Il testo individua nell’opera di Vittoriano Viganò l’elemento fondativo di una specificità del progetto dello spazio pubblico. Vittoriano Viganò rappresenta una figura di artista-architetto, che in Italia ha precorso tempi e temi della progettazione e della costruzione dello spazio aperto. Nel suo ruolo di caposcuola ha, negli anni del dopoguerra, combattuto controcorrente per realizzare le sue originali idee di architettura. Viganò ha precorso questo momento, da solo. Per primo si è interrogato sul progetto del vuoto molto tempo prima di altri, e molto tempo prima di noi. Risale al 1948 il Centro sportivo e di svago per Salsomaggiore Terme, città ricca di spazi aperti (viali, giardini, parchi), luogo che lui ha molto amato e che amava ricordare e poi la X Triennale (1954), dove ha dato forma al vuoto sospendendovi la leggerissima “Voliera”. Viganò ha dedicato un assiduo impegno, durante tutta la sua ricerca sperimentale, alla realizzazione di alcuni esemplari progetti di vuoto urbano: dalla sistemazione del Parco Sempione a Milano, alla quale si è applicato attraverso tre diversi progetti (1953-1964, 1978-1984, 1985-1992) alla più recente soluzione per l'Arco della Pace (inopinatamente A Rimini emerge la volontà di rivelare i fornici del ponte romano di Tiberio, come nuovo spazio pubblico restituito alla città, per la quale aveva già elaborato il sistema del "Verde generale" (1974) e realizzato prima, il recupero delle rive del Marecchia con i sistemi di risalita dal fiume alla città (“Verde Acqua”, 1967-1994), e poi il sistema ambientale “Verde-Mare” per la sistemazione costiera della zona di Bellariva-Murri (1978-1986). A seguire appaiono alcuni paradigmi per lo spazio vuoto, da lasciare eminentemente vuoto, come il concorso vinto ex-equo per piazzale della Pace a Parma (1973), -di cui vorrei fare un accenno a titolo esemplificativo a conclusione di questo racconto- il recupero della cava Faccanoni a Opicina (1977-1978) ed il Golf Club Inverigo del 1987, ed infine la realizzazione dello spazio pubblico urbano nel centro storico della città di Salò (1983-1992), sul margine del Lago di Garda, dove linee sghembe e brusche interruzioni nel giustapporre i materiali, accompagnate da forme stereometriche scultoree per i basamenti di sedute e di illuminazione, esprimono la specifica capacità dell’architetto nel direzionare il vuoto ed attribuirgli una forma, un carattere ed un significato riconoscibile collettivamente. Non possiamo dimenticare che, sulla separazione tra le discipline -costruzione dell’architettura ed architettura del paesaggio-, obbiettivo perseguito da molti, Vittoriano Viganò, da solo, ha espresso la necessaria sovrapposizione dei saperi e delle pratiche del mestiere e la non necessaria scissione dei campi specialistici d’azione dei progettisti. Una lezione magistrale, la sua, quanto mai attuale da custodire per proseguire un percorso di ricerca troppo presto interrotto e non ancora completamente compreso.

La città orizzontale: il disegno del vuoto nell'opera di Vittoriano Viganò / Cortesi, Isotta. - (2008), pp. 86-89.

La città orizzontale: il disegno del vuoto nell'opera di Vittoriano Viganò

CORTESI, Isotta
2008-01-01

Abstract

Il testo individua nell’opera di Vittoriano Viganò l’elemento fondativo di una specificità del progetto dello spazio pubblico. Vittoriano Viganò rappresenta una figura di artista-architetto, che in Italia ha precorso tempi e temi della progettazione e della costruzione dello spazio aperto. Nel suo ruolo di caposcuola ha, negli anni del dopoguerra, combattuto controcorrente per realizzare le sue originali idee di architettura. Viganò ha precorso questo momento, da solo. Per primo si è interrogato sul progetto del vuoto molto tempo prima di altri, e molto tempo prima di noi. Risale al 1948 il Centro sportivo e di svago per Salsomaggiore Terme, città ricca di spazi aperti (viali, giardini, parchi), luogo che lui ha molto amato e che amava ricordare e poi la X Triennale (1954), dove ha dato forma al vuoto sospendendovi la leggerissima “Voliera”. Viganò ha dedicato un assiduo impegno, durante tutta la sua ricerca sperimentale, alla realizzazione di alcuni esemplari progetti di vuoto urbano: dalla sistemazione del Parco Sempione a Milano, alla quale si è applicato attraverso tre diversi progetti (1953-1964, 1978-1984, 1985-1992) alla più recente soluzione per l'Arco della Pace (inopinatamente A Rimini emerge la volontà di rivelare i fornici del ponte romano di Tiberio, come nuovo spazio pubblico restituito alla città, per la quale aveva già elaborato il sistema del "Verde generale" (1974) e realizzato prima, il recupero delle rive del Marecchia con i sistemi di risalita dal fiume alla città (“Verde Acqua”, 1967-1994), e poi il sistema ambientale “Verde-Mare” per la sistemazione costiera della zona di Bellariva-Murri (1978-1986). A seguire appaiono alcuni paradigmi per lo spazio vuoto, da lasciare eminentemente vuoto, come il concorso vinto ex-equo per piazzale della Pace a Parma (1973), -di cui vorrei fare un accenno a titolo esemplificativo a conclusione di questo racconto- il recupero della cava Faccanoni a Opicina (1977-1978) ed il Golf Club Inverigo del 1987, ed infine la realizzazione dello spazio pubblico urbano nel centro storico della città di Salò (1983-1992), sul margine del Lago di Garda, dove linee sghembe e brusche interruzioni nel giustapporre i materiali, accompagnate da forme stereometriche scultoree per i basamenti di sedute e di illuminazione, esprimono la specifica capacità dell’architetto nel direzionare il vuoto ed attribuirgli una forma, un carattere ed un significato riconoscibile collettivamente. Non possiamo dimenticare che, sulla separazione tra le discipline -costruzione dell’architettura ed architettura del paesaggio-, obbiettivo perseguito da molti, Vittoriano Viganò, da solo, ha espresso la necessaria sovrapposizione dei saperi e delle pratiche del mestiere e la non necessaria scissione dei campi specialistici d’azione dei progettisti. Una lezione magistrale, la sua, quanto mai attuale da custodire per proseguire un percorso di ricerca troppo presto interrotto e non ancora completamente compreso.
2008
9788849215847
La città orizzontale: il disegno del vuoto nell'opera di Vittoriano Viganò / Cortesi, Isotta. - (2008), pp. 86-89.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11381/2900931
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact