Public Nature, il tema prescelto per questo numero della rivista, unisce nel titolo quella polisemia dei termini che evocano da una parte la vocazione pubblica, civica del progetto, dove la costruzione dello spazio aperto esplicita il suo carattere inclusivo -la natura pubblica- quale origine della vita comunitaria e, dall’altra, l’importanza della risorsa culturale che la Natura, sia essa suolo, acqua, vegetazione, fauna o altro, costituisce quale palingenesi per il presente e ancor più chiaramente per il futuro. Lo spazio aperto è potenzialmente il luogo della democrazia che possiede lo status di cosa viva e mutevole e proprio perché accoglie e appartiene a tutti ed è, quindi, per sua stessa natura, una procedura aperta, fondata su una processualità open source, in cui organizzare il cambiamento. È il luogo dell’integrazione, nel suo collocarsi tra la sfera pubblica e quella privata, tra la sfera collettiva e quella individuale. Allo stesso tempo è la dimensione in cui la Natura, nell’idea di città aperta, può entrare e appartenere, come in antico, alla costruzione urbana. Mettere al centro di qualunque trasformazione, lo spazio aperto, collettivo e naturale, conferendogli il ruolo primario nell’azione di trasformazione, ha conseguenze importanti negli esiti dell’abitare contemporaneo e fondanti la vita civica delle città e delle comunità: è il nodo dal quale non si può prescindere per svolgere un ragionamento di responsabilità nella pratica del progetto di paesaggio.
Public Nature / Cortesi, Isotta. - 152:(2017), pp. 1-195.
Public Nature
CORTESI, Isotta
2017-01-01
Abstract
Public Nature, il tema prescelto per questo numero della rivista, unisce nel titolo quella polisemia dei termini che evocano da una parte la vocazione pubblica, civica del progetto, dove la costruzione dello spazio aperto esplicita il suo carattere inclusivo -la natura pubblica- quale origine della vita comunitaria e, dall’altra, l’importanza della risorsa culturale che la Natura, sia essa suolo, acqua, vegetazione, fauna o altro, costituisce quale palingenesi per il presente e ancor più chiaramente per il futuro. Lo spazio aperto è potenzialmente il luogo della democrazia che possiede lo status di cosa viva e mutevole e proprio perché accoglie e appartiene a tutti ed è, quindi, per sua stessa natura, una procedura aperta, fondata su una processualità open source, in cui organizzare il cambiamento. È il luogo dell’integrazione, nel suo collocarsi tra la sfera pubblica e quella privata, tra la sfera collettiva e quella individuale. Allo stesso tempo è la dimensione in cui la Natura, nell’idea di città aperta, può entrare e appartenere, come in antico, alla costruzione urbana. Mettere al centro di qualunque trasformazione, lo spazio aperto, collettivo e naturale, conferendogli il ruolo primario nell’azione di trasformazione, ha conseguenze importanti negli esiti dell’abitare contemporaneo e fondanti la vita civica delle città e delle comunità: è il nodo dal quale non si può prescindere per svolgere un ragionamento di responsabilità nella pratica del progetto di paesaggio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.