Nella storia delle idee Max Scheler è noto per aver individuato nel concetto di persona il punto di partenza e di arrivo di ogni considerazione di natura morale, ne è conferma il sottotitolo del Formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori (1913-1916) che qualifica l’opera come un “nuovo tentativo di fondazione di un personalismo etico”. In virtù della specificità del metodo fenomenologico scheleriano, è possibile superare tanto le aporie a cui conducono le posizioni naturalistico-riduzioniste (Fletcher, Tooley, Singer) che, ricercando i cosiddetti indicatori dell’essere persona, invitano a distinguere tra “essere umano” e “persona”, quanto le posizioni definite come personalistiche e che, in maniera in parte limitante, riconducono il principium individuationis personale a un fondamento trascendente (Honnefelder). Seppur non del tutto scevro di elementi trascendenti, il personalismo scheleriano e il modello antropologico da esso derivato rappresentano un utile e fecondo punto di incontro tra queste due tendenze, in quanto hanno l’evidente merito di legittimare l’intrinseca natura normativa dell’essere persona mediante l’individuazione di alcuni elementi necessari e fenomenologicamente accertabili – salute mentale, sviluppo cognitivo, padronanza del proprio corpo, autonomia. Dal punto di vista pratico-sociale ciò non conduce però a un atteggiamento escludente nei confronti delle “non-persone” – nelle quali siffatte caratteristiche non sono ancora presenti, o sono venute meno –, bensì a una forma di tutela delle stesse derivante dal senso di corresponsabilità proprio dell’essere persona. A ogni “persona singola” pertiene, secondo Scheler, una “persona comune” la quale non coincide con il mero collettivo artificiale di persone singole ma si fonda sulla capacità, propria di ogni soggetto, di cogliere il valore dell’altro individuo. Nonostante l’essenza personale non sia in ultima istanza coglibile nella sua totalità, nell’economia del paradigma scheleriano, il fenomenologo possiede gli strumenti concettuali per “formare l’umano” permettendo lo sviluppo di quella sensibilità morale considerata come condizione necessaria per orientarsi e risolvere i dilemmi morali. Dopo aver richiamato gli aspetti descrittivi e normativi maggiormente rilevanti del personalismo di Max Scheler l’obiettivo del presente saggio è mostrare come la non-definibilità ultima del concetto di persona non rappresenti necessariamente un ostacolo teorico inaggiràbile: in questo senso l’accezione scheleriana di “persona comune”, radicata nel concetto etico di corresponsabilità, può fornire utili spunti di riflessione al dibattito bioetico contemporaneo.

Identità e normatività: il personalismo di Max Scheler / Iocco, Gemmo. - STAMPA. - (2019), pp. 129-143.

Identità e normatività: il personalismo di Max Scheler

Iocco Gemmo
2019-01-01

Abstract

Nella storia delle idee Max Scheler è noto per aver individuato nel concetto di persona il punto di partenza e di arrivo di ogni considerazione di natura morale, ne è conferma il sottotitolo del Formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori (1913-1916) che qualifica l’opera come un “nuovo tentativo di fondazione di un personalismo etico”. In virtù della specificità del metodo fenomenologico scheleriano, è possibile superare tanto le aporie a cui conducono le posizioni naturalistico-riduzioniste (Fletcher, Tooley, Singer) che, ricercando i cosiddetti indicatori dell’essere persona, invitano a distinguere tra “essere umano” e “persona”, quanto le posizioni definite come personalistiche e che, in maniera in parte limitante, riconducono il principium individuationis personale a un fondamento trascendente (Honnefelder). Seppur non del tutto scevro di elementi trascendenti, il personalismo scheleriano e il modello antropologico da esso derivato rappresentano un utile e fecondo punto di incontro tra queste due tendenze, in quanto hanno l’evidente merito di legittimare l’intrinseca natura normativa dell’essere persona mediante l’individuazione di alcuni elementi necessari e fenomenologicamente accertabili – salute mentale, sviluppo cognitivo, padronanza del proprio corpo, autonomia. Dal punto di vista pratico-sociale ciò non conduce però a un atteggiamento escludente nei confronti delle “non-persone” – nelle quali siffatte caratteristiche non sono ancora presenti, o sono venute meno –, bensì a una forma di tutela delle stesse derivante dal senso di corresponsabilità proprio dell’essere persona. A ogni “persona singola” pertiene, secondo Scheler, una “persona comune” la quale non coincide con il mero collettivo artificiale di persone singole ma si fonda sulla capacità, propria di ogni soggetto, di cogliere il valore dell’altro individuo. Nonostante l’essenza personale non sia in ultima istanza coglibile nella sua totalità, nell’economia del paradigma scheleriano, il fenomenologo possiede gli strumenti concettuali per “formare l’umano” permettendo lo sviluppo di quella sensibilità morale considerata come condizione necessaria per orientarsi e risolvere i dilemmi morali. Dopo aver richiamato gli aspetti descrittivi e normativi maggiormente rilevanti del personalismo di Max Scheler l’obiettivo del presente saggio è mostrare come la non-definibilità ultima del concetto di persona non rappresenti necessariamente un ostacolo teorico inaggiràbile: in questo senso l’accezione scheleriana di “persona comune”, radicata nel concetto etico di corresponsabilità, può fornire utili spunti di riflessione al dibattito bioetico contemporaneo.
2019
9788891787323
Identità e normatività: il personalismo di Max Scheler / Iocco, Gemmo. - STAMPA. - (2019), pp. 129-143.
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