L’esperienza del mettere al mondo un essere umano è il frutto del contributo duale di un uomo e una donna. Ma in questa dualità le posizioni non sono paritarie e i percorsi del divenire genitori non sono simmetrici. Da un certo punto di vista l’umanità ha sempre fatto i conti, bene o male, con questa particolarità di una fondazione contemporaneamente duale, differente e asimmetrica. Nel percorso che conduce alla genitorialità le donne si devono innanzitutto confrontare con la capacità del loro corpo di procreare e/o accogliere e far crescere un essere vivente; una capacità che in positivo e in negativo in gran parte prescinde dalla propria stessa volontà. Diversamente gli uomini nel loro cammino verso la genitorialità devono in primo luogo confrontarsi con un processo misterioso al di là del proprio corpo e inizialmente anche al di là della propria vista. La diversità nella posizione della donna non si limita a tutto il percorso della gravidanza e della nascita, ma lo precede (in quanto potenzialità implicita), e lo prolunga attraverso l’esperienza dell’allattamento e di un legame preferenziale di attaccamento tra la madre e i figli. Di fronte a questa radicale diversità e asimmetria la posizione dell’uomo o del padre non è in fondo cambiata di molto. Il riconoscimento, e l’accettazione di questa “posizione speciale” della donna, e l’integrazione di quest’asimmetria nel proprio sentimento, nel proprio intelletto e nella propria capacità sociale di costruire legami famigliari e comunitari sono a tutt’oggi un terreno di fatiche, resistenze, dinieghi, conflitti per gli uomini. Tuttavia queste fatiche sono legate a filo doppio con la metabolizzazione di un’esperienza che rappresenta comunque un passaggio cruciale nella vita di un uomo.
Divenire padri, reinventando la paternità / Deriu, Marco. - STAMPA. - (2012), pp. 139-161.
Divenire padri, reinventando la paternità
DERIU, Marco
2012-01-01
Abstract
L’esperienza del mettere al mondo un essere umano è il frutto del contributo duale di un uomo e una donna. Ma in questa dualità le posizioni non sono paritarie e i percorsi del divenire genitori non sono simmetrici. Da un certo punto di vista l’umanità ha sempre fatto i conti, bene o male, con questa particolarità di una fondazione contemporaneamente duale, differente e asimmetrica. Nel percorso che conduce alla genitorialità le donne si devono innanzitutto confrontare con la capacità del loro corpo di procreare e/o accogliere e far crescere un essere vivente; una capacità che in positivo e in negativo in gran parte prescinde dalla propria stessa volontà. Diversamente gli uomini nel loro cammino verso la genitorialità devono in primo luogo confrontarsi con un processo misterioso al di là del proprio corpo e inizialmente anche al di là della propria vista. La diversità nella posizione della donna non si limita a tutto il percorso della gravidanza e della nascita, ma lo precede (in quanto potenzialità implicita), e lo prolunga attraverso l’esperienza dell’allattamento e di un legame preferenziale di attaccamento tra la madre e i figli. Di fronte a questa radicale diversità e asimmetria la posizione dell’uomo o del padre non è in fondo cambiata di molto. Il riconoscimento, e l’accettazione di questa “posizione speciale” della donna, e l’integrazione di quest’asimmetria nel proprio sentimento, nel proprio intelletto e nella propria capacità sociale di costruire legami famigliari e comunitari sono a tutt’oggi un terreno di fatiche, resistenze, dinieghi, conflitti per gli uomini. Tuttavia queste fatiche sono legate a filo doppio con la metabolizzazione di un’esperienza che rappresenta comunque un passaggio cruciale nella vita di un uomo.File | Dimensione | Formato | |
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