofo. Il tutto all’insegna di un turismo sostenibile attraverso la creazione di percorsi ciclo-pedonali che collegassero tra loro le “case rosse” all’interno delle quali si potessero trovare luoghi per la sosta e il ristoro. Il progetto non solo contribuiva alla rigenerazione edilizia ma anche ad una tutela del territorio con l’attivazione di una micro-economia. Tutto ciò avveniva prima dell’arrivo del COVID, poi molte cose sono cambiate. L’era POST COVID ha portato a riflettere su nuove e importanti esigenze: i presidi territoriali potevano, anzi dovevano, ricoprire anche altre funzioni. Si rispolvera in questa occasione quella che viene comunemente chiamata Architettura per l’Emergenza. Quindi nuova ricerca, nuova tesi (Lorenzo Bonanni) e questa volta l’attenzione è indirizzata verso il recupero delle case cantoniere come luoghi di presidio sanitario. Perciò percorsi ciclo-pedonali, luoghi per il turismo sostenibile ma anche luoghi per la salute in senso stretto. La ricerca quindi si sviluppa seguendo queste premesse e sfocia in questa prima pubblicazione proprio con lo scopo di sensibilizzare più utenti possibili alla comprensione di problemi concreti che riguardano la tutela e il miglioramento delle case cantoniere e del loro territorio. Il problema del controllo e della gestione da parte di Anas o delle regioni, proprietarie di questi immobili, non è comunque cosa da poco in un sistema economico generale e, proprio per tale ragione, è in corso una quinta tesi, più sperimentale, che dovrebbe occuparsi della predisposizione di un procedimento BIM che possa facilitarne il controllo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.