Questo capitolo si propone di analizzare le trasformazioni di uno specifico spazio urbano: i phone centres. Tale spazio è stato oggetto di un conflitto esploso in varie città italiane. Tuttavia, lo sguardo verrà puntato sulla città di Modena. Se da un lato non si può negare che il tessuto urbano sia l’espressione di una razionalità dei policy-makers, dall’altro è evidente come una miriade di attori interagiscano all’interno di esso e con esso, contribuendo a farne emergere nuovi usi e significati e a renderlo plurale e (potenzialmente) conteso. Questo contributo ne osserverà quindi il carattere situato, nell’intento di superare la tendenza diffusa, sia nelle discipline sociologiche che politiche, di focalizzare l’attenzione sulla dimensione normativa dell’urbanità (Colombo 2007). Lo scopo principale è di studiare il nesso tra città e democrazia (Bagnasco e Le Galès 2003) e di mostrare come il conflitto sui phone centres possa servire da cartina tornasole rispetto allo stato della democrazia in Italia, nell’era dell’ ’emergenza securitaria’. Due domande principali hanno guidato la stesura di questo capitolo: in quale modo e attraverso quali processi i phone centres si sono trasformati in uno spazio pubblico conteso? Quali attori sono emersi durante il conflitto e quali sono riusciti a far sentire la propria voce? Per ragionare su queste questioni verrà adottata una ‘prospettiva di sensibilità pragmatica’ (Cefaï 2009) che si caratterizza per lo studio delle metamorfosi del mondo sociale, attraverso l’osservazione degli attori, delle loro azioni e degli ‘strumenti’ dell’azione pubblica (Lascoumes e Le Galès 2009), anziché concentrarsi sui limiti strutturali che pesano su di essi. I dati empirici che verranno utilizzati si basano su materiale qualitativo tratto da una tesi di dottorato sui conflitti urbani e l’azione collettiva degli immigrati nel nord Italia (Semprebon 2010) che ha compreso: varie fasi di osservazione partecipante tra il maggio 2008 e il maggio 2009, la realizzazione di 84 interviste semi-strutturate con gestori di phone centres ed altri attori rilevanti, una rassegna stampa dei media locali ed una raccolta dei documenti di policy.
Le trasformazioni di uno spazio pubblico conteso nell’era dell’emergenza: il caso dei phone centres a Modena tra processi di inclusione, esclusione e resistenza / Semprebon, M. - (2012).
Le trasformazioni di uno spazio pubblico conteso nell’era dell’emergenza: il caso dei phone centres a Modena tra processi di inclusione, esclusione e resistenza
Semprebon M
2012-01-01
Abstract
Questo capitolo si propone di analizzare le trasformazioni di uno specifico spazio urbano: i phone centres. Tale spazio è stato oggetto di un conflitto esploso in varie città italiane. Tuttavia, lo sguardo verrà puntato sulla città di Modena. Se da un lato non si può negare che il tessuto urbano sia l’espressione di una razionalità dei policy-makers, dall’altro è evidente come una miriade di attori interagiscano all’interno di esso e con esso, contribuendo a farne emergere nuovi usi e significati e a renderlo plurale e (potenzialmente) conteso. Questo contributo ne osserverà quindi il carattere situato, nell’intento di superare la tendenza diffusa, sia nelle discipline sociologiche che politiche, di focalizzare l’attenzione sulla dimensione normativa dell’urbanità (Colombo 2007). Lo scopo principale è di studiare il nesso tra città e democrazia (Bagnasco e Le Galès 2003) e di mostrare come il conflitto sui phone centres possa servire da cartina tornasole rispetto allo stato della democrazia in Italia, nell’era dell’ ’emergenza securitaria’. Due domande principali hanno guidato la stesura di questo capitolo: in quale modo e attraverso quali processi i phone centres si sono trasformati in uno spazio pubblico conteso? Quali attori sono emersi durante il conflitto e quali sono riusciti a far sentire la propria voce? Per ragionare su queste questioni verrà adottata una ‘prospettiva di sensibilità pragmatica’ (Cefaï 2009) che si caratterizza per lo studio delle metamorfosi del mondo sociale, attraverso l’osservazione degli attori, delle loro azioni e degli ‘strumenti’ dell’azione pubblica (Lascoumes e Le Galès 2009), anziché concentrarsi sui limiti strutturali che pesano su di essi. I dati empirici che verranno utilizzati si basano su materiale qualitativo tratto da una tesi di dottorato sui conflitti urbani e l’azione collettiva degli immigrati nel nord Italia (Semprebon 2010) che ha compreso: varie fasi di osservazione partecipante tra il maggio 2008 e il maggio 2009, la realizzazione di 84 interviste semi-strutturate con gestori di phone centres ed altri attori rilevanti, una rassegna stampa dei media locali ed una raccolta dei documenti di policy.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.