Nel ruolo di curatore della prima sezione della mostra "Senza pericolo! Costruzioni e Sicurezza" dal titolo "Architettura e welfare" dedicata alla casa come primo elemento di sicurezza Dario Costi ha svolto, attraverso lavoro d'archivio, un parallelo tra due avanguardie di sperimentazione della risposta al problema della casa in due fasi storiche ed in due nazioni diverse. Il lavoro riflette su come se la prima condizione di sicurezza è avere un tetto sotto cui rifugiarsi, la seconda, appena dopo e come suo compimento è che quel tetto sia parte di un insieme significante e integrato di altri tetti. Affrontare il tema del rapporto tra architettura e welfare ha significato, allora, evidenziare alcuni tentativi che siano riusciti o abbiano provato ad affiancare al soddisfacimento del diritto alla casa il raggiungimento, ancor più difficile, del diritto alla città. Di fronte all’espansione urbana indifferenziata ed impersonale sempre più diffusa a livello globale, la lezione della convivenza delle forme e delle attività della città europea rivive, nel passato recente, nell’Ivrea degli anni Cinquanta dove il pubblico della Stagione Ina Casa ed il privato della Company town italiana Olivetti si sovrappongono nel segno del lavoro di Marcello Nizzoli (1887 –1969) e, ad oggi, nell’Olanda contemporanea dove l’esperienza sul social housing di Dick van Gameren (1962) tra l’insegnamento a Delft, l’impegno nella rivista DASH ed il lavoro progettuale può essere assunta come espressione della visione strategica di un sistema basato esclusivamente su finanziamenti privati che diviene esempio per l’Europa (il social housing rappresenta il 32% del patrimonio immobiliare nazionale e gli obiettivi raggiunti sono dieci volte quelli dell’Italia con 155 alloggi ogni 1000 persone contro i nostri 15). L’esperienza olandese che egli interpreta rappresenta, così, una strada praticabile anche per l’Italia che può reinventare la stagione lontana in una impostazione all’opposto permanente, basata sulla suddivisione dei compiti tra pubblico e privato e sulla definizione di obiettivi comuni tra politiche e progetti per la casa e per città.
Ivrea 1950 / Amsterdam 2013. Politiche e progetti per la casa e la città / Costi, Dario. - STAMPA. - 1:(2013), pp. 46-65.
Ivrea 1950 / Amsterdam 2013. Politiche e progetti per la casa e la città
COSTI, Dario
2013-01-01
Abstract
Nel ruolo di curatore della prima sezione della mostra "Senza pericolo! Costruzioni e Sicurezza" dal titolo "Architettura e welfare" dedicata alla casa come primo elemento di sicurezza Dario Costi ha svolto, attraverso lavoro d'archivio, un parallelo tra due avanguardie di sperimentazione della risposta al problema della casa in due fasi storiche ed in due nazioni diverse. Il lavoro riflette su come se la prima condizione di sicurezza è avere un tetto sotto cui rifugiarsi, la seconda, appena dopo e come suo compimento è che quel tetto sia parte di un insieme significante e integrato di altri tetti. Affrontare il tema del rapporto tra architettura e welfare ha significato, allora, evidenziare alcuni tentativi che siano riusciti o abbiano provato ad affiancare al soddisfacimento del diritto alla casa il raggiungimento, ancor più difficile, del diritto alla città. Di fronte all’espansione urbana indifferenziata ed impersonale sempre più diffusa a livello globale, la lezione della convivenza delle forme e delle attività della città europea rivive, nel passato recente, nell’Ivrea degli anni Cinquanta dove il pubblico della Stagione Ina Casa ed il privato della Company town italiana Olivetti si sovrappongono nel segno del lavoro di Marcello Nizzoli (1887 –1969) e, ad oggi, nell’Olanda contemporanea dove l’esperienza sul social housing di Dick van Gameren (1962) tra l’insegnamento a Delft, l’impegno nella rivista DASH ed il lavoro progettuale può essere assunta come espressione della visione strategica di un sistema basato esclusivamente su finanziamenti privati che diviene esempio per l’Europa (il social housing rappresenta il 32% del patrimonio immobiliare nazionale e gli obiettivi raggiunti sono dieci volte quelli dell’Italia con 155 alloggi ogni 1000 persone contro i nostri 15). L’esperienza olandese che egli interpreta rappresenta, così, una strada praticabile anche per l’Italia che può reinventare la stagione lontana in una impostazione all’opposto permanente, basata sulla suddivisione dei compiti tra pubblico e privato e sulla definizione di obiettivi comuni tra politiche e progetti per la casa e per città.File | Dimensione | Formato | |
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