Cronache dal passato futuro. «All’inizio del secondo millennio ogni luogo sembrava essersi fatto imbuto del mondo. La popolazione del pianeta pareva colpita da un’epidemia di mobilità. Le strade di ogni nazione pullulavano di lingue, divinità, gesti, venuti da lontano. Il presente ubiquo, di tutti i luoghi, era divenuto esotico. La modernità era in affanno ad affrontare le conseguenze del suo ormai plurisecolare disseminarsi attraverso i confini del mondo. Stava diventando vittima di se stessa. Il danaro, trasformato in numeri, semplici cifre costantemente in viaggio sulle autostrade informatiche, dominava lo spazio. La quotidianità era succube della sua velocità di spostamento, della sua capacità di eludere ogni senso del luogo. La casa del danaro era divenuta il mercato, ribattezzatoglobale. Le città, dimora degli uomini, erano invece denominate e proclamate multiculturali. Ma l’universalismo moderno non era pronto a queste trasformazioni. Per mettersi al passo coi tempi, avrebbe dovuto rileggere il proprio passato, tornare indietro sino alle sue origini. Bisognava andare oltre le sue reificazioni nazionaliste, le secolarizzazioni interrotte, gli altisonanti dualismi tra ragione e fede, tra fatti e valori, che avevano accompagnato la sua ascesa. Il collassare dello spazio planetario su se stesso, il suo riversarsi in ogni luogo, richiedevano un ripensamento integrale del cantiere delle forme partorite sino ad allora dal cammino dell’esperienza moderna. L’universalismo degli albori andava ripreso, riletto e rilanciato verso il futuro. Il lavoro doveva cominciare dalle scansioni del quotidiano. Qualcuno parlava a questo proposito di sfida interculturale e persino di una laicità interculturale, intendendo la necessità e il progetto di creare un linguaggio inclusivo, cosmopolitico, capace di rendere giustizia all’acquisita ubiquità del mondo rispetto a se stesso…». Nel mutamento, per molti, si annida il pericolo. Ma l’unico modo per non essere travolti dalla velocità delle trasformazioni è sintonizzarsi sul loro ritmo. Molto dell’oggi verràrapidamente travolto, trasmutato, insieme a convinzioni, confini, abitudini, saperi. Non per questol’ieri svanirà. La cultura è una forma di energia rinnovabile. Questo libro è un semplice invito a contribuire alla scrittura delle cronache dal passato futuro sopra ironicamente abbozzate… Una proposta lanciata come una navicella nello spazio possibile del domani. Un modesto segnavia. I suoi destinatari sono i professionisti e gli operatori del diritto, gli studenti di ogni disciplina, la gente comune che vive il quotidiano e molti altri… persino gli accademici, resi spesso dal loro troppo sapere, o dalla convinzione di possederlo, ieratici profeti del passato.Promuovere la conoscenza e la ricerca lungo i sentieri dell’intercultura è il suo obiettivo. Uno sterminato campo d’indagini si schiude di fronte a chi abbia intenzione di scorgerlo, senza paura. Perché forse è vero, il mondo di ieri è in pericolo. Ma «dove c’è pericolo cresce anche ciò che ci salva» (Hölderlin).

Pantheon. Agenda della laicità interculturale / Ricca, Mario. - (2012), pp. 1-467.

Pantheon. Agenda della laicità interculturale

RICCA, Mario
2012-01-01

Abstract

Cronache dal passato futuro. «All’inizio del secondo millennio ogni luogo sembrava essersi fatto imbuto del mondo. La popolazione del pianeta pareva colpita da un’epidemia di mobilità. Le strade di ogni nazione pullulavano di lingue, divinità, gesti, venuti da lontano. Il presente ubiquo, di tutti i luoghi, era divenuto esotico. La modernità era in affanno ad affrontare le conseguenze del suo ormai plurisecolare disseminarsi attraverso i confini del mondo. Stava diventando vittima di se stessa. Il danaro, trasformato in numeri, semplici cifre costantemente in viaggio sulle autostrade informatiche, dominava lo spazio. La quotidianità era succube della sua velocità di spostamento, della sua capacità di eludere ogni senso del luogo. La casa del danaro era divenuta il mercato, ribattezzatoglobale. Le città, dimora degli uomini, erano invece denominate e proclamate multiculturali. Ma l’universalismo moderno non era pronto a queste trasformazioni. Per mettersi al passo coi tempi, avrebbe dovuto rileggere il proprio passato, tornare indietro sino alle sue origini. Bisognava andare oltre le sue reificazioni nazionaliste, le secolarizzazioni interrotte, gli altisonanti dualismi tra ragione e fede, tra fatti e valori, che avevano accompagnato la sua ascesa. Il collassare dello spazio planetario su se stesso, il suo riversarsi in ogni luogo, richiedevano un ripensamento integrale del cantiere delle forme partorite sino ad allora dal cammino dell’esperienza moderna. L’universalismo degli albori andava ripreso, riletto e rilanciato verso il futuro. Il lavoro doveva cominciare dalle scansioni del quotidiano. Qualcuno parlava a questo proposito di sfida interculturale e persino di una laicità interculturale, intendendo la necessità e il progetto di creare un linguaggio inclusivo, cosmopolitico, capace di rendere giustizia all’acquisita ubiquità del mondo rispetto a se stesso…». Nel mutamento, per molti, si annida il pericolo. Ma l’unico modo per non essere travolti dalla velocità delle trasformazioni è sintonizzarsi sul loro ritmo. Molto dell’oggi verràrapidamente travolto, trasmutato, insieme a convinzioni, confini, abitudini, saperi. Non per questol’ieri svanirà. La cultura è una forma di energia rinnovabile. Questo libro è un semplice invito a contribuire alla scrittura delle cronache dal passato futuro sopra ironicamente abbozzate… Una proposta lanciata come una navicella nello spazio possibile del domani. Un modesto segnavia. I suoi destinatari sono i professionisti e gli operatori del diritto, gli studenti di ogni disciplina, la gente comune che vive il quotidiano e molti altri… persino gli accademici, resi spesso dal loro troppo sapere, o dalla convinzione di possederlo, ieratici profeti del passato.Promuovere la conoscenza e la ricerca lungo i sentieri dell’intercultura è il suo obiettivo. Uno sterminato campo d’indagini si schiude di fronte a chi abbia intenzione di scorgerlo, senza paura. Perché forse è vero, il mondo di ieri è in pericolo. Ma «dove c’è pericolo cresce anche ciò che ci salva» (Hölderlin).
2012
9788897373162
Pantheon. Agenda della laicità interculturale / Ricca, Mario. - (2012), pp. 1-467.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11381/2429837
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