L'obiettivo di questo saggio è di provare a interpretare i cambiamenti provocati dalla colonizzazione italiana nella seconda metà degli anni Trenta. Le dinamiche demografiche e urbane correlate a quelle economiche generate negli anni dell’impero fascista (1936-1940) avrebbero svolto un ruolo non marginale nel caratterizzare in modo nuovo la Libia. I fattori che avrebbero inciso in misura più o meno rilevante sarebbero stati la consistenza e la persistenza delle comunità italiane sia prima che dopo la guerra, lo sviluppo delle città e la crescente urbanizzazione della popolazione libica, nonché la considerevole partecipazione di quest’ultima all’economia imperiale, non solo nelle forze armate o nei lavori pubblici banditi dalla pubblica amministrazione, ma anche grazie alla moltiplicazione del numero di dettaglianti urbani e di artigiani. Naturalmente la divisione del lavoro avvantaggiava gli italiani a discapito dei libici, cui era preclusa l'ascesa sociale e la cittadinanza paritaria. Il mito elaborato dal fascismo sulla colonizzazione demografica ha parzialmente velato la realtà delle cose e cioè che la società italiana in Libia era ancora prevalentemente composta da cittadini occupati nell’industria e nei servizi e che nell’economia urbana erano integrati decine di migliaia di libici. Alla vigilia della seconda guerra mondiale quindi nella colonia si integravano due modelli di società: quella urbana che si differenziava assai poco dalla madrepatria e quella rurale della colonizzazione demografica strutturata sui villaggi e i poderi statali, composta da famiglie contadine selezionate sulla base di requisiti morali, politici e fisici, cui il regime fascista affidava gli obiettivi di conseguire l’autarchia alimentare del dominio e l’incremento delle nascite in modo da compensare il decremento progressivo dei tassi di natalità urbani.
Popolazione, città ed economia in Libia alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale / Podesta', Gian Luca. - STAMPA. - 21:(2018), pp. 187-199.
Popolazione, città ed economia in Libia alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale
Podestà
2018-01-01
Abstract
L'obiettivo di questo saggio è di provare a interpretare i cambiamenti provocati dalla colonizzazione italiana nella seconda metà degli anni Trenta. Le dinamiche demografiche e urbane correlate a quelle economiche generate negli anni dell’impero fascista (1936-1940) avrebbero svolto un ruolo non marginale nel caratterizzare in modo nuovo la Libia. I fattori che avrebbero inciso in misura più o meno rilevante sarebbero stati la consistenza e la persistenza delle comunità italiane sia prima che dopo la guerra, lo sviluppo delle città e la crescente urbanizzazione della popolazione libica, nonché la considerevole partecipazione di quest’ultima all’economia imperiale, non solo nelle forze armate o nei lavori pubblici banditi dalla pubblica amministrazione, ma anche grazie alla moltiplicazione del numero di dettaglianti urbani e di artigiani. Naturalmente la divisione del lavoro avvantaggiava gli italiani a discapito dei libici, cui era preclusa l'ascesa sociale e la cittadinanza paritaria. Il mito elaborato dal fascismo sulla colonizzazione demografica ha parzialmente velato la realtà delle cose e cioè che la società italiana in Libia era ancora prevalentemente composta da cittadini occupati nell’industria e nei servizi e che nell’economia urbana erano integrati decine di migliaia di libici. Alla vigilia della seconda guerra mondiale quindi nella colonia si integravano due modelli di società: quella urbana che si differenziava assai poco dalla madrepatria e quella rurale della colonizzazione demografica strutturata sui villaggi e i poderi statali, composta da famiglie contadine selezionate sulla base di requisiti morali, politici e fisici, cui il regime fascista affidava gli obiettivi di conseguire l’autarchia alimentare del dominio e l’incremento delle nascite in modo da compensare il decremento progressivo dei tassi di natalità urbani.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.