Ospedali e confraternite medievali furono luoghi di assistenza, di religiosità e di solidarietà ma anche luoghi economici. Possessori di patrimoni fondiari e immobiliari, nonché detentori di capitali liquidi, in misura variabile e proporzionata alla loro dimensione e collocazione geografica, ospedali e confraternite parteciparono a momenti cardine dei processi economici tardomedievali, nelle campagne come nelle città, dando un fondamentale contributo al rimodellamento dei paesaggi, degli assetti di proprietà, dei rapporti di produzione, alla riorganizzazione del credito, oltre che naturalmente alle politiche di sostegno delle situazioni di povertà. Le modalità di formazione e di gestione dei patrimoni di ospedali e confraternite, che furono enti assistenziali ma anche comunità di persone, non prescindevano dalle relazioni in atto tra i membri delle comunità stesse e gli altri soggetti della società che le ospitava, interlocutori facenti parte del mondo ecclesiastico, del mondo politico e del mondo economico (mondi che naturalmente prevedevano diversi momenti di intersezione). Queste relazioni interpersonali rispondevano a finalità di mutuo vantaggio, di buon governo ma anche di solidarietà e amicizia. L’amministrazione dei patrimoni ospedalieri e confraternali era dunque attenta a far quadrare i bilanci, ma non trascurava il valore, concreto anche se non immediatamente monetizzabile, della fraternità. L’analisi comparata di confraternite e ospedali italiani di metà Quattrocento, periodo in cui in diverse aree della penisola si procedette a una riforma degli ospedali che coinvolse anche i maggiori enti confraternali (nella qualità di amministratori dei primi), andrà a individuare alcune peculiarità della gestione di queste “imprese” assistenziali, frutto di una precisa etica economica, religiosa e civile al tempo stesso: ad esempio, la frequente partecipazione degli stessi membri delle fondazioni pie alla costituzione e poi gestione dei patrimoni sociali, elemento che stimolava pratiche di reciprocità; la presenza nei capitoli direttivi di mercanti, banchieri, grandi possessori fondiari, giurisperiti, ma anche di ufficiali pubblici e di delegati delle gerarchie ecclesiastiche, tutti professionisti esperti, capaci di trasmettere fondamentali conoscenze amministrative, imprenditoriali e culturali in senso lato, ma anche di imprimere specifiche direzioni alle politiche assistenziali di destinazione delle risorse; infine, la consapevolezza degli amministratori del tempo del valore reale, testimoniabile attraverso la sua puntuale registrazione documentaria (in libri di conto e deliberazioni capitolari ad esempio), rivestito non solo dagli aiuti materiali (ricoveri, affidi, elemosine, affitti agevolati, prestiti) ma anche da quelli immateriali (preghiere, liturgie sacre e profane, raccomandazioni, incentivi relazionali, rafforzamenti identitari) prestati a chi a diverso titolo interagiva con gli enti in questione.
La fraternita come luogo di economia. Osservazioni sulla gestione delle attività e dei beni di ospedali e confraternite nell’Italia tardo-medievale / Gazzini, Marina. - STAMPA. - (2013), pp. 261-276.
La fraternita come luogo di economia. Osservazioni sulla gestione delle attività e dei beni di ospedali e confraternite nell’Italia tardo-medievale
GAZZINI, Marina
2013-01-01
Abstract
Ospedali e confraternite medievali furono luoghi di assistenza, di religiosità e di solidarietà ma anche luoghi economici. Possessori di patrimoni fondiari e immobiliari, nonché detentori di capitali liquidi, in misura variabile e proporzionata alla loro dimensione e collocazione geografica, ospedali e confraternite parteciparono a momenti cardine dei processi economici tardomedievali, nelle campagne come nelle città, dando un fondamentale contributo al rimodellamento dei paesaggi, degli assetti di proprietà, dei rapporti di produzione, alla riorganizzazione del credito, oltre che naturalmente alle politiche di sostegno delle situazioni di povertà. Le modalità di formazione e di gestione dei patrimoni di ospedali e confraternite, che furono enti assistenziali ma anche comunità di persone, non prescindevano dalle relazioni in atto tra i membri delle comunità stesse e gli altri soggetti della società che le ospitava, interlocutori facenti parte del mondo ecclesiastico, del mondo politico e del mondo economico (mondi che naturalmente prevedevano diversi momenti di intersezione). Queste relazioni interpersonali rispondevano a finalità di mutuo vantaggio, di buon governo ma anche di solidarietà e amicizia. L’amministrazione dei patrimoni ospedalieri e confraternali era dunque attenta a far quadrare i bilanci, ma non trascurava il valore, concreto anche se non immediatamente monetizzabile, della fraternità. L’analisi comparata di confraternite e ospedali italiani di metà Quattrocento, periodo in cui in diverse aree della penisola si procedette a una riforma degli ospedali che coinvolse anche i maggiori enti confraternali (nella qualità di amministratori dei primi), andrà a individuare alcune peculiarità della gestione di queste “imprese” assistenziali, frutto di una precisa etica economica, religiosa e civile al tempo stesso: ad esempio, la frequente partecipazione degli stessi membri delle fondazioni pie alla costituzione e poi gestione dei patrimoni sociali, elemento che stimolava pratiche di reciprocità; la presenza nei capitoli direttivi di mercanti, banchieri, grandi possessori fondiari, giurisperiti, ma anche di ufficiali pubblici e di delegati delle gerarchie ecclesiastiche, tutti professionisti esperti, capaci di trasmettere fondamentali conoscenze amministrative, imprenditoriali e culturali in senso lato, ma anche di imprimere specifiche direzioni alle politiche assistenziali di destinazione delle risorse; infine, la consapevolezza degli amministratori del tempo del valore reale, testimoniabile attraverso la sua puntuale registrazione documentaria (in libri di conto e deliberazioni capitolari ad esempio), rivestito non solo dagli aiuti materiali (ricoveri, affidi, elemosine, affitti agevolati, prestiti) ma anche da quelli immateriali (preghiere, liturgie sacre e profane, raccomandazioni, incentivi relazionali, rafforzamenti identitari) prestati a chi a diverso titolo interagiva con gli enti in questione.File | Dimensione | Formato | |
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