In questo contributo si invita il lettore/la lettrice ad entrare in quello spazio-tempo in cui l’assistente sociale e le persone ad esso/a “in carico” interagiscono. Uno spazio-tempo quale spazio politico, in cui si asciugano le retoriche sull’ascolto e si dilata il senso comune, in cui si possono giocare molte delle aspirazioni che hanno fatto lasciare il proprio paese e – ancora – nel quale il setting è rigido, i ruoli ben delineati, il potere di negoziazione estremamente sbilanciato, e il tempo lascia la vita per arrendersi incerto e fragile alle procedure e alla burocrazia. Questa situazione relazionale asimmetrica è trattata attraverso un approccio analitico che si ispira anche alla microfisica del potere (Foucault 1977), considerando l’assistente sociale un soggetto facente parte di quell’organizzazione reticolare attraverso la quale il potere si esercita, e che incorpora quei discorsi e stratificazioni di senso che in-formano il suo interpretare ed agire, lasciandogli comunque la possibilità di apportare modifiche, novità o distorsioni. Il fulcro del testo è la narrazione di un caso “esemplare”, scelto tra un corpus di casi in cui, tra coloro che si rivolgono al servizio sociale, sono coinvolte, da una parte, porzioni di “utenza” diverse – singoli e famiglie, italiani e di origine straniera con un breve o medio-lungo background migratorio – accumunati sia da una serie di questioni materiali ingenti da risolvere, in primis quella di vivere in una dimora inadeguata, sia da una visione esterna mainstream che li accorpa nella categoria di “esclusione” e/o “marginalità”. Dall’altra parte, gli/le assistenti sociali di diretto riferimento, con età e vocazioni diverse, e percorsi di vita, formativi e lavorativi differenti. “Da una parte” e “dall’altra” non vuole delineare una dicotomia, ma evocare l’immagine di uno spazio relazionale reale, interrotto da una linea netta, una scrivania, che – di fatto – disegna la collocazione effettiva delle persone al di qua e al di là di quel limite fisico, sociale e simbolico.

‘Ci dovrebbe essere qualcuno che lo fa di lavoro’. Pratiche per la vita vs Razionalità burocratica / TOSI CAMBINI, Sabrina. - STAMPA. - (2022), pp. 183-206.

‘Ci dovrebbe essere qualcuno che lo fa di lavoro’. Pratiche per la vita vs Razionalità burocratica

Sabrina Tosi Cambini
2022-01-01

Abstract

In questo contributo si invita il lettore/la lettrice ad entrare in quello spazio-tempo in cui l’assistente sociale e le persone ad esso/a “in carico” interagiscono. Uno spazio-tempo quale spazio politico, in cui si asciugano le retoriche sull’ascolto e si dilata il senso comune, in cui si possono giocare molte delle aspirazioni che hanno fatto lasciare il proprio paese e – ancora – nel quale il setting è rigido, i ruoli ben delineati, il potere di negoziazione estremamente sbilanciato, e il tempo lascia la vita per arrendersi incerto e fragile alle procedure e alla burocrazia. Questa situazione relazionale asimmetrica è trattata attraverso un approccio analitico che si ispira anche alla microfisica del potere (Foucault 1977), considerando l’assistente sociale un soggetto facente parte di quell’organizzazione reticolare attraverso la quale il potere si esercita, e che incorpora quei discorsi e stratificazioni di senso che in-formano il suo interpretare ed agire, lasciandogli comunque la possibilità di apportare modifiche, novità o distorsioni. Il fulcro del testo è la narrazione di un caso “esemplare”, scelto tra un corpus di casi in cui, tra coloro che si rivolgono al servizio sociale, sono coinvolte, da una parte, porzioni di “utenza” diverse – singoli e famiglie, italiani e di origine straniera con un breve o medio-lungo background migratorio – accumunati sia da una serie di questioni materiali ingenti da risolvere, in primis quella di vivere in una dimora inadeguata, sia da una visione esterna mainstream che li accorpa nella categoria di “esclusione” e/o “marginalità”. Dall’altra parte, gli/le assistenti sociali di diretto riferimento, con età e vocazioni diverse, e percorsi di vita, formativi e lavorativi differenti. “Da una parte” e “dall’altra” non vuole delineare una dicotomia, ma evocare l’immagine di uno spazio relazionale reale, interrotto da una linea netta, una scrivania, che – di fatto – disegna la collocazione effettiva delle persone al di qua e al di là di quel limite fisico, sociale e simbolico.
2022
978-88-5519-454-9
‘Ci dovrebbe essere qualcuno che lo fa di lavoro’. Pratiche per la vita vs Razionalità burocratica / TOSI CAMBINI, Sabrina. - STAMPA. - (2022), pp. 183-206.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11381/2914154
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