La ricerca illustra la dottrina dell’etica formale sviluppata da Husserl in particolare in lezioni tenute negli anni 1908-1914 e nel 1924. Si tratta di lezioni che Husserl svolge in parallelo alla stesura delle opere nelle quali presenta concetti e metodi della fenomenologia e il modo in cui essi possono essere applicati agli ambiti fondamentali del reale, e cioè delle “Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica” (1913), il cui secondo libro, maturato soprattutto negli anni Venti,è pubblicato postumo nel 1952. La ricerca è focalizzata sul rapporto di Husserl con Kant, e consiste in primo luogo nell’analisi del concetto di formalismo, analisi il cui risultato è quello di mostrare la peculiare accezione di materia sempre implicita sia nell’ etica formale kantiana che in quella husserliana. Tale peculiare nesso di forma e materia dipende dalla integrazione che, sia nel pensiero di Kant che in quello di Husserl, è realizzata, rispetto ai giudizi analitici, con i giudizi sintetici a priori in Kant e con i giudizi definiti come materiali e a priori in Husserl. Tali giudizi trovano un’importante applicazione nell’etica husserliana, perché consentono nello stesso tempo di introdurre il concetto di valore e di sviluppare un’assiologia formale, nell’intento di combattere lo scetticismo etico e il relativismo. La ricerca sviluppa poi tre ordini di questioni: 1) la critica rivolta all’etica kantiana, che Husserl definisce come formalistica in quanto, per Kant, l’unica massima oggettivamente valida per l’agire morale è un principio formale, cioè l’imperativo categorico; 2) la definizione che Husserl dà di motivazione etica, in quanto fondata sul riconoscimento di un valore; la ragione per cui si agisce non deriva allora dalla legge morale puramente formale ma dal confronto (secondo regole formali) tra valori, allo scopo di trovare il miglior valore rispetto a un determinato stato di cose. Il miglior valore in un contesto concreto è dunque lo scopo corretto dell’azione, per cui il giudizio morale deve sempre essere riferito ad un contesto. In quanto oggetti ideali di un atto di riferimento intenzionale, i valori costituiscono la motivazione di azioni moralmente buone; 3) la distinzione tra valore e validità in quanto riguarda il concetto di motivazione. Proprio questa distinzione mostra quanto sia stato fecondo il confronto di Husserl con Kant nell’ambito dell’etica. Infatti, agire in virtù del riferimento a un valore e stabilire la ragione per agire in base a un valore sono due aspetti diversi della procedura di motivazione morale; per questo Husserl, allo scopo di giustificare la correttezza o la validità oggettiva della motivazione, riprende il concetto kantiano di imperativo categorico, nel quale la richiesta di validità universale dell’agire è sempre riferita a un contesto, ma è basata su un’idea di razionalità sia come forma che come materia. Ciò consente a Husserl di sviluppare la componente formale dell’assiologia, cioè di identificare nella validità il tratto tipico di ogni valore, non contrapposto ma implicito alla specificità delle classi di valori.

Formalismus und Antiformalismus in der Konstitution der Ethik: Husserl und Kant / Centi, Beatrice. - STAMPA. - Phaenomenologica Band 212:(2014), pp. 195-212.

Formalismus und Antiformalismus in der Konstitution der Ethik: Husserl und Kant

CENTI, Beatrice
2014-01-01

Abstract

La ricerca illustra la dottrina dell’etica formale sviluppata da Husserl in particolare in lezioni tenute negli anni 1908-1914 e nel 1924. Si tratta di lezioni che Husserl svolge in parallelo alla stesura delle opere nelle quali presenta concetti e metodi della fenomenologia e il modo in cui essi possono essere applicati agli ambiti fondamentali del reale, e cioè delle “Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica” (1913), il cui secondo libro, maturato soprattutto negli anni Venti,è pubblicato postumo nel 1952. La ricerca è focalizzata sul rapporto di Husserl con Kant, e consiste in primo luogo nell’analisi del concetto di formalismo, analisi il cui risultato è quello di mostrare la peculiare accezione di materia sempre implicita sia nell’ etica formale kantiana che in quella husserliana. Tale peculiare nesso di forma e materia dipende dalla integrazione che, sia nel pensiero di Kant che in quello di Husserl, è realizzata, rispetto ai giudizi analitici, con i giudizi sintetici a priori in Kant e con i giudizi definiti come materiali e a priori in Husserl. Tali giudizi trovano un’importante applicazione nell’etica husserliana, perché consentono nello stesso tempo di introdurre il concetto di valore e di sviluppare un’assiologia formale, nell’intento di combattere lo scetticismo etico e il relativismo. La ricerca sviluppa poi tre ordini di questioni: 1) la critica rivolta all’etica kantiana, che Husserl definisce come formalistica in quanto, per Kant, l’unica massima oggettivamente valida per l’agire morale è un principio formale, cioè l’imperativo categorico; 2) la definizione che Husserl dà di motivazione etica, in quanto fondata sul riconoscimento di un valore; la ragione per cui si agisce non deriva allora dalla legge morale puramente formale ma dal confronto (secondo regole formali) tra valori, allo scopo di trovare il miglior valore rispetto a un determinato stato di cose. Il miglior valore in un contesto concreto è dunque lo scopo corretto dell’azione, per cui il giudizio morale deve sempre essere riferito ad un contesto. In quanto oggetti ideali di un atto di riferimento intenzionale, i valori costituiscono la motivazione di azioni moralmente buone; 3) la distinzione tra valore e validità in quanto riguarda il concetto di motivazione. Proprio questa distinzione mostra quanto sia stato fecondo il confronto di Husserl con Kant nell’ambito dell’etica. Infatti, agire in virtù del riferimento a un valore e stabilire la ragione per agire in base a un valore sono due aspetti diversi della procedura di motivazione morale; per questo Husserl, allo scopo di giustificare la correttezza o la validità oggettiva della motivazione, riprende il concetto kantiano di imperativo categorico, nel quale la richiesta di validità universale dell’agire è sempre riferita a un contesto, ma è basata su un’idea di razionalità sia come forma che come materia. Ciò consente a Husserl di sviluppare la componente formale dell’assiologia, cioè di identificare nella validità il tratto tipico di ogni valore, non contrapposto ma implicito alla specificità delle classi di valori.
2014
9783319017099
Formalismus und Antiformalismus in der Konstitution der Ethik: Husserl und Kant / Centi, Beatrice. - STAMPA. - Phaenomenologica Band 212:(2014), pp. 195-212.
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