Astensione oltre il 98%. Questo il dato, clamoroso, da cui partire. In una città dalla storia politica fieramente battagliera, quale Parma, oltre 160.000 cittadini hanno la possibilità di eleggere direttamente dei loro “portavoce”, quartiere per quartiere, con un semplice clic, e non se ne avvalgono che marginalmente. Un inciampo vistoso sul cammino della “democrazia diretta” messa in cantiere dal governo Cinquestelle della città. Ma fermarsi qui sarebbe rimanere alla polemica di breve momento: il dato interpella drammaticamente, anche al di là dei confini locali, chiunque abbia a cuore quella fragile modalità del nostro convivere che chiamiamo democrazia. La quale non può darsi in assenza di partecipazione civica, impegnata a pensare e governare la città. La riflessione che questo pamphlet, ibrido editoriale nato in un blog e fattosi poi “cartaceo”, si propone di suscitare, assume il dato in questione come fosse il risultato di un’indagine scientifica, e ne suggerisce un’interpretazione provocatoria: partecipare stanca. Il tempo in cui libertà e partecipazione, come cantava Gaber, andavano spontaneamente a braccetto, è per sempre alle nostre spalle. In tempi di egemonia di una libertà radicalmente individualistica, la parola partecipazione va ripensata alla radice, insieme alla parola libertà.
Partecipare stanca. Inciampi della democrazia diretta nella Parma Cinquestelle / Manghi, Sergio. - STAMPA. - (2016), pp. 1-114.
Partecipare stanca. Inciampi della democrazia diretta nella Parma Cinquestelle
MANGHI, Sergio
2016-01-01
Abstract
Astensione oltre il 98%. Questo il dato, clamoroso, da cui partire. In una città dalla storia politica fieramente battagliera, quale Parma, oltre 160.000 cittadini hanno la possibilità di eleggere direttamente dei loro “portavoce”, quartiere per quartiere, con un semplice clic, e non se ne avvalgono che marginalmente. Un inciampo vistoso sul cammino della “democrazia diretta” messa in cantiere dal governo Cinquestelle della città. Ma fermarsi qui sarebbe rimanere alla polemica di breve momento: il dato interpella drammaticamente, anche al di là dei confini locali, chiunque abbia a cuore quella fragile modalità del nostro convivere che chiamiamo democrazia. La quale non può darsi in assenza di partecipazione civica, impegnata a pensare e governare la città. La riflessione che questo pamphlet, ibrido editoriale nato in un blog e fattosi poi “cartaceo”, si propone di suscitare, assume il dato in questione come fosse il risultato di un’indagine scientifica, e ne suggerisce un’interpretazione provocatoria: partecipare stanca. Il tempo in cui libertà e partecipazione, come cantava Gaber, andavano spontaneamente a braccetto, è per sempre alle nostre spalle. In tempi di egemonia di una libertà radicalmente individualistica, la parola partecipazione va ripensata alla radice, insieme alla parola libertà.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.