Scenario di un’importante esperienza riformatrice ispirata all’illuminismo francese negli anni Cinquanta e Sessanta del XVIII sec., i ducati di Parma e Piacenza furono conquistati dalle armate francesi nel 1796 e per oltre un decennio mantenuti da Napoleone come stati autonomi quale possibile merce di scambio diplomatico. Soltanto nel 1808 divennero parte dell’impero con il nome di Dipartimento del Taro. Con un’eccezionale trasgressione al principio di legittimità dinastica, il congresso di Vienna non li restituì però ai discendenti dei Borbone-Parma (provvisoriamente sistemati nel ducato di Lucca), ma li affidò vita natural durante all’ex imperatrice Maria Luigia d’Austria (1792-1847). Tale anomalia politica nell’Europa “restaurata” sembra aver favorito una notevole continuità dell’esperienza architettonica e urbanistica nei ducati, dove la presenza della consorte di Napoleone impedì che fossero rinnegati programmi, strumenti normativi e funzionari del regime sconfitto. Tale continuità appare non soltanto sul piano giuridico e amministrativo, ma anche su quello dei progetti e dei cantieri per opere pubbliche, delle scelte formali, dei modelli formativi, dei quadri tecnici e professionali. In particolare l’egemonia culturale e professionale dell’Accademia di belle arti, fondata a metà Settecento da E.A. Petitot sul modello francese, e la normativa in materia d’ornato sembrano spiegare a longue durée del neoclassicismo nella capitale, almeno fino alla metà dell’Ottocento.
Una continuità esemplare : opere pubbliche, linguaggio e protagonisti a Parma tra Ancien régime e Restaurazione / Mambriani, Carlo. - (2012), pp. 169-182.
Una continuità esemplare : opere pubbliche, linguaggio e protagonisti a Parma tra Ancien régime e Restaurazione
MAMBRIANI, Carlo
2012-01-01
Abstract
Scenario di un’importante esperienza riformatrice ispirata all’illuminismo francese negli anni Cinquanta e Sessanta del XVIII sec., i ducati di Parma e Piacenza furono conquistati dalle armate francesi nel 1796 e per oltre un decennio mantenuti da Napoleone come stati autonomi quale possibile merce di scambio diplomatico. Soltanto nel 1808 divennero parte dell’impero con il nome di Dipartimento del Taro. Con un’eccezionale trasgressione al principio di legittimità dinastica, il congresso di Vienna non li restituì però ai discendenti dei Borbone-Parma (provvisoriamente sistemati nel ducato di Lucca), ma li affidò vita natural durante all’ex imperatrice Maria Luigia d’Austria (1792-1847). Tale anomalia politica nell’Europa “restaurata” sembra aver favorito una notevole continuità dell’esperienza architettonica e urbanistica nei ducati, dove la presenza della consorte di Napoleone impedì che fossero rinnegati programmi, strumenti normativi e funzionari del regime sconfitto. Tale continuità appare non soltanto sul piano giuridico e amministrativo, ma anche su quello dei progetti e dei cantieri per opere pubbliche, delle scelte formali, dei modelli formativi, dei quadri tecnici e professionali. In particolare l’egemonia culturale e professionale dell’Accademia di belle arti, fondata a metà Settecento da E.A. Petitot sul modello francese, e la normativa in materia d’ornato sembrano spiegare a longue durée del neoclassicismo nella capitale, almeno fino alla metà dell’Ottocento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.