Raccogliere le parole nel campo, stare nel passo di una testimonianza ti investe di sacro. Gli occhi e i gesti ti guidano alla fatica del dire e pensare in romanes e dire, pronunciare in italiano. La parola si inventa, si tossisce fuori, ti arriva come sputo d’animo poiché tutto diventa vero e questa verità puoi toccarla, tenerla fra le mani, appoggiarla per terra e alzarla, lanciarla in aria. Sono parole semplici, affaticate dall'ortografia e dallo sforzo di una bellezza cercata, tessuta in una storia chiamata campo ed è il campo “nomadi” a dettare la loro sintassi. I collegamenti hanno un dentro e un esterno al campo, tutti e due rimandano nello sconforto di una miriade di congiunzioni che portano all'emergenza dell’indispensabile, il dire. Gli inviti passano dallo sguardo e dalle rughe dei visi che creano i sentieri degli incontri. Le mani, i corpi, gli odori, i sapori di una quotidianità diventano la trama della conversazione, talvolta silente o urlata, mai assente. È la trama dei contrasti, delle dimenticanze, dei soprusi dei collegamenti, dei desideri della presenza di un mondo spiegabile. È la trama di una con verso azione, r-esistenza, che spinge il pensiero e tesse le conoscenze, svelando l’estremo e rendendo possibile il suo affronto.
Spigolare parole, rubare sguardi: Conversazioni con i rom. Incontri da intuire, pensare, narrare e riscrivere / Argiropoulos, Dimitris. - 1:(2013), pp. 0-257.
Spigolare parole, rubare sguardi: Conversazioni con i rom. Incontri da intuire, pensare, narrare e riscrivere
ARGIROPOULOS, DIMITRIS
2013-01-01
Abstract
Raccogliere le parole nel campo, stare nel passo di una testimonianza ti investe di sacro. Gli occhi e i gesti ti guidano alla fatica del dire e pensare in romanes e dire, pronunciare in italiano. La parola si inventa, si tossisce fuori, ti arriva come sputo d’animo poiché tutto diventa vero e questa verità puoi toccarla, tenerla fra le mani, appoggiarla per terra e alzarla, lanciarla in aria. Sono parole semplici, affaticate dall'ortografia e dallo sforzo di una bellezza cercata, tessuta in una storia chiamata campo ed è il campo “nomadi” a dettare la loro sintassi. I collegamenti hanno un dentro e un esterno al campo, tutti e due rimandano nello sconforto di una miriade di congiunzioni che portano all'emergenza dell’indispensabile, il dire. Gli inviti passano dallo sguardo e dalle rughe dei visi che creano i sentieri degli incontri. Le mani, i corpi, gli odori, i sapori di una quotidianità diventano la trama della conversazione, talvolta silente o urlata, mai assente. È la trama dei contrasti, delle dimenticanze, dei soprusi dei collegamenti, dei desideri della presenza di un mondo spiegabile. È la trama di una con verso azione, r-esistenza, che spinge il pensiero e tesse le conoscenze, svelando l’estremo e rendendo possibile il suo affronto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.